Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

Wim Wenders (foto di Fulvia Farassino). UNPOSTOU,NTITOLUON, ASTORIA INCONTRCO NWIMWENDERS a cura di A. Bergala, A. Philippon e S. Toubiana La trilogia di Wim Wenders (Alice nelle città, Falso movimento, Nel corso del tempo) è stata una delle poche vere novità nel cinema degli anni settanta, fondamentale per capire il travaglio più intimo di una generazione e di una cultura. Dopo gli altrettanto splendidi L'amico americano e Nick's Movie, la sua opera si è vista coronata da un generale successo di critica (primi premi a Venezia per Lo stato delle cose e a Cannes per Paris, Texas) anche se ha fallito l'impatto col grande pubblico e col sistema hollywoodiano con Hammett. Tre opere rilevanti, seppure prive dellaprecedente novità. Paris, Texas, in particolare, di cui il regista ha scritto la sceneggiatura con Sam Shepard trovando in lui un 'affinità prima verificata con Handke, ci sembra mostrare laperfezione di un limite, ilpunto di arrivo quintessenziato di una tematica che restringe ai sentimenti il suo campo d'analisi e d'ispirazione. In immagini bellissime, un mirabile sfondo (suburbi di Los Angeles, deserto Mojave, grattacieli epeep-shows di Houston, che appaiono ugualmente amati e infine conseguenti) non sembra più essere il contrappunto chiarificatore di una solitudine e una difficoltà di esprimersi e capirsi che ha le sue radici in una civiltà definita (appunto in un "paesàggio''), ma qualcosa con cui è forse possibile conciliare e in cui non più perdersi, nella ricerca di un 'identità purificata. La concentrazione su una tematica solo affettiva e addirittura familista (rapporti tra marito e moglie in una coppia unita e una disunita, tra genitori efigli, trafratelli), l'essenzialità del pretesto narrativo, la relativa accettazione e conciliazione col paesaggio, la commozione dialogica delle due scene del peep-show ci sono sembrate trattate con una finezza e una intelligenza certo straordinarie, ma in qualche modo evasive, insufficienti. La ricerca dell'autentico ci pare infine in Wenders, come nel suo amico Handke, una forma di nuova e alta astrazione che riguarda solo una parte, per quanto importante, delle difficoltà e dei problemi che gli anni ottanta cipongono, e che non servepoi tanto a capirli e affrontarli. (g.f.) La collaborazionecon Shepard Com'è avvenuto il suo incontro con Shepard e com'è andata la collaborazione sulla sceneggiatura di Paris, Texas? Ci siamo incontrati per la prima volta a San Francisco nel '77. Avevo visto il film di Terence Malick / giorni del cielo, di cui Sam era uno dei protagonisti, e conoscevo due o tre testi teatrali di Sam. Dopo aver visto il film di Terry mi era venuta una gran voglia di avere Sam nel ruolo di Hammett. E contemporaneamente ero alla ricerca di un nuovo sceneggiatore, perché Joe Gores aveva appena abbandonato il progetto. Mi sono detto che sarebbe stato formidabile se Sam avesse potuto lavorare con me sulla sceneggiatura e poi interpretare il ruolo di Hammett. Ci siamo visti. Mi ha dato da leggeredue o tre sceneggiati che aveva scritto per degli studios hollywoodiani, nessuna delle quali era stata poi realizzata. Miha detto immediatamente: "Senti, ho giurato a me stesso che mai più avrei lavorato con quella gente, ma forse con te potrebbe funzionare". Abbiamo perfino girato dei provini. Abbiamo anche fatto una sceneggiatura di Hammett per una produzione radiofonica, e fu Sam a recitarvi Hammett. Nei provini era formidabile: era davvero il solo Hammett che sapesse battere a macchina! È in gamba, Sam! Ma i produttori non l'hanno voluto, perché non era un vero attore ed era più o meno sconosciuto, e non ci fu modo di far loro capire (non tanto a Coppola, ma agli studios che aveva dietro) che era un'idea meravigliosa. Sam ha avvertito questa reticenza e mi ha detto: "Lascia perdere; non mi va che continui a batterti su quest'idea, ma vedrai che un giorno lavoreremo assieme". Poi ci siamo visti qualche volta per caso, ho visto altre sue commedie, e due anni fa, mentre stavamo terminando di girare Hammett, Sam recitava in Frances in uno studio vicino al nostro. È allora che mi ha dato il manoscritto di un piccolo libro non ancora pubblicato, Motel Chronicles, e questa lettura mi ha violentemente sconvolto. Me lo sono dietro per mesi, lo conosco a memoria. Sono solo brevi testi poetici, scenette, non c'è una storia né sono veri racconti. Gli ho proposto di scrivere una sceneggiatura che incorporasse diversi di questi frammenti. C'erano due o tre personaggi che passavano da un testo all'altro. Da uno di quei brani ho scritto una sceneggiatura che si chiama-

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