~ questo punto ci fu uno scambio di lettere tra Boris e W la bionda. Le lettere furono due. La prima, con il timbro postale del trenta ottobre, era da parte di lui: Mia cara, ho il danaro per i biglietti per il Canada. Ti aspetto sempre tuo Boris. La seconda, con la data del primo novembre, era da parte di lei: Carissimo Gobbetto, in un'altra vita forse verrei, in questa perdona MarieJeanne. rnon c'erano più pecore da far mangiare. I cavalli ~se n'erano andati dall'orto coperto di neve. Quando era arrivato il camion per prenderli, c'era mezza balla di fieno che giaceva sulla neve e Boris l'aveva gettata sul camion dietro i cavalli. Solo su un dettaglio Mare aveva avuto ragione quando aveva detto che Boris era morto come una delle sue bestie. Il non dover dare da mangiare ai suoi animali gli aveva dato l'idea di non mangiare più. Mise una bottoglia di champagne nel mastello ghiacciato in cortile, pronta per essere servita fredda. L'acqua staccò l'etichetta e dopo una settimana galleggiava in superficie. Quando la polizia aprì la credenza della cucina, trovò un grosso barattolo di ciliege in acquavite con un nastro intorno, e una scatola di cioccolatini After Eight aperta ma intatta. Più strano di tutto, sul pavimento della cucina sotto le finestre senza tende, trovarono una scatola di cartone da pasticceria con i bordi dorati, e dentro c'erano confetti rosa come sono a volta distribuiti a ospiti e amici dopo un battesimo. Sul pavimento c'erano anche delle coperte, merda di cane e giornali bagnati. Ma i cani non avevano toccato i confetti. In casa durante il periodo lunghissimo dell'attesa non prestò più ascolto ai suoni che venivano dall'esterno. Il suo udito era buono com'è il mio adesso che registra il rumore della penna sulla carta, un rumore che somiglia a quello di un topo che di notte mangia con impegno ciò che il suo piccolo muso appuntito ha raccolto tra le zampe. Il suo udito era buono, ma la sua indifferenza tale che il canto del gallo del vicino, il rumore di un'auto che viene su per la strada da cui si guarda in casa attraverso il camino, le grida dei bambini, il rumore di una sega a catena che taglia nella foresta al di là del fiume, il clacson del furgone del postino - tutti questi suoni divenivano insignificanti, non contenendo alcun messaggio, più vuoti, molto più vuoti del silenzio. Anche se era in attesa, anche se non gli sfuggì nemmeno per un momento, sia sveglio che addormentato, l'immagine di ciò che stava aspettando - i seni tra i quali il suo viso si inseriva perfettamente - non sapeva più da dove sarebbe arrivata. Non c'era sentiero lungo il quale potesse guardare. Il suo cuore era ancora sotto le costole a sinistra, spezzava ancora il pane per i cani con la destra mentre teneva la pagnotta con la sinistra, il sole nel tardo pomeriggio andava ancora STORIE/BERGER giù dietro la stessa montagna, ma non c'era più alcuna direzione. I cani sapevano che ormai lui era perduto. Ecco perché dormiva sul pavimento, perché non si cambiò mai gli abiti, perché smise di parlare ai cani, e li tirava solo a sé o li spingeva via con il pugno. Nel fienile quando si arrampicò su una scala si dimenticò della fune, e guardando giù verso il fieno vide cavalle che figliavano. Eppure, considerando la fame, aveva pochissime allucinazioni. Quando si tolse gli stivali per camminare nella neve, sapeva cosa stava facendo. Un giorno assolato verso la fine di dicembre camminò a piedi nudi attraverso la neve dell'orto in direzione del torrente che segna il confine del villaggio. Fu lì che per la prima volta vide gli alberi senza neve. Gli alberi formano una macchia che io potrei vedere adesso dalla finestra, se non fosse notte. È grosso modo triangolare, con un tiglio al vertice. C'è anche una grande quercia. Gli altri alberi sono frassini, faggi e sicomori. Da dove stava Boris, il sicomoro era a sinistra. Nonost~nt~ la luce del pomeriggio di dicembre, l'interno della macchia appariva scuro e impenetrabile. Il fatto che nessuno degli alberi fosse coperto di neve, gli appariva inverosimile ma bene accetto. Rimase a sorvegliare gli alberi come avrebbe potuto sorvegliare le pecore. Era lì che avrebbe trovato ciò che aspettava. E la scoperta del luogo d'arrivo era di per sé una promessa che la sua attesa sarebbe stata ricompensata. Ritornò lentamente verso casa ma la macchia era ancora davanti ai suoi occhi. Cadde la notte ma poteva vedere ancora gli alberi. Nel sonno si avvicinò a loro. Il giorno dopo camminò ancora attraverso l'orto verso il torrente. E, a braccia incrociate sul petto, studiò la macchia. C'era una radura. Era meno scuro tra gli alberi. In quella radura sarebbe apparsa lei. Lei non aveva più nome - come la bottiglia di champagne conservata per il suo arrivo aveva perso l'etichetta. Aveva dimenticato il nome ma la sua passione aveva preservato ogni altra cosa di lei. Durante gli ultimi giorni dell'anno, la radura nella macchia si allargò sempre più. C'era spazio e luce intorno a ogni albero. Più il suo corpo soffriva, più certo era che il momento dell'arrivo si stava avvicinando. Il due gennaio di sera entrò nella radura. Durante la notte del due, i vicini di Boris sentirono i tre cani ululare. Il mattino dopo, sul presto, forzarono la porta della cucina che era chiusa dall'interno. Attraverso la finestra videro il corpo di Boris sul pavimento, la testa riversa all'indietro, la bocca aperta. Nessuno osò entrare dalla finestra per timore dei cani, che lamentavano selvaggiamente la vita che era finita. (traduzione di Luisa Palermo) Copyright John Berger 1984. 55
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