Jim Jarmush (foto di Fulvia Farassino). NONSIPUÒFUGGIRE'· SE·NONSICAMBIA INCONTRO C NJIMJARMUSH a cura di Maria Nadotti .,, .t Non è stato semplicissimo mettersi in contatto con Jim Jarmush. Il suo numero telefonico è sulla guida del telefono, apparentemente disponibile. In realtà Jim in casa non c'è mai o forse si nasconde, come tutti a New York, dietro una scrupolosa segreteria telefonica che·dice: spiacente, ma in questo momento non sono disponibile, lasciatemi un messaggio. Voceferma e pastosa, adulta e pacata, nella sua gentilissima formula di diniego. Finalmente incontro al telefono SaraDriver, moglie di Jarmush e film-maker indipendente. La conosco, per il suo bel film You are not I, da prima di Jim. Le dico dell'intervista per "Linea d'ombra". Mi risponde che Jim ha deciso di non rilasciarnepiù fino al prossimo film, che in quest'ultimo anno ne ha avute a decine. Le lascio comunque il mio numero e il giorno dopo trovo a mia volta sulla segreteria un messaggio di Jarmush: "ho deciso di non rilasciarepiù interviste, ma all'Italia tengo troppo". Passano almeno sei giorni prima che riusciamo a riagganciarci.Mediatrici, come al solito, le macchinette telefoniche, alienanti loro e alienati noi almeno quanto i personaggi di Strangers than Paradise. Finalmente trovo un messaggio ultimativo: "o domani o niente, perché poi vado a ritirarmi a Long /stand per scrivere". Il giorno dopo a mezzogiorno sono a casa sua, 24 Prince St., nel cuore di Little Italy. L 'atmosfera però, negli interni, è molto più da East Village o da Lower East Side. Molta precarietà e un disprezzo totale dellaforma, intesa nel senso europeo di ricercatezza, eleganza, comfort. Sembra di esser dentro un film di Jarmush, pizze cinematografiche dappertutto e per sedersi ottimi sedili da automobile ... fuori quadro. Jim è alto, sottile, ha un viso giovanissimo e i capelli completamente grigi. Ha una faccia strana e attraente, esotica e assaipoco americana. E cosi il suo modo di parlare, pacato, senza manierismi, del tutto fuori standard. Mi dice subito che è spiacente, ma che è subissato di cose da fare e che l'intervista non può essere troppo lunga. Ali right, gli rispondo, pensando al piacere di poter concentrare tutte le mie curiosità in un arco di tempo definito, mentre quasi sempre gli intervistati amano sbrodolarti addosso ore di cose inutili o accessorie, che tu poi devi sbobinare, selezionare, tagliare, montare, scrivere. Qui saremo all'essenziale, uno spazio delimitato riempito di quelle poche cose che servono davvero, un po' di vuoto e molta libertà, per chi chiede e per chi leggerà, di tirare leproprie conclusioni. Di nuovo mi sembra che Jarmush abbia adottato lo stesso stile e lo stesso procedimento usati in Strangers than Paradise. Vediamo cosa succede. Strangers than Paradise èfinito da quasi due anni. Che progetti hai per i prossimi mesi? Sto lavorando alle sceneggiature di due film, entrambe piccole produzioni a basso costo, da girarsi una in settembre/ottobre e l'altra in gennaio/febbraio, a New York e vicinanze. La prima è una storia d'amore. La seconda ruota attorno al rapporto tra due personaggi maschili. Ma non ne voglio p'arlare. Sono sug,erstizioso e penso che prima di parlare di qualcosa sia meglio averla in mano. Parto domani per Long lsland, dove starò in ritiro per qualche settimana per riuscire a concentrarmi e a finire di scrivere. Però hai già due storie? Ho i personaggi, un'atmosfera, una traccia di storia e una collezione di dettagli. Non ho altro. Non comincio dalla storia, ma ctà( personaggi e dai dettagli che mi sembrano appropriati all'umore e all'atmosfera. I personaggi fanno uscire la storia attraverso i dettagli, non il contrario. Molti autori cominciano dalla storia e poi la riempiono. Io faccio il contrario. Anche per questo non posso sintetizzarti una storia, perché in realtà non ce l'ho ancora. Saranno comunque film narrativi? Sì. Li girerai da indipendente? Il primo sarà prodotto da Otto Grokenberger e forse anche il secondo. Saran-
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