.; Strada di Lima (foto di Giovanna Borgese, Agenzia Grazia Neri). questo convitto. Il Leoncio Prado era un microcosmo della società peruviana. Vi entravano ragazzi delle classi alte, che i genitori mandavano lì come in un riformatorio, ragazzi delle classi medie che aspiravano a seguire la carriera militare, e anche giovani dei settori umili, poiché il Collegio aveva un sistema di borse che apriva le sue porte ai figli delle famiglie più povere. Era una delle poche istituzioni del Pen'i dove convivevano ricchi, poveri e classe media; bianchi, meticci, indios, negri e cinesi; limegni e provinciali. La reclusione e la disciplina militare furono per me insopportabili, come l'atmosfera di brutalità e sbruffoneria. Ma credo che in quegli anni imparai a conoscere la vera società peruviana, quei contrasti, quelle tensioni e quei pregiudizi, quegli abusi e quei risentimenti di cui un ragazzo di Miraflores non arrivava neppure a sospettare l'esistenza. Sono grato al Leoncio Prado anche per un'altra cosa: mi diede l'esperienza che fu la materia prima del mio primo romanzo. La città e i cani ricrea, naturalmente con molte invenzioni, la vita di quel piccolo microcosmo peruviano. Il libro ebbe un'accoglienza strepitosa. Mille copie furono bruciate ritualmente nel cortile del Collegio e diversi generali lo attaccarono con durezza. Uno di essi disse che il libro era stato scritto da "una mente degenerata", e un altro, con più fantasia, che ~enza dubbio era un romanzo pagato dall'Ecuador per screditare l'Esercito peruviano. Il libro ebbe successo ma io sono sempre rimasto col dubbio se fosse per i suoi meriti o per lo scandalo. Negli ultimi vent'anni, milioni di emigranti della sierra si sono venuti ad installare a Lima, in baraccamenti - eufemisticamente chiamati villaggi giovani -che circondano gli antichi quartieri. Diversamente da noi, i ragazzi ·della classe media limegna scoprono oggi la realtà del paese soltanto aprendo le finestre di 21
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