Linea d'ombra - anno II - n. 9 - aprile 1985

40 DISCUSSIONE/SHAKED S-:,oth realizzò la sua vita come un personaggio di qualche a.lpseudo-romanzo incompiuto, e si rendeva conto che la sua corrispondenza con Zweig rivelava uno dei principali temi della sua trama, come scrisse in una lettera a Zweig: "Il destino incombe su di me in un modo terribile e troppo facilmente simbolico, quasi volesse imitare uno stupido romanziere" (marzo 1936, p. 460). Roth aveva il presentimento di essere destinato a una fine tragica, consapevole com'era delle sua tendenza autodistruttiva.28 Si considerava sopraffatto dalle forze congiunte del demone dell'alcol, dell'autopunizione e della fuga, e si aggrappava a Zweig come a un tutore, che aveva lo scopo e la missione di ritardare l'ora dell'esecuzione. Le doti di Zweig, i suoi favori personali, le sue lettere benevolenti erano l'ultima barriera contro questa ineluttabile tendenza, spinta dal panico, verso l'inconscio suicidio. 29 Questo dramma, quale andava svolgendosi passo dopo passo, ha precisi riscontri nella sequenza della loro corrispondenza. La struttura di questo pseudoromanzo epistolare non è, ovviamente, controllata dall'interno. Il ritmo degli scambi epistolari, non determinato da un "autore implicito", dipendeva da fattori estrinsechi, non letterari. Tuttavia, i mutamenti e le svolte del rapporto si riflettono nel ritmo della corrispondenza, così come nelle variazioni di stile, di tono e di umore. La corrispondenza ebbe inizio nel settembre 1927, e all'inizio fu rigidamente formale. La prima lettera di Roth (p. 108) fu una risposta al lusinghiero commento di Zweig al suo "Judenbuch", Juden auj Wanderschajt, pubblicato nel 1927. Il loro primo rapporto ebbe quindi come oggetto una questione di interesse ebraico, così come avvenne spesso in seguito. Per due anni, Roth continuò a rivolgersi a Zweig usando la convenzionale formula epistolare tedesca: "Sehr veehrter Herr Stefan Zweig" (Molto stimato signor Stefan Zweig). Negli anni successivi, tuttavia, questi rapporti diventarono meno "letterari" e ufficiali, e più personali, il che si manifestava già nella formula inaugurale: "Sehr veehrter und lieber Stefan Zweig" (Molto stimato e caro Stefan Zweig), che compare per la prima volta l'l aprile 1930 (p. 157). Non si trattava soltanto di una variazione formale, ma di un'evidente manifestazione di una maggiore intimità. Verso la metà di quello stesso anno, fu Zweig a prendere l'iniziativa, chiedendo a Roth di non rivolgersi più a lui con l'appellativo di "Herr". Roth, di conseguenza, cominciò da allora a rivolgersi a Zweig chiamandolo "stimato e caro Stefan Zweig" (p. 178). La settimana stessa in cui decisero formalmente di passare a un rapporto informale, i loro scambi epistolari si intensificarono, e Roth scrisse tre lettere a Zweig nella settimana del 22 settembre (pp. 178 sg., 180,18183). Dopo il 1930, la loro corrispondenza si intensificò in numerosi periodi: marzo, luglio, settembre e novembre 1933, giugno e luglio 1934, agosto, ottobre e novembre 1935, gennaio e marzo 1936, e infine nel periodo particolarmente importante dell'agosto-settembre 1937. Ciascuno di questi periodi fu caratterizzato da un tema prevalente. Gli avvenimenti esterni, come l'ascesa al potere di Hitler, fornivano per lo più gli spunti, t ,.,.. ma altrettanto importante era il reciproco bisogno di riassumere il significato esistenziale della loro "condizione umana" (luglio 1937). Nell'ottobre 1932, i loro rapporti si fecero ancora più intimi e cordiali, Roth e Zweig cessarono di chiamarsi per nome e cognome, e cominciarono a usare la formula "Lieber, teurer Freund" (caro, carissimo amico). Da questo momento, l'atteggiamento di Roth si fece sempre più ambiguo, tormentato e complesso, mentre la reazione di Zweig diventava più apologetica e difensiva. La loro corrispondenza, iniziata come un rapporto sociale, si concluse con uno scontro personale. Roth rivelò l'intensità di questo rapporto in una delle sue ultime lettere a Zweig, nella quale si possono avvertire gli accenti di rancore di chi si sente abbandonato e offeso: "Tra noi esistono tanti legami che farebbero apparire astruse l'indifferenza o l'animosità. Il mio silenzio è soltanto un cronico e sordo rimprovero'' (13 luglio 1938, p. 522). Fu di Zweig, nel dicembre 1938, l'ultima parola in questo dialogo. Giustificandosi per una colpa che non aveva mai commesso deliberatamente, Zweig manifesta qui un senso di disagio, quasi Roth dovesse avere motivo di rancore nei suoi confronti. Caro Joseph Roth, le ho scritto tre o quattro volte senza avere risposta, e credo, in virtù della nostra antica amicizia, di avere il diritto di chiederle che cosa lei vuole dire con questo ostinato e, mi auguro, non malevolo silenzio. (p. 525) Poi fu il silenzio. I due amici non si scambiarono altre lettere, né si incontrarono nuovamente, e le loro "trame" si svilupparono indipendentemente nella vita, e non nelle lettere. Il loro rapporto giunse alla fine nell'ultimo anno di vita di Roth, quando questi andava in realtà suicidandosi con l'alcol. Il rapporto tra padre e figlio adottivi si concluse così nella delusione e nella disperazione, perché il "padre" era stato incapace di svolgere il ruolo che il "figlio" si aspettava da lui. In seguito, il "padre" ne seguì l'esempio in un mondo lontano, in Brasile. E così i due personaggi giunsero realmente a una fine tragica, come Roth aveva detto, in un modo terribile ma piattamente simbolico, come se il destino avesse voluto imitare uno sciocco romanziere. E se noi, nel leggere e interpretare questo pseudoromanzo epistolare, siamo condizionati dalla conoscenza della conclusione del rapporto, con il suo doppio suicidio, l'atto stesso del leggere non è forse condizionato inevitabilmente per estensione, al di là delle pagine della narrazione, in quel presente storico che è la vita stessa del lettore? (traduzione di Marco Papi) * Joseph Roth, Briefe, 1911-1939, H~rausgegeben und eing;leitet von Her= mann Kesten, Koln-Berlin, Kiepenheuer & Witsch, 1970, p. 353. Di questo testo è stata data lettura in occasione del convegno di studi per il centenario di Roth, svoltosi all'Università Ben Gurion del Negev, Beer Sheva, 30 novembre - 2 dicembre 198 I. I. Per la biografia di Roth si veda David Bronsen, Joseph Roth. Eine Biographie, Miinchen, D.T.V., 1981. Per quanto riguarda Z~eig, si veda la sua autobografia, Die We// von Gestern: Erinnerungen eines Europtiers, Frankfurt, Fischer, 1944,1980 (trad. it. li mondo di ieri, Roma 1945 e Milano, Mondadori 1981). I numeri di pagina tra parentesi si riferiscono a

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