Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

50 STORIE/BERGER ·champagne e fecero un cenno in direzione di Boris, ognuno di loro brindava alla bionda e ognuno si immaginava al posto di Boris, qualcuno con invidia, e tutti con quella strana nostalgia che si sente per ciò che non si vivrà mai. Accanto a Mare stava Jean che prima era stato un camionista di lunghi viaggi. Adesso allevava conigli con la moglie e aveva settant'anni. Jean era nel bel mezzo di una storia. Guy era ubriaco fracido, stava dicendo Jean; crollò sul pavimento come morto. Jean fece una pausa e guardò le facce intorno per enfatizzare la situazione. Che dovevamo fare? Fu allora che Patrick ebbe la sua idea brillante. Portatelo a casa mia, disse Patrick. Misero Guy nell'auto e lo portarono a casa di Patrick. Portatelo qui dentro, stendetelo sul banco di lavoro, disse Patrick. Ora sfilategli i pantaloni. La bionda cominciò a ridere. Non gli farai del male? Sfilategli i pantaloni, vi dico. Ora i calzini. Eccolo lì sul banco di lavoro nudo come lo saremo tutti quando inizierà la Grande Vacanza. E adesso? Ha una gamba rotta, annunciò Patrick. Non dire sciocchezze. Gli faremo credere che si è rotto la gamba, spiegò Patrick. Perché dovrebbe crederlo? Aspettate e vedrete. Patrick mescolò del gesso nella vasca e, con la professionalità che ci si aspettava da lui, ingessò la gamba di Guy dall'anca fino a metà coscia. Jean si fermò per guardare i suoi ascoltatori. In auto, sulla via del ritorno, Guy ritornò in sé. Non ti preoccupare, amico, disse Patrick, ti sei rotta la gamba, ma non è grave, ti abbiamo portato all'ospedale e te l'hanno ingessata e hanno detto che potresti esserne fuori in una settimana, non è una brutta frattura. Guy si guardò la gamba e lacrime cominciarono a scorrergli lungo le guance. Sono proprio uno stronzo! continuò a ripetere. Che stronzo che sono! La bionda scoppiò a ridere, la testa gettata all'indietro, il petto in fuori, il vestito a pois rossi che le tirava sul seno. E dopo che è accaduto? chiese, ancora a bocca aperta. È stato una settimana a casa a guardare la tivù, con la gamba sollevata su una sedia! Boris le mise il dorso della mano contro la gola - per timore che il palmo fosse troppo calloso - e lì poteva sentire la risata che inziava tra i fianchi, sgorgando su nella bocca. Sistematicamente muoveva il dorso dell'enorme mano su e giù lungo la gola della bionda. Jean, il camionista che allevava conigli, osservava questo movimento, affascinato, come se fosse più improbabile della storia che aveva appena raccontato. Non potevo crederci, raccontò più tardi quella sera agli habitués della Lira Repubblicana: c'era Boris proprio là, quel testone di Boris che carezzava la bionda che sembrava uno scoiattolo seduto, e le dava da mangiare le noccioline da una scodella. E cosa pensi che fa quando arriva suo marito? Si alza, gli stende la mano e annuncia: Cosa vuoi bere, vin0 bianco con cassis? La porto al ballo stasera, dice Boris. Non saremo di ritorno fino al mattino. Il ballo era al villaggio vicino. Per tutta la notte sembrò a Boris che la terra si stesse muovendo per conto suo. Una sola volta interruppe la danza per bere. Lui birra, e lei limonata. Ti darò la casa della Madre, disse. Perché la chiami così? Mia madre la ereditò da mio padre. E se un giorno vorrai venderla? Come posso venderla se l'ho data a te? Gérard non ci crederà mai. Al figlio nostro? No. Alla casa, non acconsentirà a entrarvici, a meno che non sia sicuro. Lascia Gérard! Vieni a vivere con me. No, Gobbetto, non sono fatta per preparare il pastone per le galline. Una volta ancora, come risposta, Boris spinse la testa massiccia contro il petto di lei. Il suo viso si inseriva perfettamente nel petto di lei, come un fucile nella sua custodia foderata di velluto. Per quanto tempo tenne il viso sprofondato tra i seni? Quando lo sollevò disse: ti darò la casa formalmente, andrò dal notaio, sarà tua, tua non di lui, e poi andrà a nostro figlio. Vuoi ballare ancora? Sì, Gobbetto. Ballarono finché il vestito bianco a pois rossi non fu macchiato dal sudore di tutti e due, finché non ci fu più musica, finché i capelli biondi di lei non odorarono delle sue vacche. Anni più tardi, la gente si chiedeva: com'era possibile che Boris, che non aveva mai dato via niente nella sua vita, Boris, che avrebbe ingannato anche sua nonna, Boris, che non aveva mantenuto mai la sua parola, com'era possibile che avesse dato la casa alla bionda? E la risposta, che era un'ammissione del mistero, era sempre la stessa: una passione è una passione. Le donne non si facevano la stessa domanda. Per loro era ovvio che, al momento e nelle circostanze giuste, ogni uomo potesse venire raggirato. Non c'era nessun mistero. E fu forse per questa ragione che le donne provarono un po' più di pietà per Boris che non gli uomini. Quanto a Boris, non si chiese mai: perché le ho dato la casa? Non rimpianse mai questa decisione, benché - e qui tutti hanno ragione - fosse diversa da qualsiasi altra avesse mai preso. Non rimpianse niente. I rimpianti costringono a rivivere il passato e, fino alla fine, egli rimase in attesa. D fiori che crescevano sulle montagne avevano colori più luminosi, più intensi degli stessi fiori che crescevano in pianura; un principio simile valeva anche per i temporali. Il lampo in montagna non serpeggiava soltanto, danzava in cerchio; il tuono non faceva solo uno scoppio, echeggiava. E qualche volta gli echi continuavano ancora quando un altro tuono arrivava, così che il fragore era continuo. Tutto ciò era dovuto ai depositi di metallo nelle rocce. Durante un temporale, anche il pastore più coraggioso si

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