60 STORIE/PIERSANTI "Ci risiamo. Se non domani quando?" "Dopodomani dirò tutto. Facciamo così". "Facciamo come vuoi tu, Angelo" Non avrei dovuto arrendermi, ma il sonno pesava quintali sulle mie spalle. Denunciarlo ai carabinieri non potevo. Un tarlo che mi rodeva dentro da giorni si era ormai placato: non credevo più possibile che Angelo avesse ucciso sua moglie. L'avevo pensato, e escluso mille volte, fin dalla prima notte. ("Avete litigato di nuovo?" aveva chiesto Alessandra la prima sera). Ne parlo soltanto ora per dire che quel sospetto si sgretolò assieme alla figura disastrata del mio amico. Me ne andai a letto accompagnato dai primi canti d'uccello, ma ero troppo stanco per riuscire a dormire. Mi sentivo teso, nervoso, la luce del sole filtrata nella stanza aumentava la mia inquietudine, avevo cattive premonizioni, i rumori lontani (forse dalla cucina) mi facevano trasalire. Dormii poco e male, ed ebbi fastidi muscolari al collo e alla schiena per diversi giorni. Da giornata successiva (che per me cominciò alle dieci) passò all'insegna del malessere fisico e generale, un po' per tutti, non soltanto per me. Giovani e anziani, anche a causa del tempo d'improvviso grigio e opprimente, eravamo tutti poco socievoli. Forse contribuì la tensione che emanava da Angelo e che tutti dovevano percepire. Lui diceva appena "si", "no" e tornava a guardare il colore monotono delle montagne. Nel pomeriggio non si allontanò mai dalla finestra: sfogliava una rivista, sempre la stessa, e ogni tanto fischiettava. Noi quattro giocammo a carte e ascoltammo musica; la mia consueta chiacchierata col capo della famiglia si ridusse a poche osservazioni sulle sale da concerto che frequentava dalla prima giovinezza. Il cielo grigio piano piano divenne · nero, e si accesero le luci artificiali. Fu una giornata pesante, ognuno desiderava starsene da solo. La sera, infatti, ci ritirammo tutti prima del solito. Dormii bene e a I ungo. Il sole era già alto, al mio risveglio. Angelo non aveva aspettato che scendessi per informare tutta la famiglia. Stavo annodandomi la cravatta quando sentii il primo pianto sommesso. La famiglia di Monica non ebbe i miei dubbi. Non mi sembrò delicato raggiungerli subito, così restai in camera e feci la prima colazione con dei cioccolatini che riempivano un piatto di ceramica. Vidi dalla finestra quel che c'era da vedere. r due vecchi, con gli occhi pieni di lacrime, camminavano verso l'abete. Giunti sotto l'ombra dell'albero l'uomo si chinò e strinse in mano la terra ancora smossa. La donna adagiò a terra un mazzo di fiori, forse destinato a decorare la nostra tavola, e nascose il viso tra le mani. Dietro di lei Alessandra, in pantaloni e camicia: impassibile. Io, che quella povera cosa sotto terra non l'avevo mai vista vivere, soffrivo per mio conto. Chi sarà stata mai, quella sconosciuta che aveva tanto potere su di loro? Non avevo mai percepito un vuoto in modo così esatto. ., .t Angelo era seduto sull'erba bagnata, a pochi passi dall'ingresso principale. Forse era più consapevole degli altri che non serviva a nulla avvicinarsi all'abete. Ripartii quella sera stessa per Torino, senza aver potuto salutare il mio amico, da ore sotto l'effetto di un sedativo iniettatogli dal medico. Alessandra lo spiava apprensiva attraverso una fessura dell'uscio; andava di continuo a guardarlo. Diceva che dovevamo perdonargli. La casa si andava affollando. Carabinieri -molto cortesi, il magistrato, i primi parenti, gli amici ... Fuori, la fossa era ancora scoperta: restavano sull'erba le due valigie, chissà perchè nessuno le riportava in casa. L'autolettiga era ripartita nel primo pomeriggio, senza fretta. Guida editori 80135 Napoli - \ia Vcntaglicri 83 - Tcl. (081) 341843 Novità Poesia Antonio Spagnuolo CANDIDA Introduzione di Mario Pomilio PP- 65 Lire 6.000 Utopisti Charles Brockden-Brown ALCUIN O IL PARADISO DELLE DONNE A cura di Rosella Mamoli Zorzi pp. 104 Lire 10.000 Folco Portinari RELAZIONI DI VIAGGIO Introduzione di Giorgio Barberi Squarotti pp. 42 Lire 5.000 \
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