84 DISCUSSIONE/SERRA ria del Fumetto Italiano, qualora qualche legislatore considerato illuminato (e l'attributo, come è noto, dipende strettamente dalla temperie), decidesse di por mano a una nuova riforma della Scuola Media. Ci sono tuttavia nella produzione dell'ultimo anno alcuni racconti a fumetti che puntano decisamente più in alto. Fuochi di Lorenzo Mattotti (su "Alter" nn. 4 e 5, 1984), è sicuramente l'esempio più estremo e coerente della strada su cui il Nuovo Fumetto Italiano intende muoversi. Nel caso di Mattotti si evidenzia la ricerca di una dimensione poetica sofferta e profondamente evocatrice di archetipi sentimentali "forti" (per intenderci già presenti nei romanzi di Melville e di Conrad), letti con il filtro della sensibilità emotiva nai:fe stupita, magica e fantasmatica tipica dell'autore, e spietatamente sincera. Comunque, altrettanto irrevocabilmente individuale. Dai fumetti di Mattotti esce con prepotenza una coscienza angosciosa di solitudine impossibile a scalfirsi. E questo è un altro punto. In buona parte della produzione '83-'84 del fumetto italiano "giovane" è praticamente assente qualsiasi aspetto di critica sia del vivere sociale sia delle forme (e dei contenuti) espressi dalla cultura domin;mte benché siano invece spesso sovrabbondanti riferimenti e rimandi formali alle avanguardie storiche. E qui vorrei precisare una cosa: non terrò conto di,quei fumetti che pur sbandierando contenuti "radicali" hanno poi forme iconografiche e letterarie semplicemente insensate (vedi le storie di fantascienza di Barreiro e Saudelli pubblicate da "Orient Express" tra 1'83 e 1'84), ma nemmeno dei fumetti satirici, di Staino, di Panebarco o di Angese (per limitarsi a quelli che raccontano storie, seppur minime, ma lo stesso vale per i vignettisti, tolti Altan e Pericoli), autori che, e sia detto con simpatia e rispetto, mi paiono ormai operare alla stregua di riparatori di giostre più o meno autogestite nel luna-park della comunicazione di massa, Chiusa la precisazione, Sarebbe interessante mettere in luce le ragioni per cui i nuovi autori del fumetto italiano hanno assunto, da quelli che essi stessi considerano loro padri spirituali (autori di fumetti come Winsor McCay, o WiIJEisner, personalità più polimediali come Lyonel Feininger o Grosz, per citarne alcuni), gli aspetti estetici o lirico poetici quasi tralasciando quelli più critici. Ciò non vale per José Mufìoz e Carlos Sampayo, autori argentini, ma operanti da sempre in Europa e milanesi d'adozione. Soggettista e scrittore Sampayo, disegnatore (ma è assai limitativo) Mufìoz, c'è assai più politica nei loro racconti che in dieci anni di "Satyricon" (inteso come inserto di "La Repubblica") e forse non è un caso che alla base di tutte le loro storie stiano due condizioni esistenziali nate da situazioni di sopraffazione, d'insicurezza sociale, di emigrazione: il Blues e il Tango. Ancora insuperabili per il rapporto caldo e sentimentale che riescono a creare tra testi e immagini, per la coerenza letteraria delle loro sceneggiature (vedi Perché lo fai, Alack Sinner?, 1976, e Alack Sinner cosi com'era, 1981, entrambi editi da Milano Libri, Sophie, L'isola trovata 1980, mentre sta per uscire Nel Bar presso le edizioni EPC), Mufioz e Sampayo hanno scoperchiato una pentola in ebollizione, dimostrando come il fumetto possa permettersi qualsiasi volo espressivo e narrativo senza perdere in dignità letteraria (quel che è successo a molti degli innovatori francesi legati al gruppo di "Métal Hurlant") e indicando ai nuovi autori italiani la possibilità di addentrarsi in strade che potevano anche non essere necessariamente quella del fumetto comico