Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

j .,,. PERNULLASLICK INCONTRO C NROBERTCRUMB a cura di Giuliana Muscio Mi puoi raccontare qualcosa della tua storia professionale e del tuo rapporto con i fumetti? Ho cominciato a disegnare fumetti fin da bambino, con Chuck, mio fratello piu grande. Ho dunque iniziato verso la fine degli anni Quaranta, quando avevo 4 o 5 anni, attorno al '47-'48, e non ho mai smesso. Prima ancora di avere vent'anni ero già un professionista, ma non mi piaceva il prodotto che ·circolava allora, con quell'immagine pulita e rifinita. Decisi così di mollare, e mi misi a fare il commercia/ artist, a disegnare cartoline, illustrazioni ecc. Poi me ne sono andato dalla cittadina nel Delaware dove allora vivevo, e mi sono trasferito a San Francisco, nel 1967, e ho cominciato a disegnare fumetti per la stampa underground ("East Village Other", "Free Press", "Berkeley Barb"). È allora che ho cominciato a guadagnarmi da vivere con questo lavoro, soprattutto dopo la costituzione dell'Underground Press Syndicate, nel 1967, che distribuiva materiali underground e ne garantiva il copyright. Quali erano i fumetti che preferivi, o che leggevi, da piccolo? Funny Animals, Little Luly, Donald Duck (Paperino), Felix the Cat (Mio Mao). Non mi sono mai piaciuti i fumetti incentrati sui superuomini, sui supereroi. Negli anni cinquanta leggevo gli EC Comics, storie di guerra e dell'orrore; poi "Mad" che aveva appena iniziato le pubblicazioni. Mio fratello e io realizzammo una specie di imitazione di "Mad" che intitolammo "Foo". Com'era il tuo rapporto con Disney? Da bambino lo adoravo. Le immagini e i colori erano veramente magici, per dei bambini come mio fratello e me. Più tardi, però, l'arte di Disney è declinata tremendamente; mi piaceva ancora Dona/d Duck, comunque. Io e i miei amici - avevamo 12 anni circa - trovavamo che quei fumetti erano particolarmente ben fatti. Allora non venivano firmati, quindi era difficile identificare la persona che li disegnava, ma noi la definivamo comunque the good artist. Solo più tardi ho scoperto che si trattava di Cari Barks, un genio nel suo campo. Prima accennavi alla tua avversione per la "slickness", per lapulizia formale, per l'immagine e il tratto puliti; il tuo stile, infatti, si muove nella direzione opposta. Non mi piacevano i fumetti degli anni cinquanta, fatti alla catena di montaggio, totalmente privi di personalità. Preferivo lo stile dei fumetti degli anni venti e trenta; quella era una tradizione diversa, per nulla stick, molto personale, originale, inventiva. Ma quello era un modo di lavorare che i media professionali non intendevano promuovere. Il mondo dell'immagine in quel momento tendeva al segno semplice e facilmente riproducibile, al prodotto impersonale della catena di montaggio. Bisogna anche tener presente che in America il mercato del fumetto è considerato esclusivamente in termini di un pubblico molto giovane. Gli adulti difficilmente leggono fumetti, da noi, non è come nei paesi di cultura latina o in Giappone. Per questo è tuttora difficile vendere una rivista come "Weirdo", perché non è owiamente per bambini e ha un segno troppo "sporco", che allontana il lettore medio. Che cosa puoi dirci dei tempi eroici del fumetto underground allafine degli anni Sessanta? Era un movimento, un campo di forze diverse, che si venivano a incontrare: le droghe, l'LSD, le "vibrazioni" di quel momento particolare. Ma poi non mi sono più sentito realmente parte di quell'ondata (wave), di quel movimento. Quel dinamismo ottimista se ne era andato. Quello che è rimasto oggi del fumetto underground è il desiderio di fare un lavoro personale. Lo spirito di gruppo è diventato difficile. Negli anni Sessanta era naturale che lo spirito ribelle dei fumetti underground si fondesse col Movimento, con le parole d'ordine "sesso droga e politica". I nostri fumetti avevano la forza della novità; erano scioccanti. Non trattavano di animali antropomorfizzati o di bambini, ma del-

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