Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

90 INCHIESTA/LA PORTA,SINIBALDI Eventuali, appunto: perché poi lamentare solo la sordità degli editori non è sempre giusto (e non è mai sufficiente). La scommessa su cui questa rivista ha per esempio fondato almeno in parte la sua esistenza è che produzione letteraria giovanile ci sia (continui a esserci, riprenda a esserci). La scommessa non è affatto perduta, e lo testimoniano i numeri pubblicatifinora, i debutti che "Linea d'Ombra" ha ospitato, la conferma di buoni giovani scrittori. Ma in generale, al di là dei testi pubblicati, se la quantità del materiale che la redazione di "Linea d'Ombra" ha ricevuto in questo anno e mezza è stata enorme (fino, in certi momenti, al terrore, al panico per l'impossibilità di rispondere a tutti, come promesso) per la qualità il discorso è un aliro. Piu complesso, protemmo sbrigativamente - e un po' ipocritamente - dire. Ma il punto è, invece, proprio che la qualità è molto inferiore alla quantità; piuttosto bassa è in particolare l'originalità di queste prove letterarie;pesante è la componente di imitazione passiva di modelli letterari ben conosciuti (e spesso già consumati, secondo noi). Cosi dal punto di vista dei rapporti tra letteratura o immaginario giovanile, viene da dire che prima di preoccuparci della colonizzazione dell'immaginario giovanile da parte di altri mezzi di comunicazione e altreforme artistiche, bisognerebbe preoccuparsi della colonizzazione dell'espressione letteraria, della mancanza di autonomia culturale e artistica che lascrittura spesso rivela. I due aspetti non sono ovviamente slegati. La letteratura (ma diciamo piu precisamente la scrittura e la lettura) è una dimensione e una pratica sempre piu marginale nell'esperienza delle giovani generazioni. Proprio questa marginalità riduce la tensione e gli spazi per la ricerca e la sperimentazione e favorisce dunque l'irrigidirsi dei "modelli". Si conosce, insomma, poca letteratura, la solita (grosso modo Handke, Borges, le varie versioni italiane, del "realismo") e solo dentro questo orizzonte ristretto apparepossibile scrivere (posto che le altre grandi forme di esperienza culturale e paraculturale giovanile - la TV, la musica d'evasione, il fumetto - o inducono al silenzio della scrittura, o comunque non hanno finora esercitato molta influenza sui'1-zodi n cui si scrive). I molti giovani che non scrivono e i molti che scrivono senza originalità, sono insomma egualmente espressione (e vittime) di una cultura.conformista, monolitica, irrigidita, senza vitalità. Però la resistenza di questa vasta e spontaneaproduzione letterariaè unfatto importantissimo. Non può essere sottratta a un giudizio di valore (e con severità un po' schematica e provocatoria abbiamo provato a darlo) ma richiede anzitutto di essere registrata per quello che significa. Allora: musica, TV, fumetti, computer e videogames non cancelleranno la scrittura? La risposta è complessa, ma è "no". Non nel senso che tutti questi mezzi, strumenti e modi, migliorando la versatilitàmentale delle giovani generazioni, miglioreranno anche i loro rapporti con la letteratura, come ha sostenuto qualche scriteriato apologeta. Non si può fare tutto: la TV "ventiquattro ore su ventiquattro", le magie del persona! computer e tutto il resto escludono la lettura e la scrittura, tolgono loro spazio e motivazioni. Ci sembra sciocco (e sospetto) trascurare questo semplice dato materiale. Il punto è un altro. Anzitutto l'espansione di tutte questeforme che qui abbiamo voluto presentare come alternative alla lettura e alla letteratura è vicina a toccare il suo tetto massimo, per invadenza e superficialità: eppure si legge e si scrive ancora. E poi c'è un dato più profondo. La situazione delle giovani generazioni è complessa e per lo più amara; lasituazione del mondo che hanno di fronte è drammatica. Né la videomusic né la letteratura sanno ferma re