Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

44 STORIE/MERJENS mou. A Nikos il nome diceva qualcosa, ma non si ricordava più esattamente chi fosse. "Comunque", dichiarò Stravros, "lo chiamerai un'altra volta: questa notte, la passi con noi!" Era un'ossessione. Non trovai la forza di resistere. Al di là di ogni fatica, o, come si sarebbe detto: "senza più nessun ritegno". Decisero di andare a vedere Pierrot le f ou al cinema all'aperto di via Naxou. "Sai", mi disse Fouli, "anche per te, sarà una cosa assolutamente inedita! Puoi immaginare Belmondo che imita Miche! Simon in greco? E la versione ellenica della sequenza in cui Anna Karina vaga, sulla riva del mare, ripetendo: 'Che fare? Non so che fare!". Deve essere indimenticabile!". Fu memorabile, in effetti. Benché la copia apparisse piovosa e l'immagine dilatata. Increduli, alcuni giovani Elleni, sgranocchiando pistacchio, consideravano Ferdinand in atto di leggere Élie Faure, ad alta voce, nella propria vasca da bagno. Un bambino rideva, un altro piangeva. Una vecchia guardava il film da una terrazza vicina dove aveva trasportato la propria sedia. Un'imposta sbatteva, da qualche parte, al vento. Nell'intervallo, furono proiettati filmati propagandistici per l'arruolamento nelle file della marina mercantile. Mi chiesi se si programmassero, uno dopo l'altro, tutti i Godard di cui l'intellighenzia locale era stata privata sotto la dittatura. Mi chiesi se tu, Andreas, saresti andato a vederli. Mi chiesi se il tuo amico Christos fosse appassionato della ''nuovelle vague". O se invece, entrambi, non avreste proprio saputo che farvene. Hanno deciso di salire in gruppo le rampe del Lycabette. Li ho seguiti. Dopo tutto, avevo qualcosa di meglio da fare? Abbiamo passato la notte sulla terrazza che dominava la città come un belvedere, mentre il brusio urbano saliva fino a noi, rauco, a volte perfino lamentoso. Rifacemmo il mondo. O meglio lo disfacevamo, lo sfasciavamo, pezzo per pezzo, visto che evocavamo soltanto il passato. I miei compagni mi confessarono, ciascuno a suo modo, che non sapevano cosa li aspettasse in questo paese. Stavros desiderava soltanto acquistare a Psychico, a Politia o a Chalandri una casetta "con un focolare'', sul tipo di quella in cui aveva vissuto alla periferia di Bruxelles. Periklis lasciò cadere nel discorso: "Questa è provincia, ma una provincia pretenziosa in cui anche l'analfabetismo deve apparire un po' sofisticato ... ". Urtata, Sitsa ribattè che non bisognava generalizzare: che "la Grecia profonda" non aveva nulla a che vedere con Atene o Salonicco... "Parliamone, della Grecia profonda", disse Nikos in tono beffardo, "ne siamo lontani come dal Giappone ancestrale o dall'America precolombiana! L'esilio ha fatto di noi e contro la nostra stessa volontà degli etnologi che difettano di radicamento ... ". "La Grecia eterna, permettimi di ridere", disse Themis, "è un bel pezzo che si è suicidata, ma senza nobiltà: con un paio di forbici arrugginite e ferendosi malamente ... ". "Di sangue, ne scorrerà ancora", affermò Periklis. "In seno all'esercito, giovani ufficiali, vagamente alla Gheddafi, sognano già di prendersi la rivincita... ". "Non ascoltarli, Petros", mi disse Ioanna, sorridendo, "parlano a vanvera, divagano: in realtà non sappiamo più nulla su quello che succede qui, dovremo riimparare tutto dall'inizio... " "Dovresti vederli", ironizzò Panayota, "la maggior parte ha ritrovato la propria camera di adolescente nello stato in cui l'aveva lasciata e, come se nulla fosse accaduto, ha ripreso la lettura del libro abbandonato il giorno della fuga ... ". '' A proposito'', chiese Pavlos, '' sai che alla vigiliadel ritorno, Themis ha rivenduto ai suoi amici belgi o alle bancarelle tutti i libri che aveva acquistato dopo il suo arrivo a Bruxelles? Alcuni Cahiers Libres di Maspero, una raccolta incompleta di 'Temps modernes' ... " "E perché mai? Gli sembravano troppo pesanti per portarli con sé?" "Ha dichiarato solennemente che 'non voleva più saperne della cultura occidentale, che se ne tornava nel suo natale Oriente!" Probabilmente credeva di tornare a Ispahan o a Giacarta! Ha dovuto scendere a più miti consigli: ha ritrovato un paese in cui, molto spesso, anche il pesce viene importato dallo Zaire... " "Eccone un altro", disse Nikos "che era colpito dal 'complesso' della mussaka ... " "Ma i più brillanti tra i nostri intellettuali, i Poulantzas, gli Axelos, i Castoriadis e compagnia rimarranno molto saggiamente dove si trovano. E forse non avranno nemmeno torto ... " "Perché", chiesi, "voi Greci sembrate sempre disprezzare tanto voi stessi?" "Nell'autodenigrazione", osservò Stavros, "voi Belgi non dovete temere la concorrenza di nessuno, neppure la nostra!" "Oh! per noi è un caso ancora diverso: non ci siamo mai piaciuti. Voi invece sembrate che siate rimasti delusi di voi stessi... Forse vi schiaccia la passata grandezza". "Oh! questo no", assicurò Themis, "tra quella Grecia e la nostra, sai bene che non c'è neppure un rapporto di parentela. Non ci riconosciamo come i figli degli antichi Bizantini... " "Non bisogna complicare inutilmente le cose", spiegò Stavros, "apparteniamo alla prima generazione che, in questo paese, si sia accontentata di partire o di aspettare ... I nostri padri si sono battuti, anche se sono, per lo più, morti per nulla. E sono dei ragazzini che alla fine hanno dato il segnale del grande ritorno, della riconciliazione della Grecia con se stessa". Di nuovo, gli studenti del Politecnico tornavano in ballo, e i miei compagni di passeggiata non potevano perdonarsi di averli abbandonati al loro destino, al punto che erano tentati di non vedere più in loro dei perfetti contemporanei quanto piuttosto dei fratelli minori ... Fra poco ne avrebbero fatto i loro figli che, in esilio, non avevano trovato il tempo né la voglia di fare!

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