... vescia in una sorta di superiore forma di conoscenza. Che tanti cineasti di valore siano "esuli" o lavorino all'estero (tra gli altri, anche loseliani e Wajda) può dare dei cinema del "socialismo reale" un'immagine piu po. vera e priva di articolazioni di quanto non siano nelle realtà, ma certo sembra riprodurre il carattere di per sé conflittuale della figura dell'artista secondo una secolare storia. L'Oriente, dove il cinema ha ancora un'udienza di massa e ha un senso e conseguenze pratiche (vedi il conflitto permanente tra Brocka e il potere delle Filippine, o la sintomaticità dei film rispetto al "clima" e alle linee elaborate dalla dirigenza, in Cina) rischia di essere un po' il luogo della falsa coscienza e della nostalgia per lo spettatore cinéphile e il critico europeo. È l'isola felice, aperta a "scoperte" senza fine (e c'è ancora vergine l'immensa riserva dell'India, conosciuta appena nel maestro Ray, modernamente immerso in una tradizione, e nel "radicale" Sen), in cui dimenticare la colpa della propria crisi, ma pure ritrovare il piacere della visione in pratiche basse popolari o politiche, in mélo incandescenti o in arti marziali stilizzate, da cui scaturiscono autori di altissima coscienza formale. Per ora, però, i King Hu e i Michael Hui che ci giungono da Hong Kong o i Xie Jin cinesi restano riservati ai frequentatori di festival e cineclub, mentre il paese piu industrializzato, il Giappone, si dibatte in un'agonia ancor piu grave della nostra. E europeo è l'utimo film di Nagisa Oshima, figura centrale del cinema moderno, quel suo racconto "perverso" (e assai meno classico di come appare) di Furyo, in cui le atroci cerimonie concentrazionarie sono spostate verso quella zona maledetta di negazione e morte, "batailliana", che sempre piu coinvolge la sua riflessione, e verso quel movimento oscillante di attrazione / ripulsa verso la cultura occidentale, l'uno e l'altro discorsi che hanno gran peso nella cultura giapponese, ma che Oshima non subisce con la fascinazione estetico-fascista di un Mishima, in grado invecedi farne oggetto di propria riflessione critica, orrriai aristocraticamente personale dopo il grande sogno del movimento. Volontà autentica di ricerca, si diceva all'inizio, ed essa vuol dire anche un'operazione sempre piu rara e di pochi, come quella di riflettere, elaborare proposte sul piano strutturale (quante analisi concrete sono state fatte su quella che è stata la grande novità della stagione, là nascita delle multisale?) come su quello della narratività, ecc. E forse, ~·quèsta povertà di progetto, è il dato piu negati;'o dèl quadro attuale. ·" .... .. UNANNODIMUSICA Alessandro Baricco Memorabilia. Lascio da parte l'Opera a cui è dedicato, più sotto, apposito capitoletto. E inizio allora dal vecchio e grande Sviatoslav Richter, apparso per ben due volte in Italia nel giro di un anno, dopo un periodo di silenzio. Col suo bello spartito davanti e una lampada puntata sulle note: che lo ritaglia via dalla sala completamente buia, difendendolo a un tempo dalla presenza del pubblico e dalle insidie di un'età che rosicchia la memoria e risuscita le paure. çajkovskj e Skrjabin a Firenze, a ottobre. Szymanowski e Debussy, qualche mese dopo a Roma, Firenze, Bergamo. Programmi anomali, a cui Richter estorce suggestioni imprevedibili. Il pubblico si fa volentieri soggiogare dal carisma dell'artista; la critica plaude compatta al pianista ritrovato. Tutto sommato è lui il "fatto pianistico" dell'annata. Lui e Pogorelich. Anéhe di questi si riparlerà più oltre: qui rimanga menzionato il suo Chopin - talmente diverso da seminare il panico tra