invece il raffreddato Ulisse disteso sul divano legge di viaggi, nuove macchine e scoperte. Dagli scaffali poco spolverati volumi accatastati ovunque straripando depositano tracce consistenti. La casa gli sta stretta: in ogni stanza la sua presenza critica il quotidiano. Di shipshape qui non c'è nulla. Lui mangia poco, non dorme volentieri. Per ore, sveglio, le racconta i suoi viaggi. Viaggi d'incubo, viaggi disperati: l'odio di Poseidone, il suo per lui, il proprio per se stesso, i suoi compagni, porci grifagni o pallidi fantasmi che lo inseguono ancora. Solo dopo il racconto nell'abbraccio si suggella il ritorno e in un profondo sonno si quietano le ombre insanguinate. A maggio cambia il tempo. I due fanno una passeggiata lungo il lido, bevono bianco secco al bar del porto. L'aria si è fatta limpida, pulita. Il vino non gli ha mai dato alla testa: "Ha solo quest'effetto: vedo un altro me stesso fare quello che faccio." "Anche adesso? E dei due chi preferisci?" "Sempre l'altro me stesso, l'eroe che tu Ii.onami e non capisci." Lei ora scrive tutte le sere, lui studia le mappe. Telemaco non fa domande. Giuoca, con l'arco e con le frecce, decide che da grande farà il ranger. Ai mari preferisce le foreste. Ulisse attende il vento favorevole; Penelope ha da fare; conferenze, letture, traduzioni, lettere agli editori; compra risme e nastri per nutrire la Remington, verdure e minestrine per la sua temporanea famiglia trinitaria. Lui per qualche giorno lava i piatti, le corregge le bozze. Si sforza come può, ma è troppo buono: vuole un perdono anticipato. Lei a momenti crede di tornare di lontano, lontano; i sogni adesso si quietano nei voli sulla quercia di una sua lontanissima collina nella dimora oscura e sterminata che l'ha vista bambina. Qui il villaggio è un viavai brulicante: è ancora maggio, la stagione propizia alle partenze. Se d'improvviso nasce una tempesta che rimanda il gran viaggio è effimera smentita salvataggio in extremis - beffa - di Poseidone, della vita. Ulisse parte - in questo è disumano - di nuovo. Ora Penelope maldestra appoggia il viso sulla mano, cerca sostegni inesistenti, ha mal di testa. Parlano i due in salotto delle rotte di ciascuno, tortuose,. perverse parallele. Poi lo accompagna alla nave, è ancora notte. Nel voltarsi di scatto, alla partenza, cozzano con violenza &iizigomi dei due. E l'ultima metafora; nel cielo le montagne di nubi, sterminate, si gonfiano di luce in lontananza. È l'alba. A lei rimane per tutto il giorno un segno sulla guancia. III Penelope ritorna alla tela incompiuta POESIA/TAROZZI 33
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