Tadeusz Kantor (foto di Fulvia Farassino). ILLUSIONERAPPRESENTAZIO Tadeusz Kantor Vorrei definire alcune cose, soprattutto affrontare il problema della realtà: cioè il problema della realtà e della rappresentazione, legato al concetto di illusione. La cosa di cui dirò meno sarà proprio il mio metodo di lavoro, perché non ne ho alcuno e non ho mai avuto l'ambizione, la pretesa di fare "scuola" ... Per me il punto di partenza sono divagazioni teoriche che durante le prove e la lavorazione dello spettacolo dimentico; solo verso la fine delle prove, durante il montaggio dello spettacolo, comincio a ricomporre queste teorie, perché rimango pur sempre un teorico, e quindi quello che voglio provocare nello spettatore lo devo giustificare teoricamente. Sulla fotografia C'era una pittrice polacca mia grande amica, con la quale su una questione avevamo un punto di disaccordo: sosteneva - ed era una autorità in quel campo - che qualsiasi rassomiglianza dell'uomo con ciò che è la riproduzione fotografica significa la morte. Era molto ammalata, e aveva quindi un attaccamento alla vita molto forte, ed essendo una pittrice astratta sosteneva anche che l'immagine dell'uomo può essere viva solo attraverso l'astrazione e che la fotografia è la morte. Odiava la fotografia come molti altri pittori astrattisti. Siamo in un'epoca precedente all'iperrealismo americano. La differenza tra lei e me consisteva in questo: io sostengo che la fotografia è qualcosa che ferma la vita in un dato e preciso istante che non è né passato né futuro. È a partire da questo che ho cominciato a pensare al teatro della morte. Sostenevo che l'immagine fotografica, la riproduzione che ferma la vita in un unico istante non è la vita reale, e non appartiene alla vita reale perché nulla al mondo, nella vita, si ferma anche per un solo istante. Solo la fotografia può compiere questo fatto impossibile nella vita. Wielopole nacque da una foto: avevo cominciato a pensare al personaggio del soldato, e trovai per caso una foto di mio padre del 1914 alla vigilia della sua partenza. La foto ritraeva una cinquantina di giovani, di ragazzi, reclute disposte per bene, in fila, per la macchina fotografica: erano rivolti, in quella posizione, verso l'eternità, perché già un anno dopo, nel 1915, non esistevano più, erano morti. Erano in posa per l'eternità. Ho guardato con una lente d'ingrandimento le facce di ciascuno e per me era sempre più incredibile come quei volti contenessero tutto, il passato a me ignoto e un futuro altrettanto ignoto; l'unico momento, l'unico istante a me conosciuto era quello in cui posavano per la fotografia con il sorriso sul volto. Così è cominciato Wielopole. Per fotografarli bisognava farli morire, per farli morire in modo teatrale dovevo inventare delle situazioni. Nella piccola cittadina di Wielopole c'era un negozio di materiale fotografico che si chiamava Ricordo. Il fotografo era partito per la guerra e a mandare avanti il negozio era rimasta sua moglie. Nello spettacolo c'è questa donna, è lei che viene dal prete moribondo ed è cacciata dalla vecchia nonna che dice: "ma no, non è ancora morto''. Tenta continuamente di entrare nella stanza ma è sempre cacciata via; alla fine, quando il prete è ormai morto, entra in casa e fa la sua foto, e fotografa tutta la famiglia. Poi si accorge che c'è anche l'esercito, e siccome tutto avviene in un carrozzone teatrale, fa degli scherzi agli altri e, come accade spesso al circo, improvvisamente la macchina fotografica diventa una mitragliatrice che ammazza il gruppo dei soldati. Per me la fotografia è un'invenzione della morte e il migliore periodo nella storia della fotografia è stato il primo, quando essa rispondeva a un rituale: questo rituale è ormai scomparso e oggi ognuno ha la sua macchinetta, allora c'era tutto un cerimoniale, come un rito funebre dove tutti posavano appunto per l'eternità. La fotografia è comunque una cosa importante, nonostante io non abbia nulla a che fare con essa, praticamente. Ritengo comunque che il momento della fotografia, cioè questo arresto del tempo, questo fermare il tempo, è un elemento molto importante dell'arte.
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