Linea d'ombra - anno II - n. 8 - febbraio 1985

74 SCHEDE/NARRATIVA NARRATIVA ILBIANCOEILNERO Paola Splendore I romanzi di Nadine Gordimer, messi al bando nel suo paese ma conosciuti ormai in tutto il mondo, non sono letti - è da ritenere - da un pubblico che conosce per esperienza diretta la realtà dell'apartheid. È forse per questo che l'autrice fa coincidere lo spazio della sua scrittura quasi totalmente con il Sud Africa e che il fascino della sua narrativa deriva dalla straordinaria capacità di comunicare con immediatezza la realtà della segregazione razziale e l'ambiguità della condizione umana, bianca e nera, che vi si riflette. Come nella grande tradizione della letteratura del diciannovesimo secolo su un altrove lontano - basta pensare a Conrad - il Sud Africa di Nadine Gordimer trascende tuttavia lo spazio geografico per diventare l' Africa che è dentro ognuno di noi, il cuore di tenebra. I rapporti tra bianchi e neri, intorno a cui sono costruite quasi sempre le sue storie, assumono così valenze più profonde di quanto esprime il senso letterale, di per sé drammatico, del confronto razziale, perché diventano emblematici degli inquietanti confronti con l'oscura parte di sé. Consapevole come pochi di ciò che Hannah Arendt chiama la "banalità del male", Gordimer descrive la realtà dell'apartheid attenta a cogliere i dettagli del vissuto quotidiano, convinta del fatto che il dramma della segregazione razziale si consuma soprattutto nel fluire consueto dei piccoli eventi: "l'apartheid è un'abitudine in cui l'innaturale diventa naturale" (in "Tempo Illustrato", n. 2, 1984). In Occasione d'amore, un romanzo del 1963, solo ora proposto in italiano (Feltrinelli, pp. 284, L. 18.000), l'intreccio si snoda intorno a Jessie e Tom, una coppia di sudafricani bianchi progressisti che conduce una vita impegnata, aperta a rapporti sociali e di lavoro con esponenti della comunità nera. Il loro tranquillo ménage viene improvvisamente turbato da un evento doppiamente trasgressivo: Ann Davis, la giovane moglie di un loro amico e ospite, venuta a raggiungere il marito dall'Inghilterra, intreccia una relazione d'amore con Gideon Shibalo, un artista nero e militante nazionalista. Il rapporto tra Ann e Gideon scatena in Jessie e Tom, ma soprattutto in Jessie che nel romanzo è il vero centro di consapevolezza, sentimenti contrastanti. Senza volerlo, Jessie si trova poco a poco coinvolta in questa relazione che la costringe a interrogarsi sulla sua identità di bianca "liberal" imponendole un confronto non cercato, forse mai veramente voluto, con una diversità finora accettata perché contenuta negli schemi regolati del lavoro e della subalternanza. Jessie si sente minacciata fin nei recessi più profondi del suo io oltre che violata nella propria tranquillità domestica: "Cosa s'aspettava da lei Gideon Shibalo? Devi sempre far qualcosa per loro, poiché loro non sono in grado di far nulla per te. Significava, questo, forse che non vi fossero limiti? Che non si fosse autorizzati a tracciare una linea di confine, nell'ambito del privato? Dato che lui non ha una vita sua, qui fra noi, devo dargli io la mia?" (pp. 201-2) Ma la comprensione dell'altro (e poi anche di sé) deriva da occasioni di reale comunanza. Gideon è un personaggio elusivo e inquieto, circondato da un'aureola di ambigua notorietà tra i bianchi, forse più per le sue relazioni amorose che per i suoi quadri o per la militanza politica. Nemmeno Ann cerca di capire la sua identità. Lei lo ama per istinto, mentre Jessie in realtà diffida di lui. Eppure sarà Ann a lasciarlo ripartendo all'improvviso con suo marito per l'Europa, mentre Jessie riuscirà a capire che il vero bisogno di Gideon è semplicemente quello di essere trattato come un uomo: "Non soltanto un negro, messo in disparte, su una panca speciale, in una stanza speciale, bensì un uomo" (p. 251) J essie e Tom sono alla fine costretti a riconoscere che il loro comportamento era un'impostura: essi credevano nell'integrità • Nadine Gordimer a Johannesburg {foto di Paola Agosti). l dei rapporti personali contro la distorsione delle leggi e della società. Ma ciò non era possibile: "Fintanto che la legge restava immutata, nulla poteva arrecare integrità ai rapporti umani" (p. 275). Il titolo del libro allude dunque a molto di più che non la relazione tra una bianca e un nero. Il vero confronto, la vera occasione d'amore è quella tra Jessie e Shibalo. Il lento processo di maturazione di Jessie è descritto dall'interno, registrato in ogni movimento impercettibile ma rivelatore dei suoi stati d'animo. È questo scrutare con occhio libero da sentimentalismi e ideologie che dà alla scrittura di Gordimer quel carattere asciutto e preciso che la caratterizza. Anche quando parla della lotta politica, quando mostra Gideon in mezzo ai compagni, riesce a vederne le difficoltà lucidamente come dall'interno della sua coscienza: "La lotta era, il più delle volte, come lo zampettare d'uno scarafaggio ribaltato sul dorso. Confusa, affannosa, lenta come la storia, cieca, impacciata dall'ignoranza, tutta sussulti e strappi, soffocata, insopprimibile ... a quella lotta lui apparteneva, e la sorte di essa era la sua sorte." (p. 176) In realtà scrivendo agli inizi degli anni sessanta, la lotta non poteva apparire diversamente; Gideon non poteva che essere fin dall'inizio un personaggio "segnato" dal colore della sua pelle. La situazione è capovolta in Luglio (Rizzoli, pp. 177, L. 16.000), dove è la famiglia bianca a doversi sottrarre alla violenza nera, a fuggire affidandosi al servo di casa, "il principe-ranocchio, il salvatore, Luglio". I venti anni che separano i due romanzi ne spiegano in parte la logica diversa: nel primo l'apartheid appariva come una realtà immutabile anche se aberrante; il secondo, scritto nel 1981, dopo i moti di Soweto e l'indipendenza delle colonie portoghesi ai confini del Sud Africa, descrive una situazione che, per quanto inventata, è pienamente plausibile. Johannesburg è sconvolta dalla guerriglia urbana: tumulti, incendi, scioperi. I bianchi e le loro case sono in pericolo e Maureen e Bam Smales, bianchi sudafricani liberali, affidano se stessi e i loro tre figli a un malcerto veicolo - il bakkie giallo - e al loro servo nero Luglio che li ospita clandestinamente in una capanna di fango del suo villaggio al di là della boscaglia. Le condizioni di vita, al limite delle possibilità di sopravvivenza per una famiglia bianca, ma che rappresentano la norma per migliaia di neri del Sud Africa, sono emblematiche di quello che potrebbe accadere nella fase che Nadine Gordimer chiama dell'interregno - tra due forme di potere, tra due

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