ULTIME L VE UNQUESTIONARIO Al GIOVANISCRITTORI ITALIANI .. a cura di F. La Porta e M. Sinibaldi 1. In questo e nel prossimo numero della rivista pubblicheremo le risposte di alcuni scrittori a un breve questionario che abbiamo loro proposto. Il questionario consiste di poche domande, fortemente schematiche, che riassumono però i punti piu interessanti scaturiti da un ciclo di conversazioni radiofoniche sulla "letteratura giovanile" effettuate nella primavera scorsaper la trasmissione, "Un certo discorso" di RadioTre. Questa inchiesta si configura per noi come una sorta di bilancio di un'esperienza cui abbiamo dedicato molto spazio nel primo anno e mezzo della rivista ("ciò che soprattutto vogliamo è uno spazio nel quale la giovane narrativa italiana possa conoscersi e farsi conoscere", in "Linea d'Ombra", n. 1) e che oggi, se non conclusa, ci appare necessiti comunque di una ridefinizione. Espressioni finora largamente usate come "letteratura giovanile" o "giovane narrativa" risultano infatti del tutto inadeguate a indicare la generazione di scrittori qui parzialmente rappresentata. Anzitutto perché per "letteratura giovanile" si intende un fenomeno ben identificabile, delimitato nel tempo, legato a condizioni culturali e sociali ormai venute meno. Alla fine degli anni settanta si è consumata la crisi irreversibiledel giovanilismo, inteso come "denuncia I compiacimento della marginalità (e irriducibilità) giovanile" (secondo leparole di S. Benvenuti e R. Scartezzini, nell'introduzione e commento al convegno sui giovani tenutosi a Napoli il 5/6 giugno 1981pubblicati su "Inchiesta" n. 54), come segno cioè di una profonda dicotomia tra "noi" e gli "altri". Se i giovani, tra gli anni sessanta e gli anni settanta e non solo in Italia, si affermavano come soggetto collettivo, portatore di contenuti nuovi e radicali, legati a esigenze di libera- "ione e di conoscenza (e in questa luce erano visti in alcune importanti teorizzazioni di quel periodo, come quelle di Goodman e di. Marcuse), oggi, con modalità diverse dapaese a paese, perlopiu esistono come soggetto separato soltanto per l'industria discografica, dello sport e dell'abbigliamento, che li corteggia disinnescando qualsiasi carica antagonistica, magari potenziale, presente nei loro stili di vita. Non si danno piu come universo a sé, dotato di valenze "politiche", in qualche modo critiche, capaci di esprimere una identità ribellee alternativa (senon nella forma di singoli comportamenti "devianti", come negli USA, dove però intervengono altrifattori specie razziali, soprattutto). Come è stato osservato nel convegno già citato, oggi non vi è piu quella separazione tra una cultura standard e una cultura giovanile minoritaria, alternativa, anticonformista, che pure aveva caratterizzato gli scorsi decenni: laprima regna incontrastata, esibendo la discoteca e la sala dei videogiochi come suoi luoghi canonici mentre la seconda non riesce a esprimersi in jorme visibili e imitabili, "non si manifesta in luoghi e atteggiamenti tipici". Queste elementari considerazioni "sociologiche" hanno un rilievo secondo noi decisivo nel determinare oggi gli ambiti e le dimensioni possibili di una possibile giovane letteratura. Sebbene i rapporti tra la "costituzione" delle generazioni cui abbiamo accennato e la loro espressione artistica e culturale non siano ovviamente meccanici, queste trasformazioni (o involuzioni?) pesano molto. Bisogna almeno ricordare, infatti che la "letteratura giovanile" degli anni settanta erafortemente imparentata con la cosiddetta "letteratura selvaggia", fatta dagli emarginati, dalle donne, dagli operai, dagli omosessuali etc., una letteratura per definizione non professionale, in genere racconto diretto e in prima persona della propria personale esperienza, ma con una forte tensione afarsi voce collettiva. Informe piu o meno ideologiche e piu o meno sincere,· l'io narrante era o tendeva sempre a essere anche un io collettivo. Scrivere sembrava, secondo la definizione che Peter Schneider ne diede in Lenz "un tentativo di tornare a dire 'io', per poter dire in modo piu preciso 'noi'". 