Stato, così dure, invece, verso gli stipendi degli insegnanti e l'ediltzia di proprie scuole)? 4. Anche per il problema dello studio dei migliori, cioè per il problema delle "borse di studio", le ragioni degli avversari non possono essere accettate, e bisogna essere fermissimi anche in questo. Si sa che le borse di studio vanno controllate, possibilmente anno per anno, esigendo una certa media nei voti. Finché questo avviene nell'ambito di una sola scuola, aperta a tutti (come dice la Costituzione), è possibile che la cosa sia seria e il borsista studi seriamente per avere la media richiesta per conservare la borsa. Ma quando la fruizione di borse è anche per studenti di scuole private, è evidente che lo Stato scava la fossa per la propria scuola, perché le scuole private, per attrarre e mantenere sotto la propria ideologia, daranno più facilmente quella media che professori e scuole, immuni dalla concorrenza, potrebbero non assegnare. Con questi due risultati: o scende il livello di studio anche nella scuola pubblica, o questa si svuota dei migliori, che è ciò che vuole la scuola confessionale. OSSERVAZIOANTITUALI Santina Mobiglia Nel clima di disgelo politico-culturale e di diffusi fermenti riformatori e militanti dei primi anni sessanta, un laico democratico, come Aldo Capitini, al di fuori degli schieramenti consolidati, e un prete anticonformista come don Lorenzo Mi/ani, che radicalizzava in senso sociale le aperture postconciliari, individuavano entrambi un terreno d'impegno nella trasformazione della scuola. Uniti da una comune attiva critica contro la chiusura, l'arretratezza, la discriminazione sociale perpetuate dal sistema scolastico rispetto alla crescita democratica, avvenuta e auspicata, della realtà italiana, i loro punti di vista divergono radicalmente di fronte al ruolo da attribuire alla scuola pubblica e alla scuola privata. Su questo tema le testimonianze riportate sono un 'occasione per ridiscutere orientamenti ideologici che, oltre a illuminare i profili degli autori, si prestano a considerazioni attuali. Dopo i successi della mobilitazione clerical-conservatrice in Francia contro i tagli alla spesa pubblica per le scuole private decisi dal governo socialista, anche in Italia la difesa delle scuole private è stata rilanciata da parte democristiana, con una proposta di legge cheprevede a loro favo re massicci finanziamenti pubblici informa di servizi, aiuti e addirittura (per gli istituti parificati) pagamento integrale da parte dello stato degli stipendi per il personale, e in aggiunta privilegi di autonomia - negati al settore pubblico dell'istruzione - nella definizione di strutture e programmi, oltre che ovviamente nella scelta degli insegnanti omogenei alle finalità educative della scuola medesima. La bandiera ideologica dei promotori dell'iniziativa, che riflettono le spinte dei movimenti più integralistici e woityliani dell'area cattolica, come ComuAPERTURA/DOMNILANI-CAPITINI nione e Liberazione e i Cattolici Popolari, è ancora una volta quella della "libertà nella scelta della scuola". Contro quest'idea della libertà educativa non c'è molto da aggiungere allafermezza e al rigore di Capitini nel sostenere e promuovere l'espansione di una scuola pubblica, laica, pluralistica e aconfessionale. E va anche detto che nella scuola italiana di oggUI pluralismo degli orientamenti culturali e la libertà di idee sono un dato reale incomparabile con il conf ormismo degli anni cinquanta, che suscitava l'accesa indignazione di don Mi/ani e il suo rifiuto della scuola di stato "fogna di propaganda padronale". · Lo sviluppo e la difesa della scuola pubblica, per quanto mobilitino ormai scarse energie, sono ancora temi di piena attualità. La scuola privata copre complessivamente oggi circa il 10% del sistema scolastico italiano, con punte però che sfiorano il 20% in alcune fasce scolari delle grandi città come Torino, Milano, Genova, Roma, Napoli, Palermo, dove soprattutto non sono soddisfatte dall'intervento pubblico particolari domande degli utenti (orari prolungati e fissi nella fascia dell'obbligo, tipi di specializzazioni tecniche, recupero di anni) su cui si inserisce una pronta iniziativa privata. Si potrebbe avanzare qualche dubbio sul fatto che ilprogetto democristiano a sostegno delle scuole private corrisponda oggi esclusivamente alla tradizionale salvaguardia degli interessi ecclesiastici in campo scolastico. Essi certo persistono e potrebbero cercare, nel loro rilancio, una rivalsa o un terreno di scambio politico rispetto al ridimensionamento della presenza cattolica nella scuola pubblica sancito dalla recente revisione del Concordato. Ma il dato interessante di questi anni, a leggere l'ultimo Rapporto Censis, è la relativa maggiore crescitapercentuale degli istituti gestiti da laici rispetto a quelli gestiti da ecclesiastici nell'insieme dell'istruzione privata. I/finanziamento pubblico alle scuole private in questo quadro si configurerebbe dunque largamente come sovvenzione a imprese a tutti gli effetti finalizzate al profitto, assistite a scapito del potenziamento delle scuole statali. Vasottolineato infine che la scuola privata in nome della quale Lorenzo Mi/ani conduce la sua polemica non è certo quella istituzionalmente diffusa e protetta dagli onorevoli democristiani, ma erapiuttosto quell'idea di scuola popolare che si realizzava in isolate iniziative spontanee dei gruppi di base, come la sua comunità di Barbiana. L'autore di Lettere a una professoressa, destinata a diventare col '68 quasi il manifesto della lotta contro la scuola di classe, esprime comunque una concezione integralistica, evangelica ma pur sempre totalizzante della scuola, che ha al centro un 'idea di educazione alla verità, che precede e ricomprende in sé la libertà. Il solco che separa don Mi/ani dall'integralismo clericale, di allora e di sempre, è il suo radicale classismo, la scelta di stare dalla parte dei poveri e degli sfruttati contro i padroni e i potenti, dentro una visione etico-religiosa di testimonianza apostolica che identifica il compito educativo con il dovere di contribuire alla trasformazione sociale, a partire dai deboli e dagli ultimi. 11
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