Linea d'ombra - anno II - n. 8 - febbraio 1985

--. ' Pasolini bambino (dal volume "A vec !es armes de la poésie... ", La Maison des Cultures du Monde, Parigi, e Garzanti, Milano, 1984). LETTERAESILVANA Pier Paolo Pasolini (Casarsa, 1948) Carissima Silvana, tu hai detto a Lerici che ormai noi due abbiamo meno bisogno di parlare. Sì, indubbiamente hai ragione, ma perché ammetterlo? Ho provato molto spesso che quando non ho più un sentimento o un bisogno, posso fingerlo: e non è ipocrisia, ma abilità. Si tratta di una specie di interregno in cui io, come reggente, prendo il potere; poi, quel sentimento o quel bisogno ridiviene adulto e allora ricomincia a regnare lui. S'intende che abilità simili non si applicano se non ne vale la pena; e credi che la nostra amicizia non ne valga la pena? Io credo di sì; per quel che riguarda il passato tu rappresenti per me alcune delle ore più limpide della mia vita, e, soprattutto, la mia unica confidenza; per quel che riguarda il futuro ... Non facciamo delle previsioni e non sfruttiamo la nostra "esperienza", è sempre possibile che un po' di pazzia ci sia restata. Quando ci siamo incontrati, abbiamo parlato poco, con tutto quel Lerici intorno; del resto non potevamo pretendere di costituire artificialmente il calore necessario, e siamo vissuti di rendita. Però che cosa stupenda quel mare e quegli odiosi narcisi! Sono quasi due mesi dacché ci siamo visti, ma ti assicuro che mi sembra un'eternità. Forse per quel leggero cambiamento che ho visto in te o nella vita della tua famiglia (il figlio di Ornella, Luciano divenuto "grande" e deluso). Qual è il tuo cambiamento? Forse assomiglia al mio; sai, quell'esperienza di cui parlavamo, ma non ne sono molto sicuro, perché malgrado tutto noi due siamo molto diversi. La mia malattia consiste nel non mutare, mi capisci, vero? E allora se c'è in me qualche cambiamento è puramente superficiale, e si tratta di uno scadimento morale (ma allora dovremmo fare un altro discorso) ... ma no, neanche in tal caso potrei giurare su una essenziale importanza di tale scadimento. Ho perso molti scrupoli e molte timidezze; ho imparato per esempio a fare l'amore senza amore e senza rimorsi. (Ecco, infine confessato, il mio cambiamento). "Divenire felici è un dovere" (Gide), questo è stato l'unico dovere della mia vita, e l'ho compiuto con accanimento, lo strazio e la malavoglia che "il dovere" comporta. Che miserabile questo tuo amico, eh Silvana? Tu invece sei effettivamente un poco mutata, e sapessi come ti invidio! È ormai quasi un decennio che tu rappresenti per me una specie di Modello di purezza tanto più autentica quanto più abitudinaria e congenita. Ora ti vedo allontanarti per una strada pervasa da una specie di luminosità accorata, dove io mi perderei, timido e sacrilego. No, non c'entra più il complesso d'inferiorità o il mio eros maniaco, sono cose scontate e divenute humus, sottobosco, dati senza più valore diretto; è l'individuo che io ci ho costruito sopra, e che in fondo avrebbe anche potuto essere un capolavoro, che non mi accontenta. Possibile che il trovarsi fuori dalla pura funzionalità della natura non provochi, alla fine dei conti, che una nostalgia per la natura? Bah, non parliamo di ciò, ti annoi. Tornato a Casarsa la mia vita solita mi ha ingoiato. Come un sasso caduto nell'acqua ho schivato qualche onda concentrica, poi la superfice _siè completamente distesa. Sotto l'acqua vivo di deliziosi sotterfugi, perfetèamente felice di essere nascosto. Faccio scuofa, ho grandi programmi (un teatro e un'infinità di faccende parascolastiche: il Provveditore ha deciso di fare della scuola di Valvasone una specie di scuola sperimentale). Lavoro molto anche in campo politico; come sai sono segretario della Sez. di San Giovanni, e ciò mi impegna molto, con conferenze, riunioni, giornali murali, congressi e polemiche coi preti della zona che mi calunqiano dagli altari. Per me il credere nel comunismo è una gran éosa. · Quanto alla mia vocazione letteraria, la mia vena è fin troppo abbondante, i soliti versi in friulano e in italiano, un po' di critica e il romanzo che continua a tenermi occupato non so dirti con che batticuori e che altissime ore di impegno. La domenica mi diverto; ora il tempo è bello, tutta una piaga azzurra. Domenica tornerò a Malafiesta. Trepidazione e ghigni. · Ora, cara Silvana, attendo una tua lettera. Bada, mi bastano anche due righe: cosa fai tu, che ne è di Fabio, come stanno i tuoi. Con tutto il male che ti ho detto di

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