se ci pensate, un romantico è una persona che fa di se stesso il mondo. Non si trovano romantici che vivono in comunità. I romantici si costruiscono i propri castelli; certo non vivono nelle cooperative agricole. E a/l'inizio Joe si costruisce il suo castello. Sì, quindi il romantico, o almeno la sua versione americana, è strettamente connesso all'individualista, all'uomo d'azione, che si muove, che fa fortuna, il creatore, l'artista. Da un punto di vista mitologico è quindi una figura centrale, rappresentativa dell'energia di questo paese. Eppure Joe proviene da una classe che è nella migliore posizione per capire i limiti della società e lottare per cambiarla, invece si identifica con essa. C'è un punto in Ragtime che si riferisce proprio a Joe, quando Emma Goldman dice: "Com'è che la gente non si ribella, che non cambia le cose? Perché la gente è incoraggiata a identificarsi in coloro che la opprimono". Ed è così. La gente li sogna e vicariamente vive le loro vite e la loro gloria. È qualcosa che si può verificare ogni giorno nei rotocalchi. Qual è quindi la debolezza di Joe? Joe è l'uomo medio e in un certo senso segue la corrente e si identifica col potere e la ricchezza: qual è la sua debolezza? A/l'inizio del romanzo sembra non volersi mischiare a un certo tipo di società. ma alla.fine cede. Da una parte, dato che comincia come un potenziale rivoluzionario si può vederlo come un perdente, dall'altra, da un punto di vista sociale, è un vincente... Be', Joe sa come sopravvivere. Lo sa. All'inizio del libro salta su un carro merci fuori New York, va giù verso i posteggi che un tempo erano sulla 34a strada nel West Side. Sale sul vagone e poi, quando si ferma, si rende conto di non essere solo. E dopo, nel Jersey, mentre sta aspettando un altro treno per saltarci sopra, si accorge che intorno a lui dozzine e dozzine di altre persone stanno facendo la stessa cosa. Così Joe, quando vede gli altri correre per prendere lo stesso treno, si allontana. Lui va dove non c'è competizione. È un solitario, anche all'inizio del libro non fa quello che fa la folla. La sua destinazione era la California, ma, quando si accorge che è la stessa di tutti gli altri, decide di non andarci. E com'è che allafine Joe, prima cosl diverso da tutti quanti, diventa la somma delle varie esperienze altrui? Metaforicamente, questo è il successo. Se consideriamo la società come una forza Mandy Patinkin, lena Greco e flan Mitche/1-Smith del tutto impersonale, una sorta di forza primigenia, bisogna concludere che essa nel film di Lumet. crea ciò di cui ha bisogno per perpetuare la sua esistenza. Questo è esattamente quello che succede. ,. ,. In Il lago delle strolaghe compaiono numerose inserti con poesie e brani scritti nel linguaggio dei computer. L'insieme farebbe pensare a una struttura narrativa particolarmente frammentaria. Lei cosa ne dice? Non si organizza niente in anticipo, non si decide a priori se qualcosa deve essere fatto in un certo modo. In realtà la poesia Loon Lake di Warren Penfield è stata la prima cosa del romanzo che ho scritto. L'ho composta con l'idea di cercare di scrivere una storia che dipendesse dal suono e dal ritmo delle parole, e che si dovesse leggere più ad alta voce che a mente. Questa era la mia idea originaria. Fu soltanto in seguito che decisi di fare di Warren Penfield l'autore di quella poesia, proprio come ho fatto di Daniel l'autore di quell'intero libro. È come mettersi da parte e accordare piena autorità a uno dei personaggi che invento. E siccome quella fu la partenza del libro, e quelle immagini e quella scena mi interessavano tanto, non ho potuto fare a meno di inserirle quando Il lago delle strolaghe è cominciato a diventare un vero e proprio romanzo. Così ho immaginato che, nel corso della sua vita, Warren Penfield non avrebbe scritto e dato a Joe solo una poesia, ma un libro intero. E alla fine, dato che Warren era stato in Giappone, ho pensato che avrebbe scritto sul Giappone. Ecco quindi che compare la poesia giapponese, che è un pezzo davvero anomalo, credo. E che mi piace. E ancora una volta quello che conta è il suono, il suono delle parole. E mi piace l'idea dei versi spezzati, l'idea di dare ai versi sulla pagina un peso diverso da quello di un brano di prosa. È un procedimento che mi piace davvero molto. È sorprendente come al termine del romanzo ci si renda conto che tutti i frammenti e gli inserti del libro sono intimamente legati. Ma siccome questo lo si scopre solo alla fine, è difficile da capire. Sì, è difficile. E questo probabilmente spiega perché Il lago delle strolaghe, fra tutti i libri che ho scritto, è quello di cui la gente mi parla di più. 73
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