Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

48 STORIE/BERGER cidate e la neve tra gli alberi di pino era bianca come un abito da sposa, e disse: È l'unico dei suoi regali di cui farei volentieri a meno. A me i cavalli piacciono, disse lei. Cavalli! fece una specie di nitrito. Il tuo problema è che i cavalli ti spaventano! Cavalli! L'unica cosa che si può dire su un quadro - e quello è un quadro anche se è fatto di cotone - Velluto! - fa lo stesso, l'unica cosa che si può dire su quel quadro, è che su un quadro i cavalli non cacano. Ella rise, scuotendo il petto e le spalle. Gli hai già parlato della casa? Chiese Gérard. Dom'è difficile evitare che certi racconti diventino una semplice dimostrazione morale! Come se non vi fosse mai alcuna esitazione, come se la vita non si avvolgesse come uno straccio attorno alla lama più tagliente! Un giorno, il giugno seguente, Boris arrivò a casa della bionda, coperto di sudore. Il suo viso, con il naso di falco e gli zigomi come due ciottoli, appariva come se l'avesse appena immerso in una tinozza d'acqua. Entrò in cucina e la baciò come faceva di solito, ma questa volta senza una parola. Poi andò verso il lavandino e mise la testa sotto il rubinetto. Lei gli offrì un asciugamano che rifiutò. L'acqua dai capelli gli scorreva giù per il collo dentro la camicia. Gli chiese se voleva mangiare; lui fece cenno di sì. La seguiva con gli occhi dovunque andasse, non con affetto come un cane, né con diffidenza, ma come se una gran distanza li separasse. Sei malato, gli chiese bruscamente mentre gli metteva il piatto in tavola. Non sono mai stato malato, replicò. Allora che hai? Per tutta risposta l'attirò a sé e spinse la testa ancora bagnata contro il petto di lei. Il dolore che ella sentì non fu al petto ma alla spina dorsale. Tuttavia non lottò e mise la sua mano bi~nca e grassoccia su quella testa pesante. Per quanto tempo rimase lì in piedi davanti alla sua sedia? Per quanto tempo il viso di lui rimase incastrato nel suo petto come un fucile nella custodia foderata di velluto? La notte in cui Boris morì solo, steso sul pavimento, con i suoi tre cani neri, gli sembrò che il viso gli fosse rimasto incastrato nel petto di lei sin da quando per la prima volta le aveva messo gli occhi addosso. Dopo non volle mangiare quel che c'era nel piatto. Su, Gobbetto, togliti gli stivali e andiamo a letto. Lui scosse la testa. Che ti è successo? esclamò lei. Siedi lì, non dici nulla, non mangi nulla, non fai nulla, sei un buono a nulla! Si alzò in piedi e si diresse verso la porta. Per la prima volta ella notò che zoppicava. Che ti è successo al piede? Non rispose. Per amor di Dio, ti sei fatto male al piede? È rotto. Come? Mi si è capovolto il trattore sulla scarpata sopra la casa. Sono stato scagliato fuori e il paraurti mi ha schiacciato il piede. Hai chiamato il dottore? Sono venuto qui. Dov'è la jeep? Non posso guidare, la caviglia si è paralizzata. Lei cominciò a slacciargli gli stivali. Cominciò con il piede sano. Lui non disse niente. Per il secondo stivale fu diverso. Tutto il corpo gli si irrigidì quando lei cominciò a slacciarlo. Il calzino era inzuppato di sangue e il piede troppo gonfio perché si potesse togliere lo stivale. Lei cominciò a piagnucolare. Lui, ora che lo stivale non sosteneva più il piede, non riusciva a reggersi. Con la testa in giù, le mani penzoloni, lei sedeva sul pavimento della cucina, ai suoi piedi, singhiozzando inconsolabile. Il piede aveva undici fratture. Il dottore si rifiutò di credere che avesse camminato per quattro chilometri da casa sua a casa della bionda. Disse che era categoricamente impossibile. La bionda aveva portato Boris con l'auto giu all'ambulatorio e, secondo il dottore, era stata a casa di Boris tutta la mattina ma per qualche ragione non voleva ammetterlo. Perciò, secondo il dottore, i due avevano inventato l'incredibile storia che lui aveva camminato per quattro chilometri. Il dottore, comunque, si sbagliava e la bionda lo sapeva. Di tutte le volte in cui Boris era stato a trovarla, questa fu l'unica di cui non accennò nemmeno una volta a Gérard. E quando, in seguito, apprese la notizia della morte di Boris, immediatamente chiese se portava gli stivali quando lo avevano trovato. No, fu la risposta sorprendente, era a piedi nudi. .-:iloris, da giovane, aveva ereditato tre case che per gli Ustandard di città erano tutte in condizioni pietose. Nella casa con il fienile più grande viveva lui. C'era l'elettricità ma non l'acqua. La casa era al di so~to del livello stradale e i passanti potevano guardare attraverso il camino. Fu in questa casa che i tre cani neri ulularono tutta la notte quando lui morì. La seconda casa, quella di cui parlava sempre come la casa della Madre, era la meglio situata delle tre ed egli pensava che in futuro l'avrebbe veoduta a un parigino - quando il giorno e il parigino fossero· arrivati. · • Nella terza casa, che era solo una baracca ai piedi della· montagna, Edmond, il pastore, dormiva quando poteva. Edmond era un uomo magro con occhi da eremita. La sua esperienza lo aveva portato a credere che quasi tutti quelli che camminavano su due gambe appartenevano il una specie che si chiamava Incomprensione. Da Boris non riceveva regolare salario ma regali occasionali e di che vivere. Una seria di primavera, Boris salì alla casa sotto la mon-

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