Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

chiedeva: che ci faccio io qui, perdio? E la mattina seguente, quando faceva giorno, poteva trovare le tracce dei guasti di cui, per fortuna, era stato del tutto ignaro la notte precedente: buche nel terreno, erba bruciata, alberi fumanti, bestie morte. Alla fine del mese di agosto ci fu un temporale del genere. Una parte delle pecore di Boris stava pascolando proprio sotto la rupe di Sant' Antonio, sulle lontane pendici che fronteggiano l'est. Quando le pecore sono spaventate si arrampicano sperando che il cielo le salvi; e così le pecore di Boris si arrampicarono fino ai pendii sassosi presso la rupe, e lì si strinsero insieme sotto la pioggia. Sessanta pecore, e ciascuna poggiava la testa inzuppata sulla groppa o sul dorso untuoso della vicina anch'essa inzuppata. Quando il lampo illuminava la montagna - e ogni cosa appariva così chiara e così vicina che l'istante sembrava eterno - i sessanta animali sembravano un unico gigantesco cappotto di pelli di pecora. C'erano persino due maniche, ciascuna formata da una mezza dozzina di pecore, racchiuse dentro due stretti corridoi di erba tra le rocce. Da questo gigantesco cappotto, a ogni lampo, sbirciavano impauriti un centinaio o più d'occhi lucenti come lignite. Avevano ragione a essere impaurite. Il culmine del temporale si stava avvicinando. Il successivo lampo colpì il cuore del cappotto e l'intero gregge fu ucciso. La maggior parte di loro ebbe la mascella e le zampe anteriori spaccate dalla scarica elettrica, che le aveva colpite sulla testa e si era scaricata a terra attraverso le sottili zampe ossute. Nello spazio di una notte Boris perse tre milioni di franchi. Fui io, trantasei ore più tardi, che per primo notai i corvi che volteggiavano nel cielo. C'era qualcosa di morto, lì, ma non sapevo cosa. Qualcuno lo disse a Boris e il giorno dopo andò alla rupe di Sant' Antonio. Lì trovò il gigantesco cappotto di pelli di pecora abbandonato, freddo, coperto di mosche. Le carcasse erano troppo lontane dalla strada. L'unica cosa che poté fare fu bruciarle dove erano. Andò a prendere il petrolio e la nafta e preparò il rogo, trascinando le carcasse nelle due maniche e gettandole una sull'altra. Accese il fuoco con un vecchio copertone. Un denso fumo si alzò al di sopra del picco e con esso l'odore della carne di animale bruciato. Ci vuole molto poco a trasformare una montagna in un angolo dell'inferno. Di tanto in tanto Boris si consolava pensando alla bionda. Più tardi avrebbe riso con lei. Più tardi, il viso premuto contro di lei, avrebbe dimenticato l'umiliazione di quella scena. Ma più che queste promesse che faceva a se stesso, era il semplice fatto dell'esistenza di lei a dargli coraggio. Ormai tutti nel villaggio sapevano quanto era accaduto alle pecore di Boris. Nessuno incolpava Boris - come avrebbero potuto? Eppure c'era chi insinuava che un uomo non può perdere tanti animali in una volta sola a meno, in qualche modo, di non meritarselo. Boris trascurava il bestiame. Boris non pagava i debiti. Boris se la faceva con una donna sposata. La Provvidenza gli stava dando un avvertimento. STORIE/BERGER S-:, icono che Boris sta bruciando le pecore, disse la a..il bionda, si vede il fumo sulla montagna. Perché non andiamo a vedere? suggerì Gérard. Lei tirò fuori la scusa di un mal di testa. Andiamo, disse lui, è sabato pomeriggio e l'aria di montagna ti libererà la testa. Non ho mai visto un uomo che brucia sessanta pecore. Non voglio andare. Cosa c'è che non va? Sono preoccupata. Pensi che potrebbe cambiare idea sulla casa, ora? Sarà certamente a corto di denaro. Non è un gregge di pecore che gli farà cambiare idea sulla casa. Non fare i conti troppo presto. Solo una cosa potrebbe fargli rimangiare la parola riguardo alla casa. Se tu smettessi di vederlo? Non esattamente. Che cosa allora? Niente. Ha nominato la casa, recentemente? Sai come la chiama? la chiama la casa della Madre. Perché? Lei alzò le spalle. Andiamo, disse Gérard. Gérard e sua moglie andarono con l'auto sulla montagna fin dove giungeva la strada. Da lì, chiusa l'automobile, continuarono a piedi. Improvvisamente lei gridò, un gallo cedrone si era alzato in volo sotto i suoi piedi. Sembrava un bambino! esclamò. Devi aver bevuto troppo. Come può volare un bambino? È quello che ho pensato, ti sto dicendo. Vedi il fumo? chiese Gérard. Che cos'è questo sibilo? Le pecore che arrostiscono, disse Gérard. Non essere ridicolo. Le cavallette. Senti odore di qualcosa? No. Non mi piacerebbe stare quassù durante una tempesta, disse. Neanche lui stava qui spesso. Sei molto bravo a parlare, non hai mai alzato una vanga in vita tua, disse lei. È perché non sono stupido. No. Nessuno potrebbe dirlo. Lui sì che è stupido, Boris è stupido, stupido, stupido! E tava ravvivando il fuoco con il carburante; le fiamme blu inseguivano quelle gialle più deboli. Alzò una pecora per le zampe e la fece oscillare avanti e indietro, prima di lanciarla in aria così che arrivasse in cima al rogo, dove solo per pochi minuti era riconoscibile come animale. Le 51

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==