INNOALPIEDE ECELEBRIF ABE Alberto Savinio INNOALPIEDE l:l . \ onna io non conosco che non preferisca andare in veicolo anziché a piedi. Sola ragione di dissidio fra me e le donne. Andiamo d'accordo in tutto. lo capisco loro, loro capiscono me. Nessuna divergenza ci separa, né di ordine pratico né di ordine morale. Ma loro amano farsi trasportare, io amo trasportarmi da me. Seduti, mi pare di veder attuata quell'alta forma di civiltà, nella quale uomini e donne vivono in armoniosa eguaglianza. Non appena ci ritroviamo in piedi e nella necessità di percorrere a piedi una distanza superiore ai trecento metri, il mio femminismo è messo a dura prova. Alla necessità di fare a piedi una distanza anche piccolissima, alcune donne sgranano gli occhi di stupore, quasi avessero a traversare lo Stretto di Messina a piedi, a imitazione di San Francesco di Paola, il quale, quanto a sé, non traversò lo Stretto di Messina a piedi, ma ritto sul proprio mantello trasformato in zattera. Aggiungo che questo tipo di donna totalmente sedentaria, totalmente "decubitale", va rapidamente scomparendo, anche presso le popolazioni più retrive, sotto l'incalzare della donna che, per necessità di lavoro, si è abituata a forme di attività maschile e a servirsi dei propri piedi; ma aggiungo anche che servirsi dei propri piedi per necessità di lavoro, non basta a far acquistare il senso "mentale" della locomozione pedestre. Sono, le donne qui sopra, le più molli, le più passive, le più mammifere, le più adagiate, le più vegetanti, le meno sorrette da una coscienza propria e da una propria volontà, le più irresponsabili: che non mòvono passo, non dicono parola, non formulano pensiero che non rifletta il passo, la parola, il pensiero altrui: che non sanno vivere fuori del raggio vitale di un maschio: che, se non trovano aiuto, rimangono con un braccio levato e infilato per metà nella manica del mantello, morbide e tèpide statue di carne. Le nostre donne sono in piena evoluzione. L'orientalismo si va sciogliendo, che le teneva immobili e grevi come vitelli marini sdraiati all'avaro sole dell'Artide: ma sono tuttora deboli di gambe. È nei piedi la nostra indipendenza. È nei piedi il nostro senso della responsabilità, profondissimo tra i sentimenti umani. Noto con disappunto nella donna una persistente dubitazione: "Non so se fare ... ", "Non so se dire ... ". È nei piedi la nostra coscienza. Pensiero, parola, atto dell'uomo che cammina, differiscono essenzialmente dal pensiero, dalla parola, dall'atto dell'uomo che non cammina. C'è interdipendenza strettissima tra cervello e piedi. I nostri piedi sono molto più che gli strumenti della nostra autonomia fisica: sono gli strumenti della nostra autonomia morale. Nietzsche diffidava dei pensieri "che vengono in poltrona". (Meglio, che vengono mentre siamo in poltrona; altrimenti può sembrare che i pensieri stessi "vengono in poltrona", su poltrone a rotelle comodamente, il che, in fondo, non è da esdudere.) Cfr. "arriver dans. un Jauteuil", locuzione usata sui campi di corse di Franc:i)ì ((uri), per indicare che il cavallo arriva al traguardo senza ~forzò. Che fosse la mutilazione dei piedi delle donne giapponesi, equivalente della castrazione dei giovinetti destinati a cantar da donna, l'ho capito meglio guardando anni sono nel chiostro del convento di Praglia, nei colli Euganei, ove Antonio Fogazzaro si ritirava a pregare e a meditare, un corvo cui erano state mozzate le ali, e il quale, tolto al suo elemento naturale, salticchiava, ridicolo e impotente, sul muretto del chiostro, dando di sé spettacolo di una infinita tristezza. Una notte mi dovettero trasportare d'urgenza in una clinica. Traversai Roma notturna in posizione orizzontale, coricato in una vettura della Croce Rossa. Più che per il dolore fisico, soffrii per il dolore morale di quella condizione assurda e umiliante. Che animo era quello dei Re Fanulloni, che alla vista dei propri sudditi, andavano in giro coricati su carri trainati da buoi? Che animo era quello di Petronio, arbitro dell'eleganza maschile, che si faceva trasportare al Foro in lettiga? Che animo era quello del signore del Settecento che si faceva portare a teatro in portantina? Penso alle deformazioni mentali, determinate da speciali posizioni del corpo. La scrittura di Proust, piana e distesa, fluviale e meticolosa, che "rade" la superficie ma non scende in profondità, è determinata soprattutto dalla posizione di decubito. Venti anni fa, fera una sciatica mi tenne coricato per alcuni mesi. Scrivevo a letto. Un giorno, con raccapriccio, m'avvidi che prousteggiavo. Effetto del peso della testa sul cervelletto? Effetto dello sguardo "radente" dell'uomo coricato? ... La risposta ai tecnici. Albert Thibaudet nota che alcuni caratteri della fantasia di Rimbaud gli venivano dallo stare supino nei campi a guardare le nubi che gli passavano sopra. Ed era camminatore, Rimbaud. Lui, che, a imitazione di Ulisse, di Enea e di Dante, scese tra gl'inferi, e chiude una sua prosa, Démocratie, su questo gagliardo incitamento podistico; "En avant, route!". Possiamo pensare i sonetti e le canchiusa? (È, Petrarca, il numero uno nell'elenco degli alpinisti e scalatori.) Possiamo pensare le ottave dell'Ariosto, fuori da lui che, un giorno, se ne va, in ciabatte, da Ferrara a Mantova? Camminare è una scienza. Come mai non si pensa che camminare è necessario, e necessario è dunque imparare a camminare? Un paragrafo delle Leggi di Manu dice: "Prima d'impalmare la donna che il tuo cuore ha scelto, bada che abbia il passo dell'elefante giovane". Ci sono uomini che sanno camminare, e uomini che non sanno camminare. Interi popoli non sanno camminare. Del francese si diceva che ignorava la geografia; e anche la geografia si impara camminando. Imparare a camminare, per acquistare il senso del ritmo. La scienza del camminare fa parte dell'educazione musicale ed è la forma elementare della danza, restando inteso che, in una civiltà altissima, tutti saremo danzatori. L'uomo che non cammina si trasforma in fantasma. Esempi di uomirµ-fantasmi: Napoleone III, Franklin Delano Roosevelt. Napoleone I aveva le gambe più corte di Napoleone III, ma sapeva camminare. Le sue vittorie sono effetto della sua scienza di camminatore. Napoleone III lo vediamo o nell'alcova, o col figliolino in braccio, o su un cavallo decorativo alla Carlo Vernet, oppure en calèche. (In italiano: calesse, sostantivo maschile). , All'automobilista le gambe a poco a poco si ammolliscono,
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