Hunter Carson (dal volume Paris, Texas) A Paris, Texas, c'è una piccola piazza al centro della città con un teatro, il Paris Municipal Theatre. Hanno anche un giornale molto bello che si chiama "Paris News". Ci siamo detti che forse si sarebbe visto l'arrivo nella città. La sceneggiatura telefonata da Sam finiva su Travis che camminava di nuovo nel deserto. Per me era un po' troppo. Bastava che lo si vedesse lasciare la città di Houston. C'era un altro finale, che aveva previsto Kit Karson,. in cui si vedeva Travis entrare nell'ufficio postale di Paris, Texas, per ricevere una loro lettera, che è in realtà soltanto un super8 fatto da Jane e Hunter durante un loro viaggio insieme. Ho perfino girato un po' super 8, con Nastassja e Hunter; abbiamo fatto un viaggio di un giorno in Louisiana, e ho filmato quello che avrebbe potuto essere l'inizio di un altro film. Ma alla fine della lavorazione sapevamo che non c'era piu bisogno di tutto questo, e per me l'immagine di Travis che se ne va era l'ultima immagine del film. Lei ha lavorato sulla questione delle origini in Nel corso del tempo con la visita alla casa dell'infanzia e quella al padre. Qui ho l'impressione che lo faccia in modo piu spinto, e mentre vedevo i/film mi è tornata in mente laformula di Freud: "Wo es war, soli ich werden". Ho avuto l'impressione che, per Travis, era un po' di questo che si tratta. Si, è vero, il riferimento iniziale di Travisa questo posto e il suo desiderio di ritrovarlo è assolutamente collegato a questo, mi pare. E ancor prima che il posto si chiamasse Paris, Texas, c'era l'idea di ritrovare il posto in cui lui è stato concepito. La maniera in cui tutto questo ha evoluto è veramente strana. C'era per prima l'idea di Travis che arriva e vuole ritrovare la donna, però il primo posto in cui si reca, senza sapere dove si trova, il primo verso cui si dirige è un villaggio di cui tutto dò che ricorda è che suo padre o sua madre gli ha detto una volta che era là che loro si erano incontrati. Questo posto non si chiamava affatto Paris, Texas, e proprio non si sapeva dov'era. Quando Sam ha cominciato a scrivere, un giorno mi ha detto: "A questo posto bisogna dare un nome". Io ho proposto la città di Corpus Christi, ma abbiamo lasciato subito cadere, dopo pochi minuti, perché era comunque un po' penoso. Poi ho proposto Paris, Texas, perché la notte prima, per prendere sonno e non avendo altro da leggere che il Road Atlas degli Stati Uniti, ho fatto un elenco di tutte le Berlino, di tutte le Parigi, di tutte le Varsavie degli USA, e Parigi era la città piu diffusa. Poi ho confrontato il numero di abitanti di tutte le Parigi, e Paris, Texas, era la città piu grande. Cosi ho proposto Paris, Texas; ma non era ancora il titolo del film, non c'era ancora la storia del padre e dello scherzo, c'era solo l'idea che il protagonista vuol tornare nel posto in cui è stato concepito. Mi piaceva il suono - Paris, Texas. Poco a poco il posto stesso ha introdotto l'idea di questo stacco tra il padre e la madre, ha portato l'idea che Walt sarebbe stato sposato a una francese e che in modo del tutto inconscio si sarebbe ripetuta la storia dei genitori, senza che nessuno se ne rendesse conto. E all'improvviso il nome del posto si è imposto come titolo del film, perché tutta la storia era già nel nome, si poteva davvero dire che Travis, la sua malattia, il suo desiderio, il film intero erano contenuti in queste due parole: Paris, Texas. Era qualcosa di magico, avevamo bisogno di un posto e questo posto ci dava tutta una giustificazione per la nostra storia e perfino il suo titolo. Poi sono andato a passare qualche giorno laggiu, per vedere. Avevo scommesso con Sam che ci sarebbe stata una piccola Torre Eiffel o un Moulin Rouge, e ho perduto la scommessa: non c'era né l'una né l'altro, ma è il posto dove si fanno le zuppe Campbell e c'è una grande fabbrica di ordinatori. Cosa ha rappresentato per lei la regia teatrale di Attraverso i villaggi di Peter Handke? È stato un ritorno all'Europa con qualcuno che ha molto contato nel suo cinema? È successo prima della lavorazione di Paris, Texas. Durante il lavoro a Salisburgo ho cercato di scrivere una sceneggiatura, Il lento ritorno, dal romanzo di Handke, romanzo che con il lavoro teatrale Attraverso i villaggi, con Storia con bambina e con La montagna Santa Vittoria fa parte di un insieme che Peter chiama Il lento ritorno. Era davvero una grossa sceneggiatura, lunghissima. Abbiamo cercato di trovare un finanziamento del film a Salisburgo: quando abbiamo visto che non trovavamo il denaro né in Austria né in Germania, è diventato evidente che senza un partner austriaco o tedesco non saremmo riusciti a convincere nessun altro, non avremmo trovato nessun modo di finanziare il film. Non abbiamo trovato né anticipi sugli incassi né sovvenzione per la sceneggiatura, né televisione, né anticipo di distributori. Nessuno ha voluto fare il film, e allora ho lasciato perdere, e poi c'è stato Sam che mi ha dato il suo libriccino... (Intervista realizzata a Cannes il 21 maggio 1984 da Alain Bergala, Alain Philippon e Serge Toubiana. Copyright Cahiers du cinéma 1984. Traduzione di Goffredo Fofi.) 63
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