POESIE Mito De Angelis Guardia seconda La coperta, la sua forza, mentre crescevamo. O gli occhi che ieri furono ciechi, oggi suoi, ieri l'inseparabile. Le fiale, il riso in bianco diventano l'unico mondo senza simbolo. Materia che fu soltanto materia, nulla che fu soltanto materia. Vegliare, non vegliare, poesia, cobalto, padre, nulla, pioppi. Ronefor Una spinta, un buco di carne o aria che per caso - sempre mi trova qui a Sesto, nei suoi lezzi e nella sua essenziale forma. Nessun uomo saprà imbrattare la salvezza di questa India che mi ossessiona: non è una vela né un mantra, certo, ho già fatto chilometri verso nord, ho già saputo che morirò in periferia, con l'intelligenza minerale e un gettone per tacere: ma ciò che soffrivo non ero io, né la vetta offuscata toglie ai viandanti il loro slancio alla civiltà. Vomito e cielo, quando si incontrarono, stupendosi, in noi. Quella volta guardai bene. Infamie minute, i grandi stili dell'industria, il gas del pomeriggio... era la stessa attenzione al finimondo e ai soldi che mancavano, con le mani scrutate e le spalle nel nulla, nella casa, e nell'ora conosciuta da tutti, quel dialetto preciso, quando enuncia le mie probabilità e non mi guarda. Dal volume Terra del viso, in uscita presso Mondadori. Ritrovo una sintassi Ritrovo una sintassi nei secoli già studiati dimenticando sia le donne in penombra sia le nubi: è forte plasmare in sogno ciò che l'idea abbraccia, nessuno può violare un sogno ereditato. Ecco gelarsi, nel torace, le corse infantili e alte che esso stesso contenne. Fermo gli occhi sulla segnaletica stradale, sulla silenziosa forza d'urto che restituisce a quel teatro la sua paura di morire. Nella storia Come si ode la pietra, come te, gli inverni. Silenzio. Il drappello sta passando, un uomo per volta. Tu che compi l'esecuzione tu., trucidato che schivi. Ascoltando l'ululo, l'anfora addormentata, essa stessa quando si spaccò... scendi, tocchi i casolari, la rara gioia del paradiso e tutta la scarpata si riempie della cicuta ancora verde mentre i cardellini mostrano le ossa nel fruscio della nostra morte. Con le spalle che combatterono, impolverato, falcerà lo strapiombo. Sarà valoroso. Non esitare. Come fitte di luce, tutti gioiscono a cena, inazzurrita, una volta.
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