Linea d'ombra - anno II - n. 8 - febbraio 1985

Alberto Savinio, Reve neptunien (1928). sbaglia. La vera redenzione di Carlo Lorenzini era un'altra: passare egli stesso, da piccolo burocrate della prefettura di Firenze, e socio di un clubino, e frequentatore del marciapiede dinanzi al Bottegone, a ciò che in segreto, nella sua profonda verità, egli era: un burattino di legno; e rientrare, fra squilli di trombe, e canti, e volante scampanio, fra i suoi simili, fra i suoi fratelli, tra i figli e sudditi di Mangiafuoco. l':1 iù esplicito il caso di Lewis Carroll. Egli, apparente- .. mente, era il reverendo Charles Lutwidge Dodgson, tutor del collegio di Christ Church di Oxford: effettivamente, era una bambina: una perpetua bambina: una bambina che non superò mai la condizione di bambina: una bambina che non solo non diventò mai uomo, come voleva dare a intendere il reverendo Dodgson, ma nemmeno adulta. Anche Dodgson scrisse l'autobiografia di se stesso bambina (Alice nel paese delle meraviglie), come Carlo Lorenzini scrisse l'autobiografia di se stesso burattino (Pinocchio); ma, diversamente da Lorenzini, che nascondeva la sua personalità (e forse la ignorava) di burattino di legno sotto una nera e squallida personalità di censore teatrale, il reverendo Dodgson non nascose mai la sua personalità di bambina, e visseda bambina, in mezzo alle bambine. Evelyn Hatch, biografo di Lewis Carroll, raccoglitore e editore delle lettere che il reverendo scriveva alle sue amichette (lettere che, pochi mesi fa, il mio amico Parisot ha pubblicato STORIE/SAVINIO presso Robert Marin, editore in Parigi), dice che l'inclinazione che il reverendo Dodgson aveva per le ragazzine, became more and more of a hobby, voltò sempre più alla mania, via via che il reverendo avanzava in età. Perché mania? Lewis Carroll ritrovava se stesso: chiariva se stesso. Invecchiare è ritrovare sempre più se stessi, chiarire sempre più se stessi (a condizione d'invecchiare bene), diventare sempre più quello che veramente si è; finché Erasmo da Rotterdam, che per tutta la vita, da umanista pignolo, aveva parlato latino, in punto di morte ritornò alla sua vera lingua, e invocò Dio in olandese. Prendo dalla cristallina prefazione di Parisot a Lettres à des enfants: Dovunque andasse, il reverendo Dodgson faceva amicizia con le ragazzine. Le sceglieva fra le più belle. Le sue amicizie infantili arrivarono presto al bel numero di 100. Allestì sopra il suo alloggio uno studio di fotografo. Travestiva le sue amichette ora da cinesine, ora da piccole turche, ora da contadinelle bulgare, ora da figlie di pescatori, ora da piccole mendicanti, scalze e le spallucce nude. Le metteva in posa. Le fotografava. Invitava le sue amichette a prendere il tè a casa sua. Organizzava in loro compagnia merende in campagna, viaggetti a Londra. Le bambine diventate grandi, il reverendo le abbandonava. Non sopportava i maschietti. E come poteva lui perpetua bambina, continuare l'amicizia con un'adulta? Questi due testi sono stati pubblicati nel "Corriere della Sera" del 25 settembre 1945 e dell'II giugno 1949. Copyright Eredi Savinio. 29

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