Linea d'ombra - anno II - n. 8 - febbraio 1985

pio questo mito. Be', il cowboy americano, il cui mito culminò con John Wayne o persino con Ronald Reagan, fu una creazione della stampa che stava cercando di inventare storie per i suoi lettori rimasti nell'Est nell'ambito di una industria giornalistica già competitiva, perché a quel tempo nelle città non c'erano solo uno o due giornali, ma dozzine. È risaputo che fu Ned Buntline, scrittore di racconti popolari, a a inventare Buffalo Bill, uno dei primi eroi del West. Buffalo Bill era un ubriacone, un esibizionista e un truffatore. Ned Buntline lo trasformò in un grande eroe. Nel West i cowboys si trascinavano nel fango, vivevano di espedienti e non-venivano pagati. Per un giornalista del West la cruda realtà di questi uomini non era così interessante da farne dei personaggi romantici, senza legge, in grado di difendersi e affrontare qualsiasi situazione senza l'aiuto di nessuno. In realtà i cowboys lavoravano sodo ed erano sfruttati dai proprietari dei ranch. Una cosa è sempre stata omessa dalla "'filmdeSJDNEYWMET loro storia: molti erano neri. Questo non s'è mai saputo fino a che qualcuno non ha preso in mano vecchi documenti scoprendo che moltissimi neri dopo la guerra civile si erano spostati a Ovest ed erano diventati cowboys. Quindi la mitologia può essere ~ una forma di oppressione e, infatti, continua a generare idee e valori che mantengo- ~ 4'f"-no costantemente sottomessi alcuni gruppi sociali. Così lo scrittore che affronta la mitologia e assume una posizione critica qualsiasi, sia egli subdolo, pieno di rabbia o · profetico, cerca comunque di introdurre una qualche realtà in questi miti, di suggeriManifesto francese del film che Sidney Lume/ ha tratto da LIlibro di Daniel (1983). re una qualche verità sulla quale val la pena di far luce. In che modo /afavola di Ragtime, cioè il racconto di Coalhouse Wa/ker, si inserisce nell'idea della storia e del mito? La storia di Coalhouse Walker dimostra l'applicabilità di un altro mito alla nostra cultura moderna. Originariamente quella era una storia accaduta credo nel XV o XVI secolo in Germania a Michael Kohlhaas; scoprire che è una storia appropriata anche ai nostri tempi e al nostro paese è come affermare l'esistenza dell'altro lato di questo mito: l'opposto dell'uomo bianco di successo è l'uomo nero ingiuriato e offeso. È l'altra faccia della stessa medaglia. Uno scrittorepost-moderno? Si considera uno scrittore post-moderno? Sì, perché non c'è niente di più nuovo! Penso di essere post-moderno perché uso, per esempio, alcune scoperte moderniste a fini tradizionali, a fini narrativi. Ma anche per il riconoscimento, magari inconscio, di alcuni principi strutturalisti, per il mio modo di fare letteratura, di restare, nel mio lavoro, a un passo dal coinvolgimento diretto, autobiografico. Credo che questo sia postmoderno. Penso che in un modo o nell'altro molti scrittori confidino in uno scrivere tecnicamente molto più consapevole di quanto non facessero i modernisti. I suoi romanzi, dal punto di vista strutturale, sono diversi dai romanzi di RobbeGrillet. Dal punto di vista della struttura narrativa tenderemmo a non considerarla un post-moderno. Be', se consideriamo Robbe-Grillet dal punto di vista strutturale, io lo metterei con i modernisti, perché il concetto dello sviluppo narrativo elaborato dal Nouveau Roman ha molta più incisività nella teoria che nell'esecuzione pratica. Voglio dire, io non riesco a leggere quella roba. Proprio non ci riesco. Mi sembra che l'idea di un modernista venga rappresentata dalla prosa di Beckett, per esempio. O dall'idea della perdita d'identità, l'idea della non-esistenza di un personaggio, quella specie di deserto. solipsista in cui l'individuo può venire a trovarsi. Se uno scrittore accetta quest'idea, non c'è altro da esplorare. Può solo fermarsi e smettere di scrivere. Per postmoderno io intendo post-esistenzialista; essendoci spinti alle soglie del deserto, dobbiamo tornare indietro e ricominciare seguendo una nuova direzione, usando le scoperte e le conoscenze dei modernisti per dare una nuova forma alle nostre esperienze passate, cioè al nostro tempo storico e alla nostra vita sociale. È in questo senso che io mi definirei un post-moderno. Il lago delle strolaghe Vorrebbeparlare un po' di Il lago delle strolaghe? Lei ha dichiarato di non essersi reso conto di quanto complesso fosse il suo romanzo, tanto che la maggior parte dei critici e dei traduttori l'hanno trovato difficile da analizzare. Perché? Penso che la chiave del problema stia nel fatto che l'identità del narratore venga lasciata nell'ombra. Sembra ci siano sequenze inesplicabili attribuibili a diversi punti di vista. Innanzitutto il nesso che lega Joe Paterson a Warren Penfield non è immediatamente evidente. È infatti soltanto implicito e anche questo viene fuori in segui71

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