40 STORIE/MERTENS Certo, Andreas, ero al corrente. Certo, avevo saputo. Non avevo proprio bisogno di venire aggiornato in fatto di storia contemporanea. Non aveva importanza: comprendevo benissimo la tua collera o piuttosto: il tuo stupore, la tua incurabile meraviglia. "Non dimenticarti", mi disse, come se si trattasse ancora di convincermi e come se dovessi guarire da qualche persistente amnesia, "che sono quasi dei ragazzini quelli che ci hanno reso la dignità, dei bambini, quelli che ci hanno tirato fuori dal cessò ... Se gli studenti del Politecnico non si fossero ribellati, al posto dei loro genitori, poiché i genitori, loro, da sei anni, non l'avevano fatto, e se Papadopoulos non avesse mandato contro di loro i suoi corazzati, al punto che Kissinger ha ritenuto che, decisamente, i suoi protetti esageravano un po', e ha dovuto perfino dirgli: 'Adesso, tesorucci miei, basta: non vi rimproveriamo, sia chiaro, d'aver messo una democrazia in catene, no, la cosa ci faceva piuttosto comodo, vi rimproveriamo solo di essere stati idioti, il che non possiamo tollerare, dovevate saperlo, perciò è finita, toglietevi dai piedi... Non avete capito niente: anche gli Americani, qualche volta, non detestano la democrazia come pensate... Dovevate informarvi. Il vostro popolo non ve lo perdonerà facilmente: sono stati sette anni guadagnati, senza dubbio, mà quanti anni, adesso, riperderemo?" "Renditi conto, - insisteva Andreas Papadiamantis, - sono dei marmocchi quelli che hanno fatto tutto ... E non sapremo mai neppure quanti dei loro sono rimasti sul terreno!" Caro Andreas ... "Quanti dei loro" aveva detto. Come se gli studenti del Politecnico avessero costituito una razza a parte, una famiglia straniera. Soprattutto, come se si fosse rimproverato di appartenere a una generazione che non era riuscita a sbatter via i militari sbruffoni, quando dei marmocchi, o quasi, vi erano riusciti. Dimenticava soltanto che, per mesi, per anni addirittura, l'avevano torturato, in prigione, perché, avendo tentato da solo di abbattere il tiranno, aveva ispirato il gesto di quei ragazzi ... Senza alcun dubbio, era servito loro da modello. Non glielo avevano mai detto? Mi ricordai quella poesia in cui Anagnostakis formula l'augurio che, con un po' di fortuna, i figli non somiglieranno ai loro padri e non ripeteranno i loro errori, e quella in cui Brecht fa appello all'indulgenza dei posteri. Andreas Papadiamantis aveva alle spalle buone letture e, in caso affermativo, aveva letto proprio quelle poesie? Si poteva supporre di no. Aveva la faccia bruciata, lo sguardo perduto di chi non legge mai la Storia se non nelle pagine in cui la scrive egli stesso, senza saperlo, con il proprio corpo. Solo col suo corpo, e senza saperlo, con quella povera cosa. Quella cosa di cui si parla in continuazione, attraverso le psicanalisi, ma che rimane così disprezzata, al termine delle rivoluzioni. Il Politecnico di Atene dopo la battaglia, 20 novembre 1975 (foto Alain Dejean/Sygma, agenzia Grazia Neri). Ragazzi di Atene che non sapevano ancora nulla della vita, non è vero? e forse era meglio, in effetti, che aspiranti ingegneri nel periodo della pubertà avessero dato il loro, di corpo, a titolo sperimentale, in un certo modo, per richiamare all'ordine quello dei padri'. Neppure questo. Non richiamavano all'ordine nessuno. Non costringevano nessuno. Proclamavano soltanto: "il popolo con noi!". Puoi capire! Qualche vecchio, qualche donna, soprattutto, sono andati, a quanto pare, a portar loro dei tiropites, delle bottiglie d'acqua, e delle coperte. Altri piangevano perché i loro ragazzi erano laggiù. Possano piangere ancora, anche se i loro ragazzi sono tornati. Li immagino, li vedo, quei corpi villosi, posati, inaciditi, asprigni, quei corpi fanfaroni e pontificanti, nel migliore dei casi: politicanti, ma impotenti - così li hanno voluti - dei padri che non hanno fatto nulla, che attendevano il segnale, e che, quando lo hanno sentito, hanno fatto come se non sentissero nulla ... Dio mio, me ne scuso in anticipo, è un'idea veramente ingenua, non incanterà gli spiriti raffinati e al limite: non mi somiglia affatto, ma è così, non posso frenarla, né impedirmi di dirlo: che preferisco, ai nostri corpi di vecchi, ai nostri corpi asserviti, quei corpi di ragazzi che "fanno l'evento", che portano avanti la loro crociata, ostentando a volte, suprema delicatezza, che ignorano perfino il senso di ciò che fanno. Che pudore squisito, davvero. Non chiediamo loro tanto ... Quei corpi di ragazzi greci, palestinesi, libanesi, messicani, polacchi, che si buttano impulsivamente attraverso il "senso della Storia", si chiudono nei campus, o a volte, in mancanza di meglio, lanciano, irrisoriamente, qualche pietra ... Né la prima, né l'ultima. Mentre i nostri corpi di adulti democratici, certo, ma mal rimessi, e per sempre, dal "fallimento delle ideologie", i nostri corpi scrupolosi ma casinisti, che tagliano un capello in quattro, si disperano di se stessi più ancora che del "nemico prioritario" e nemmeno si frappongono più, da nessuna parte per proibire, per limitare, per ritardare il peggio. Mio Dio, quanto li amo, questi ragazzi che ci fanno invecchiare, noi già così invecchiati perché non scendiamo più in miniera, noi già così invecchiati nel mestiere della Storia che non abbiamo fatto. Perché esiste una giustizia, nonostante tutto: la mancanza di Storia non ha mai conservato, non conserverà mai chi la pratica. Si muore nel proprio letto, questo sì, ma ancora giovani, e con le arterie stremate... Sfinito dai crampi in quei punti in cui certi gesti non furono compiuti. Mio Dio, quanto li amo, quei ragazzi che si estinsero forse soprattutto perché appartenevano a una razza in via d'estinzione! Non ci mancherebbe che questo, che, oltre a tutto, non li amassimo! Ma, appunto, Andreas Papadiamantis, tu non eri di quegli uomini, che aspettano che i figli aprano la strada.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==