le fila dei critici - e un Gaspard de la nuit folgorante e incontestabile. Tra il grande vecchioe il giovane talento, il pianismo di sempre: Pollini che si concede col contagocce, ma quando si concede lascia il segno (quest'anno ha portato in giro, tra l'altro, l'immane monumento delle Variazioni Dia belli: che ascoltate da lui sembrano fissate lì per sempre, come se avessero ritrovato definitivamente se stesse); Magaloff, che sfarfallona a destra e sinistra, lieto e impreciso come sempre; Csiffra, che riesuma allegramente un pianismo di mille anni fa; Campanella, che più suona meno convince; Lucchesini, che forse diventerà un grande; Arrau, che doveva venire ma non è venuto; Dang Thai Son, quello che ha battuto Pogorelich a Varsavia e che suona meravigliosamente ma non diventerà mai un grande; Weissenberg, autorevole ma discutibile, ecc. Le orchestre. Un gran via vai, quest'anno. E quasi tutti i grandi direttori. Su tutti, forse, Giulini: dirige alla Scala la Quinta di Beethoven, a Roma due sinfonie di Schubert; soprattutto, a Firenze, incanta col Quarto Concerto beethoveniano (Perahia solista) e la Settima: una saggezza esecutiva che non ha pari, la Settima più dolente che si •-siamai ascoltata, e poi uno stile, un'eleganza... Come un tifone è passato Bernstein, infiammando di volta in volta la Filarmonica della Scala. l'Orchestra di Santa Cecilia, la DISCUSSIONE/BARICCO Filarmonica di Israele: memorabile rimane, soprattutto, il suo Mahler milanese. Muti ha portato in tournèe la Philadelphia Orchestra: nonostante i programmi non sempre eccitanti (Hindemith, De Falla, Franck tra gli altri) il pubblico delira e la critica rinfocola i consueti minuetti (che idillio tra Muti e la stampa ... ). Abbado, lui, preferisce andare a raccogliere trionfi a Londra dove sfoggia una quasi integrale del Beethoven sinfonico (al pianoforte, per i cinque concerti, Pollini: niente male, no?). Sinopoli si afferma anche in patria, dopo lunga e controversa sala d'attesa, imponendosi come attentissimo e colto lettore della tradizione sinfonica tedesca. Attestati di stima raccoglie anche Chailly, a Firenze, guidando l'orchestra del Maggio in una Settima di Bruckner opportunamente ripulita, cioè laicizzata. Gira assai Maazel, che a leggere i recenrossoscuola numero22 ottobre1984 IN QUESTONUMERO: Primoplano. Concordato, scuola e insegnamento della religione. L'opinione degli EbreL Finanziamenti alla scuola privata/La DC torna all'attacco - Specia• le. Maturità/Gli esami non finiscono mai (di deludere). Selezione/Morire di scuola. Il rapporto fra insegnanti e ragazzi - Fare scuola. C'era una volta il futuro. Racconti di fantascienza scritti da ragazzi della scuola media. Educazione linguistica. Esercizi per Il blennio. Sémlotlque d'abord. Massmedia che passione. Edu• cazione alla pace/E cento convegni fiori• rono • Inserto. Dibattito/Un gruppo di insegnanti propone la costituzione di una associazione democratica della scuola -Attualità. Nasce "L'indice" rassegna dei libri del mese. Intervista al direttore Gian Giacomo Migone. Contro la cultura dell'emergenza. Intervista a Mario Dalmaviva • Cronache. Organici/50.000 cattedre· scomparse. Precariato/Rappezzi per pratiche borboniche - Recensioni. L'educazione comparata. La valutazione. Libri nuovi nella scuola - Editoriale. L'anno che sta arrivando. ROSSOSCUOLA · bimestrale di Informazione e dibattito su scuola, cultura e socletlJ. Una copia L. 2.000. Abbonamento annuale (cinque numeri) L. 10.000. Versamenti sul ccp 14450100,Intestato a Rossoscuola, strada della Magra, 5/b 10156 Torino. 81
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