una camminata sul lungomare e una piacevole cenetta, ma vuole evitare i divertimenti chiassosi che considera troppo bassi per il livello ~i una coppia così dignitosa. Mio padre dice a mia madre quanto ha guadagnato durante la settimana, esagerando anche se non ce n'è bisogno. Ma mio padre ha sempre creduto che la realtà sia troppo pedestre. Improvvisamente scoppio a piangere. La vecchietta molto decisa che mi siede a fianco si scoccia, mi guarda con la faccia arrabbiata, e io, impaurito, smetto di piangere. Tiro fuori il fazzoletto e mi asciugo le lacrime, succhiandomi quelle cadute sulle labbra. E così mi perdo una parte di film; ecco infatti che mia madre e mio padre scendono all'ultima fermata, Coney Island. n i dirigono verso il lungomare, e mio padre ordina a 11:111111 mia madre di inspirare l'aria frizzante. Inspirano profondamente tutti e due, e tutti e due si mettono a ridere. Condividono un grande interesse per la salute, sebbene mio padre sia forte e robusto, mia madre fragile. Hanno la testa piena di teorie sui cibi che fanno bene e quelli che fanno male, a volte le loro discussioni sull'argomento diventano accalorate, e tutto finisce con mio padre che dichiara, in uno scoppio d'ira e di scherno, che comunque si deve morire, prima o poi. Sul lungomare la bandiera americana si muove al vento che soffia a intermittenza dall'oceano. Mio padre e mia madre si appoggiano al parapetto e guardano la spiaggia affollata. Qualcuno gioca nell'acqua. Si sente il fischietto vivace e piacevole di un venditore di noccioline e mio padre va a comperare le noccioline. Mia madre rimane al parapetto e guarda l'oceano. L'oceano le ispira allegria; ogni volta che fa piccole bollicine ecco che si dipartono minuscole onde. Guarda i bambini che scavano nella sabbia bagnata, e i costumi da bagno delle ragazze della sua età. Mio padre ritorna con le noccioline. La vampa del sole si abbatte feroce sulle loro teste, ma nessuno dei due se ne preoccupa. Sul lungomare c'è una gran ressa di gente vestita a festa che cammina pigramente. La marea non sale fin lì, né i gitanti si sentirebbero in pericolo se così fosse. Mia madre e mio padre si sporgono dal parapetto e guardano l'oceano con espressione assente. L'oceano sta diventando mosso; le onde arrivano lente, prendendo forza da lontano. L'attimo prima di sollevarsi, l'attimo in cui si curvano con un movimento così bello, mettendo in mostra venature bianche e verdi, quell'attimo è insopportabile. E finalmente si rompono, schizzando coraggiosamente sulla spiaggia, anzi spingendosi a tutta forza contro la sabbia per poi rimbalzare e disperdersi in piccoli rivoli che corrono sulla spiaggia e infine ritornano nel mare. I miei genitori guardano impassibili l'oceano, senza nessun interesse per la sua asprezza. Il sole non li disturba. Ma io guardo il terribile sole che ottene- ,, brala yista, e l'oceano fatale, impietoso e appassionato, e ditlentico i miei genitori. GIÌardo affascinato e poi, colpito dalla indifferenza di fuip padre e di mia madre, ancora una ~ STORIE/SCHWARTZ volta scoppio a piangere. La vecchietta al mio fianco mi batte la spalla e dice: "Su, su, non è che un film, giovanotto, solo un film", ma io guardo ancora una volta il sole spaventoso e l'oceano spaventoso e, incapace di controllare le lacrime, mi alzo per andare al gabinetto, schiacciando i piedi di quelli seduti nella mia stessa fila. r:, uand_o to~no, m~ sento i_ndolenzito come se mi fossi ~svegliato 11 mattmo dopo un sonno troppo breve, e apparentemente sono passate diverse ore e i miei genitori adesso sono sulla giostra. Mio padre è su un cavallo nero, mia madre su uno bianco, e danno l'impressione di andare eternamente in tondo al solo scopo di afferrare gli anelli di nickel che pendono dal braccio di uno dei montanti. Sta suonando un organetto; di quelli della giostra, che girano senza fine. Per un attimo ho l'impressione che non scenderanno mai perché la giostra non si fermerà mai. Mi sento come uno che guarda una strada dal cinquantesimo piano di un grattacielo. Ma alla lunga scendono; anche la musica dell'organetto smette per un attimo. Mio padre ha preso dieci anelli, mia madre solo due, eppure era lei quella che li voleva davvero. Camminano lungo la passeggiata mentre il pomeriggio degrada impercettibilmente nell'incredibile viola del crepuscolo. Tutto svanisce in un tranquillo scintillio, anche l'incessante mormorio che viene dalla spiaggia, anche i giri della giostra. Cercano un posto per pranzare. Mio padre suggerisce il migliore che ci sia sul lungomare, ma mia madre solleva delle timide obiezioni di principio. Comunque vanno nel posto migliore, chiedono un tavolo vicino alla finestra così da poter vedere il lungomare e le onde dell'oceano. Mentre mette un quarto di dollaro nella mano del cameriere e gli chiede un tavolo mio padre si sente onnipotente. Il posto è affollato e anche qui si sente della musica, questa volta viene da una specie di trio d'archi. Mio padre ordina il pranzo con bella disinvoltura. Dopo mangiato, mio padre parla dei suoi piani per il futuro e mia madre lascia trasparire dalle sue espressioni quanto sia interessata e ben impressionata. Mio padre si esalta. È eccitato dal valzer che stanno suonando e il suo futuro comincia a dargli alla testa. Mio padre dice a mia madre che allargherà il suo giro d'affari, perché si possono fare un sacco di soldi nel suo campo. Vuole sistemarsi. Dopo tutto ha ventinove anni, da quando ne aveva tredici è vissuto da solo, il suo reddito è in continuo aumento e prova invidia quando va a trovare i suoi amici sposati, e li vede nella tranquilla intimità delle loro case, che si godono, così pare, i quieti piaceri domestici, e i loro bambini deliziosi, e poi, quando il valzer arriva al punto in cui tutti i ballerini ruotano come pa:zzi, allora, allora, con terribile ardire, allora chiede a mia madre di sposarlo, sebbene anche qui si mostri piuttosto goffo e perplesso, anche nell'eccitazione, per come è arrivato a chiederle la mano, e lei, di male in peggio, si 27
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