SCETTICVOERDE Gianfranco Bettin Una sera di quest'inverno, in quattro o cinque amici, parlavamo del tempo e di politica. Erano i giorni più freddi e nevosi di gennaio, quelli del Bel Paese in tilt per le memorabili avversità atmosferiche. In un tono tra cinico e ironico qualcuno disse: "Bellissimo! Io sono sempre contento quando il genere umano viene messo in difficoltà dalla natura. Mi spiace per chi è più esposto, poveri, anziani, e poi per gli animali ... ma per il resto, sono contento che queste orribili città si blocchino". Questo nostro amico è sempre un po' estremista ma certo nella sua esasperazione raccoglieva un diffuso malcontento verso gli effetti della civiltà umana sull'ambiente naturale. Forse, addirittura sottoscriverebbe quanto Orwell in apertura di La fattoria degli animali fa dire al Vecchio Maggiore, il saggio maiale, agli animali riuniti: "Compagni, di qual natura è la nostra vita? Guardiamola: è misera, faticosa e breve. Si nasce e ci vien dato quel cibo appena sufficiente per tenerci in piedi, e quelli di noi che ne sono capaci sono forzati a lavorare fino all'estremo delle loro forze; e, nello stesso istante in cui ciò che si può trarre da noi ha termine, siamo scannati con orrenda crudeltà. (... ). Fa forse ciò parte dell'ordine della natura? Forse questa nostra terra è tanto povera da non poter dare una vita passabile a chi l'abita? No, compagni! Il suolo è fertile, il clima è buono, e può dar cibo in abbondanza a un numero d'animali enormemente superiore a quello che ora l'abita. (... ) Perché allora dobbiamo continuare in questa misera condizione? Perché quasi tutto il prodotto del nostro lavoro di viene rubato dall'uomo. Questa, compagni, è la risposta a tutti i nostri problemi. Essa si assomma in una sola parola: uomo. L'uomo è il solo, vero nemico che abbiamo. Si tolga l'uomo dalla scena e sarà tolta per sempre la causa della fame e della fatica". Forse, il modo migliore d'incominciare queste riflessioni sul diffondersi di una nuova sensibilità ''verde'' era proprio quello di dare la parola agli animali, sia pure per il tramite di Orwell. Ma, del resto, i capodogli che vanno a morire volontariamente sulle coste, rifiutando i mari inquinati, non parlano già un linguaggio eloquente? La novità di questi anni è che, nella stessa direzione, cominciano a esprimersi anche molti uomini. Dopo un lungo periodo di al- !armi caduti nel nulla, di battaglie troppo grandi condotte da esigue minoranze, un movimento vasto, sovranazionale, crescente ha riproposto con forza nuova la questione ecologica. Cos'è accaduto nel frattempo? A costo di dar ragione al Vecchio Maggiore, potremmo considerare alcuni dati relativi ai rapporti tra gli uomini e tra l'uomo e l'ambiente. Entro la fine del secolo i quattro miliardi e mezzo di terrestri d'oggi saranno divenuti più di sei miliardi. Date le sperequazioni esistenti, i contrasti tra paesi ricchi e paesi poveri risulteranno acuiti. Oggi, il 6 per cento della popolazione mondiale consuma un terzo delle risorse disponibili e, mentre la fame miete vittime a milioni nei paesi poveri, il 90 per cento dei cereali è usato per l'allevamento dei bovini per la produzione di carne dei paesi ricchi. Nel frattempo, diminuisce a vista d'occhio lo spazio utile: ogni anno 300.000 ettari di terreno coltivabile vengono distrutti dall'urbanizzazione. Le foreste tropicali, massima riserva di ossigeno, vengono distrutte al ritmo di 16 milioni di ettari all'anno (pari a circa mezza Italia), un quarto delle terre emerse è minacciato dalla desertificazione mentre una specie vivente ogni quarto d'ora scompare e 25.000 specie vegetali e 1.000 specie animali sono DISCUSSIONE/BETTIN minacciate di estinzione. Nel contempo, vengono immessi continuamente sul mercato prodotti chimici di cui s'ignorano gli effetti a lunga scadenza - per non parlare delle scorie nucleari - e l'ambiente non riesce a smaltire i veleni che in dosi sempre maggiori produce la nostra civiltà: ossidi di azoto dei fertilizzanti, fosfati dei detersivi che uccidono i mari insieme agli scarichi industriali e agricoli, ossidi di zolfo delle combustioni industriali che distruggono le foreste, anidride carbonica in aumento che provoca rovinose alterazioni climatiche. Questi dati, di recente resi pubblici dà un dossier del W.W.F. predisposto da studiosi di tutto il mondo (da Rachel Carson a Barry Commoner a Laura Conti e altri), hanno avuto un'eco scarsa nei mass medià.e nella opinione pubblica. La crescita di una consapevolezza ecologica sembra ancora procedere soprattutto in un duplice modo: attraverso la documentazione e la sensibilità individuali o di gruppo (di gruppi locali, spesso vivaci e tenaci, ma quasi sempre ridotti nel numero degli aderenti) e attraverso gli choc provocati ricorrentemente nell'opinione pubblica da particolari disastri ecologici (per esempio, ultimi, il caso di Bhopal in India o, per restare in Italia - e per non dire Seveso - la vicenda del povero mare Adriatico, agonizzante per gli scarichi velenosi che da venti anni invadono le sue acque). Tra l'allarme angosciato ma generico dei più e la coscienza più certa di singoli e gruppi attivi nei movimenti per la difesa dell'ambiente, permane aperto uno spazio enorme, non colmato da riflessioni e sintesi. Specialmente povera sembra, in particolare, la ricezione di questi temi - e di questi dati oggettivi - nella cultura italiana, compresa quella più impegnata e di sinistra. È sorprendente il disinteresse dimostrato da saggisti, recensori, intellettuali (anche di "nuova sinistra") verso alcuni testi divenuti invece, per vie sotterranee, di passa-parola e con poche segnalazioni dei media, veri e propri libri - guida. Cito anzitutto Questo pianeta, di Laura Conti, Editori Riuniti, ma anche Entropia di J. Ryfkin, Mondadori, e // punto di svolta di F. Capra, Feltrinelli, per non parlare del meno recente ma fondamentale Energia e miti economici di N. Georgescu-Roegen, Boringhieri, e dei numerosi contributi di Aurelio Peccei. È sperabile che miglior sorte tocchi ora al recentissimo Tempi storici, tempi biologici di Enzo Tiezzi edito da Garzanti. È altresì significativo che molte simpatie suscitate tra gli intellettuali dal movimento "verde" risultino motivate soprattutto dall"'aria nuova" che i Verdi potrebbero 9
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