2. Anche da questo punto di vista la rottura si situa intorno al '77. È una soluzione di continuità, una frattura che ha molti aspetti. Vorremmo qui isolarne tre: il problema del mercato, il ruolo della letteratura (scrittura e lettura) nell'immaginario giovanile, il rapporto tra giovani autori e generazione (anagrafica e/o "politica"). Sotto questo terza aspetto la storia della giovane narrativa dal '77 in poi è quella di un progressivo distacco del prodotto letterario dal retroterra generazionale. Senza enjasi, possiamo affermare che all'inizio di questo ciclo c'è la scrittura collettiva che era dentro la tensione "artistica" presente nel '77 e che si esprimeva nella vasta e disordinata produzione editoriale e paraeditoriale del periodo, ma anche nei famosi messaggi, poesie, brevi scritti, bigliettini che hanno scandito i luoghi e i momenti crucialidel '77 (in particolare, le morti di compagni). Nei "libri del '77" (Boccalone di Palandri, Inverno di Corrias, Casa di nessuno di Piersanti etc.) gli autori erano chiaramente in bilico tra questa dimensione collettiva e la consapevolezza di una pratica che cominciava ad assumere un jorte connotato individua/e; ma - senza abusare del senno di poi -giàprecipitavano verso una sensazione di isolamento, fino ad assumerla, in qualche modo, come orizzante esistenziale e narrativo. Nel periodo successivo la rottura si consuma, tutto sommato, piuttosto rapidamente; la "generazione" perde voce, i giovani scrittori sembrano accettare questa dispersione, dentro il riflusso anche la scrittura (e la lettura) ridiventa un fatto praticamente "privato". Quello che resta semmai da chiedersi è se il momento piu acuto della rottura non sia passato, se in qualche modo il "lutto" non sia stato elaborato. I processi che hanno determinato fratture e drasttche soluzioni di continuità sono evidentemente troppo projondi perché la letteratura possa arrestarli e rovesciarli. Eppure qualche sintomo non va sottovalutato. Come mai - per esempio - il tratto generazionale (la sensibilità, le esperienze, i "segni", il linguaggio) è cosf evidente in un romanza di fantascienza (e un bestseller) come Terra! di Stefano Benni? Come mai in filigrana a un 'altra storia di "finzione" come L'inseguitore Peter H. di Claudio Lo/li si legge una sorta di amara ma ironica parabola sul destino di una generazione (qui anagrafica e politica)? Fino a registrare, in Seminario della gioventu di Aldo Busi, l'improvviso ritorno di una scrittura diaristica e autobiografica, benché contaminata (ma forse solamente mascherata) da una dichiarazione di intenti vagamente metaletteraria. Sono segnali incerti e contraddetti da altri. E - ripetiamolo - non è la letteratura il luogo del rovesciamento di jorti tendenze storiche, politiche, sociali. Ma può, la letteratura, testimoniare un processo contraddittorio e fragile che però riapre la comunicazione (soprattutto la comunicazione delle sensibilità e delle esperienze). E se il confine generazionale sta stretto a questa tendenza, a questa possibile ripresa di comunicazione, e rischiapersino di danneggiarla, se ne può benissimo jare a meno, smettere di indicarlo anche solo come puro e generico riferimento. Quel che conta, in ogni caso, è altro; su questo "altro" un pizzico di ottimismo è jorse giustificabile. Apparentemente gli altri due aspetti da noi indicati (il mercato e il ruolo della letteratura nell'immaginario giovanile) segnalano invece condizioni del tutto negative per i giovani scrittori. Il mercato ormai si sa quello che è: un campo di battaglia sul quale sembrano scontrarsi editori privi di coraggio e lettori privi di stimoli. Trovano difficoltà a pubblicare anche i pochissimi autori giovani (o ex giovani) che negli anni scorsi hanno persino avuto un certo successo, figuriamoci gli eventuali nuovi talenti.
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