la bomba; ma la letteratura (quasi solo la letteratura, purtroppo), appare in qualche caso, in qualche raro caso, all'altezza di quell'interrogazione radicalesul proprio destino che proprio questa situazione angosciosa e pericolosa richiede. Non è questa una fiducia "apocalittica" sulle possibilità della letteratura di riconquistare (se mai lo ha avuto) un rapporto fertile con la sensibilità giovanile; è la constatazione dei limiti che la sensibilità giovanile - come oggi èformata dai prodotti di cui si nutre - ha nel rapportarsi col mondo. Su questa insufficienza la letteratura può intervenire. Certo, occorrerebbe una letteratura diversa; ma questo è tutt'un altro discorso. 3. Dato che non esistono piu opinioni privilegiate né dal punto di vista politico né da quello narrativo, e dato che non c'è piu nessuna omogeneità precostituita tra chi narra e chi ascolta, oggi lo scrittore "giovane" deve partire rigorosamente da sé, non può parlare piu a nome di qualcos'altro, deve contare solo sulle sue forze, cercarsi(sempre se ne ha voglia) destinatari non prevedibili, dai contorni sfoca ti forse diversi e distanti da lui. Aumenta dunque la "parte" della scommessa, della difficoltà della comunicazione, dell'avventura solitaria, del rischio dell'inutilità. Al centro della nostra attenzione vogliamo porre oggi i modi e leforme diverse con cui alcuni scrittori affrontano questa mutata situazione. La piccola inchiesta che pubblichiamo è un primo passo in questa direzione. Per questo non riguarda solo quegli autori che in questi anni sono stati indicati come esponenti della "letteratura giovanile". A parte il fatto che in questo campo appare comunque arbitrarioporre dei limiti anagrafici rigidi (fino ai 35? fino ai 30? e perché non fino ai 25?), già nella scelta degli autori cui sottoporre il questionario, autori nient'affatto omogenei tra loro, si è voluto adoperare, accanto a un criterio obiettivo, di pura registrazione e quantificazione, un criterio "tendenzioso", implicante un giudizio di valore: cosi il "tetto" dei 40 anni è stato in alcuni casiforzato perché ci sembrava che certi autori presentassero caratteristiche "nuove" rispetto ad altri, anche loro coetanei, piu legati al "vecchio". In questo senso possiamo continuare a parlare di "giovane narrativa", con uno slittamento semantico del concetto di "giovane" in quello di "nuovo", a indicarecioè "una serie di autori tra i 25 e i 35 anni circa, comparsi come ultima generazione letteraria" (come scrive G. Bet- . tin sul numero 5 di "Linea d'Ombra"), mantenendo una relativa elasticità nei criteri di delimitazione. Resta un accento posto sul "nuovo", sulla "generazione", spiegabile probabilmente con ilfatto che questi scrittori sono emersi in una assenza di vera tradizione, di maestri e di scuole riconoscibili, di punti di riferimento stabili. Comunque ci interessava sottolineare come perda la sua legittimazione qualsiasi opzione "politicoculturale" nei confronti dell'universo giovanile: quello che abbiamo di fronte è un frastagliato arcipelago, composto da una miriade di identità, anche affioranti per brevissimi periodi, dai contorni irregolari, incerti e in continua ridefinizione. 4. Scorrendo le varie risposte, nella loro estrema varietà e diversità, viene subito da pensare che proprio questa varietà costituisca la caratteristicaspecifica del fenomeno. Le motivazioni a scrivere, il rapporto con l'esperienza, il confronto con la propria generazione, l'idea stessa di letteratura appaiono irriducibili a un comune denominatore. Forse nel nostro paese dal dopoguerra a og- · gi, anche spaziando al di fuori di tendenze e gruppi definiti, non è mai esistita una tale Babele di concezioni, di atteggiamenti, di umori. Estinguendosi i punti di aggregazione politici e sociali, si riducono anche quelli culturali e letterari. In un certo insistere sull'assoluta casuali-

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