Linea d'ombra - anno II - n. 8 - febbraio 1985

Vitezslav Nezval bestemmiava la morte e lei se ne vendicò. Quando morì una Pasqua inaspettatamente, come se l'era augurato, uno dei rami forti si troncò all'albero della poesia. La morte non sfiorava nemmeno nel pensiero Frantisek Hrubin. · Dapprima non riuscivo a indovinare dove scoprisse le cantilene dei suoi versi, ma a lui bastava mettersi in ascolto dell'acqua sorridente di una chiusa sul Sazava. Holan moriva a lungo. Spesso il telefono mi cadeva dalla mano. In questa maledetta voliera del mondo sparpagliava i suoi versi con disprezzo come brani di carne insanguinata. Ma gli uccelli ne avevano paura. La morte pretendeva un'umiltà, un'umiltà che lui non conosceva e fino all'ultimo istante contro la morte si batté furiosamente. L'angelo che gli sollevava le braccia quando disfatto giaceva, seduto al bordo del suo letto piangeva. Jaroslav Seifert {foto Camera Press 1984/agenzia Grazia Neri). Gli orecchini di corallo Tutto ciò che da noi parte e si sprofonda nel passato perde per strada parecchie delle sue qualità. Il male impallidisce, il peccato è scordato il vino si fa aceto ' e i baci che si sono fissati sotto il cielo si tramutano in canto. Quando sentivo voglia d'un tuo abbraccio m'inventavo dei versi. ' Andavo su e giù per la stanza e li dicevo alla finestra vuota. Ah, quei versi! Non eran troppo esperti, ma erano pieni di un desiderio inestinguibile e di favole appassionate. Tu mi premevi la mano sulla bocca per farmi stare zitto e con accanimento difendevi i tuoi sorpresi orecchi, mentre io già erravo con la punta della lingua nei loro meandri di rosa come in un labirinto. Dormivo con te sul cuore e non mai sazio aspiravo il profumo della tua pelle ardente. I sogni che arrivando di nascosto s'impadroniscono nel buio di chi dorme avevano il colore dei tuoi occhi. Erano azzurri. E sulla mia fronte lenti gocciolavano gli appannati coralli dei tuoi orecchini come le gocce d'una ceralacca. Quando adesso mi racchiudo nelle mani la mia faccia di vecchio, sotto le dita esattamente scopro al tatto il contorno d'un teschio. Mai mi veniva in mente, mai mi prendevo la testa fra le mani. E il prepotente desiderio d'essere, sia pure senza gioia, sia pure senza speranza e senza uscita, continuamente aggancia le ali nere all'angoscia del non essere più. Pure quando davvero morirò, anche dal silenzio della terra sempre singhiozzerà incontro ai tuoi passi il mio amore. POESIA/SEIFERT 25

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