Mio marito, sfortunatamente, è appena andato al lavoro. Lo so. L'ho visto andar via. Aspetti! Aprì il portello posteriore della Land Rover e ritornò con un agnello in braccio. Questo è il regalo. È addormentato? No, macellato. La bionda gettò la testa all'indietro e rise. Cosa dovremmo fare con un agnello macellato? disse con un sospiro, pulendosi la bocca con la manica. Arrostirlo! Ha ancora la lana addosso. Noi non sappiamo fare queste cose e Gérard odia la vista del sangue. Lo preparerò io per voi. È stato lei che ci ha pagato il caffè, non è vero? Boris si strinse nelle spalle. Teneva l'agnello per le zampe posteriori, il muso era a un palmo da terra. La bionda portava pantofole di finta pelle di leopardo. Entra allora, disse. Tutto questo fu osservato dai vicini. Le zampe posteriori dell'agnello erano legate insieme e egli lo appese come una giacca sul retro della porta della cucina. Quando era arrivato, la bionda stava bevendo una ciotola di caffè che era ancora sulla tavola. In cucina c'era odore di caffè, di detersivo e di lei. Aveva l'odore di un corpo fiorente e paffuto, senza traccia di odore di lavoro. Il lavoro ha l'odore dell'aceto. Allungò una mano per toccarle i fianchi mentre passava tra il tavolo e la cucina. Ancora una volta ella rise, questa volta silenziosamente. In seguito si sarebbe ricordato di questa prima mattina in cui si era trovato nella cucina, come se avesse ingoiato qualcosa, come se la sua lingua non avesse mai dimenticato il sapore della bocca di lei quando si era chinata a baciarlo per la prima volta. ~ gni volta che andava a trovarla le portava un regalo; l.:.il 1•agnelloera stato solo il primo. Una volta arrivò con il trattore e il rimorchio e sul rimorchio c'era una credenza. Non nascose mai le sue visite. Le faceva in pieno giorno sotto gli occhi dei vicini, i quali notavano che ogni volta, dopo circa mezz'ora, la bionda chiudeva le persiane della finestra della camera da letto. E se un giorno fosse tornato inaspettatamente suo marito? chiese uno dei vicini. Dio non voglia! Boris sarebbe capace di sollevarlo escaraventarlo sul tetto. Eppure avrà i suoi sospetti. Chi? Il marito. È chiaro che non sei mai vissuto in una grande città. Perché dici questo? Il marito sa. Se tu fossi vissuto in una grande città avresti capito che il marito sa. Allora perché non s'impone? Non può essere così viSTORIE/BERGER gliacco. Un giorno il marito tornerà, a un'ora stabilita con sua moglie, e Boris starà ancora lì, e il marito dirà: Che cosa vuoi come aperitivo, un pastis? E ci metterà il veleno? No, pepe nero! Per eccitarlo di più. noris era stato sposato quando aveva venticinque an- l.ilni. Sua moglie l'aveva lasciato dopo un mese. Più tardi avevano divorziato. Sua moglie, che non era della valle, non lo accusò mai di niente. Disse solo, pacatamente, che non poteva vivere con lui. E una volta aggiunse: forse un'altra donna potrebbe. La bionda diede a Boris il soprannome di Gobbetto. La mia schiena è diritta coma la tua. lo non ho detto che non lo è. Allora perché? È così che mi piace chiamarti. Gobbetto, disse un giorno, sai sciare? Quando avrei potuto imparare? Compra gli sci e io t'insegno. Sono troppo vecchio per cominciare, disse. Sei un campione a letto, potresti essere un campione sulle piste da sci! L'attirò a sé e le coprì il viso e la bocca con la sua mano enorme. Anche di questo doveva ricordarsi in seguito, quando pensava alle loro due vite e alle differenze che c'erano. ffl n giorno arrivò alla casa portando una lavatrice sulle I.il spalle. Un altro giorno arrivò con un arazzo di velluto a colori vivaci, grande come un tappeto, sul quale erano rappresentati due cavalli su uno sfondo di montagna. A quel tempo Boris possedeva due cavalli. Li aveva comprati d'impulso perché gli era piaciuto il loro aspetto ed era riuscito a calare sul prezzo. In primavera andai a consegnargli un terzo cavallo. Era mattina presto e la neve si era sciolta la settimana prima. Era a letto addormentato e lo svegliai. Sopra al letto c'era una Madonna e una fotografia della bionda. Prendemmo una balla di fieno e andammo in campagna, e lì lasciai libera la cavalla. Confinata nella stalla per il lungo inverno, saltò e galoppò tra gli alberi. Boris la guardava con le enormi mani aperte e gli occhi fissi. Ah libertà! disse. Non lo disse né a bassa voce né gridando. Semplicemente pronunciò quella parola come se fosse il nome della cavalla. Da bionda appese l'arazzo alla parete della camera da letto. Una domenica pomeriggio, mentre era disteso sul letto a guardare la televisione, Gérard accennò all'arazzo dove le criniere dei cavalli erano pettinate dal vento come da un parrucchiere e il pelo dei cavalli brillava come scarpe lu41
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