satirico o quella dell'avventura tra esotismi di varia natura. Dopo Alack Sinner è ben difficile, per un autore attento agli schemi della detective story, immaginare racconti a fumetti in cui tutta la narrazione sia indirizzata alla ricerca (con scoperta finale) del colpevole: nel 1983 Elfo pubblica su "Alter" Chicago Blues (l'ultimo capitolo della trilogia del private eye Cassilis iniziata con New York Boogie, 1982; è appena iniziato, su "Alter" di ottobre, San Franciscan Waltz); ed è, Elfo, l'autore che senza dubbio reinterpreta con maggiore chiarezza gli schemi della letteratura hard-boiled (ben altra cosa dalle ricostruzioni decorative di Vittorio Giardino, troppo occupato nella ristrutturazione in chiave yankee della provincia italiana - vedi Sam Pezzo, su "Orient Express" - per dare anche spessore letterario alle sue storie), rendendoci un'atmosfera di malinconia divertita missata con elementi tipicamente fumettistici di ingenuità nai:f, sempre in bilico tra Topolino, Braccio di Ferro, e il Conrad di L'agente segreto. Se è possibile leggere le storie di Elfo in chiave di attualità e di critica sociale, guardare agli anni '40 dei suoi personaggi per illuminarci (almeno un po') su questi '80, per leggere un altro dei nuovi autori (assai più sbilanciato di Elfo nella ricerca che si diceva prima, di rapporti con la cultura "alta"), lgort, sono necessarie altre chiavi, E sono le chiavi dell'estetica, del decoro sovrabbondante: fughe prospettiche di architetture futuriste assolutamente prive di spessore, bidimensionali, scenari entro i quali i personaggi si muovono come indossatori a un defilé, È Il letargo dei sentimenti, pubblicato su "Alter" n. 7 e 8, 1984; e non dà conto soffermarsi sull'aspetto letterario che, pur dichiarando di muoversi secondo le coordinate del sentimento e della passione (seppure con i dovuti filtri di una sensibilità letteraria che per ripetute dichiarazioni dell'autore dovrebbe riferirsi ai più illustri narratori giapponesi contemporanei), non va al di là, appunto, di una dichiarazione d'intenti. Non mi pare tanto, come invece mi piacerebbe poter credere, "l'etica dell'artificio", quanto il gioco estetico prevaricante sull'aspetto narrativo, un gioco che dimentica che è l'estetica figlia dell'etica e non viceversa. Mi sto riferendo comunque pur sempre a prodotti alla cui base c'è una ricerca seria, sia iconica che letteraria e un successivo tentativo di proporre un linguaggio equilibrato. Non credo del resto che questi problemi siano soltanto del fumetto, ma che sono piuttosto (mutatis mutandis) attribuibili un po' a tutti i prodotti italiani di autori nuovi: anche letterari e cinematografici, In una situazione di inevitabile polimedialità, di sincretismo che ormai caratterizza i prodotti culturali, in una situazione di comunicazioni velocissime e mutevoli come l'attuale, quella che manca è probabilmente la comunicazione intersettoriale tra nuovi operatori delle diverse discipline. Flirt (Primo Carnera Ed,, 194) è un libro sufficientemente rappresentativo di cosa possa intendersi per sincretismo dei prodotti culturali e Giorgio Carpinteri è autore moderno di una visionarietà che a suo modo interpreta gli stimoli culturali e modelli di comunicazione più up-to-date nella popolazione giovanile d'oggi. Flirt è una raccolta, pur affastellata e caotica (se si fosse rispettato, nell'edizione libraria, l'ordine cronologico di uscita su rivista, si sarebbe anche colta l'evoluzione dell'autore) di brevi racconti a volte assai pregevoli. E Carpinteri è autore che dà il meglio quando riesce a sviluppare compiutamente un'idea semplice.
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