Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

ILCAVALLOTROIANO Raymond Queneau ffl n uomo entrò nel caffè, provocando una nuvoletta di ... vapore. Si accomodò al banco, issandosi su uno sgabello, provocando l'apparizione di un barista in giacca bianca e dall'aspetto feroce. Tutti i tavoli erano occupati e le persone sedute si stavano occupando di se stesse. I camerieri sbadigliavano. Il nuovo arrivato si guardò bene attorno, no, non c'era un solo posto libero, perciò rispose alla domanda che il suo avversario gli aveva appena posto. - Per me, disse, un bicchier d'acqua. - Bene, signore, rispose il barista. Esaminò il tizio con rispetto e si mise al lavoro. Prese un gran bicchiere da mezzo litro, vi fece roteare un pezzo di ghiaccio, buttò via l'iceberg con disgusto, afferrò una caraffa d'acqua, posò il bicchiere appannato sul banco, gli mise accanto il recipiente. - Ecco, signore, per lei. L'altro si versò un bicchier d'acqua e ne bevve una piccola quantità. Poi rimase immobile e pensieroso. Le persone ai tavoli, degli uomini, delle donne, si occupavano di se stesse. Il barista si era immerso in altre faccende. Fuori faceva freddo. Le lancette dell'orologio a muro e per di più elettrico si rincorrevano metafisicamente. La cassiera tonda tonda sonnecchiava. L'uomo prese il bicchiere tra le mani e assaporò di nuovo una piccola quantità d'acqua. L'orchestra iniziò a suonare un ballabile. Alcune persone si alzarono e abbracciandosi descrissero per terra curve complicate. Il barista tracannò furtivamente un gran sorso di gin. Entrò un venditore di giornali, poi se n'andò, sopraffatto da tutto l'universo stampato che portava sotto braccio e dalla porcheria del mondo reale o trascritto. Le lancette si erano appena raggiunte sul quadrante, cosa che avviene venti volte al giorno. Alla fine si apri di nuovo la porta ed entrò una donna. Individuò subito l'uomo che cercava e si sedette vicino a lui. Spuntò il barista. - Portatemi un altro bicchier d'acqua, disse l'uomo, questo oramai è tiepido. - Non la vorrebbe minerale, stavolta? - No, rispose l'uomo. - E per la signorina? chiese l'uomo. - Nulla, rispose la donna. - Basta così, per oggi? chiese il barista con una leggerissima insolenza. - Sì, disse l'uomo, basta così. Il barista servi il nuovo bicchier d'acqua. Vi mise dentro un pezzo di ghiaccio. - Allora? chiese la donna all'uomo. - Allora niente, che vita, mormorò l'uomo. - Non è mica divertente, disse la donna. E si guardò attorno. Un uomo con gli occhiali faceva ballare una prostituta con giravolte per gli spettatori e sorrisi per il pianista. Sembrava un po' ubriaco e non completamente a suo agio. - Un ragioniere che è fuggito con la cassa, disse l'uomo. - Credi? disse la donna. - Sì, è evidente. Qualcuno ballava col cappello in testa. - È divertente qui, disse l'uomo. - Sì, disse la donna. La musica cessò e il violinista soppesò col braccio il proprio strumento conversando con una donna seduta sola a un tavolo. I ballerini raggiunsero i loro tavoli. Il ragioniere lo fece con esibizionismo. Un cavallo, che si trovava al banco, si chinò e propose alla donna di prendere un bicchiere con lui, e la stessa cosa fece col signore che la accompagnava. - Cos'è che vuole? disse l'uomo. Vuole invitarti a ballare? - No, mormorò la donna, credo che voglia offrirci un bicchiere. Il cavallo era sceso dal suo sgabello e si inchinava davanti a loro, facendo grandi gesti con le zampe anteriori. Stava cercando le parole. · - Voi, tentava di spiegarsi, voi, tutti e due, bevete un bicchiere con me. L'uomo lo guardò con aria seccata. - Grazie, disse con freddezza. Il cavallo non sembrava normale. La donna era un po' terrorizzata. L'uomo le chiese che ne era della zia Carlotta. Era molto importante per loro, la zia Carlotta. Ma la donna era imbarazzata a parlarne davanti al cavallo, della zia Carlotta. Evitava le domande. Il cavallo aspettava però con pazienza che avessero finito la loro conversazione. Lautamente compensata dal ragioniere un po' brillo, l'orchestra si era rimessa al lavoro attaccando una fantasia di valzer 1900. Il cavallo agitò le grandi zampe e, approfittando di un vuoto nella conversazione relativa alla zia Carlotta, pronunciò queste parole: - Forse pensate che sono ubriaco? Niente affatto. Niente affatto. Niente affatto. Ritmava le parole facendo graziose riverenze. Poi li guardò strabuzzando terribilmente gli occhi. Era un gran ronzino tutto nero, un po' sfiancato, con gli zoccoli ben verniciati, e la coda a spirale stretta in un nastro viola. - No, no, non sono brillo, ma non so misurare sempre i miei gesti, le mie parole, le mie frasi, le mie... Parve riflettere: ', - Le mie conversazioni. Ho bisogno di... ho bisogno di ... Parve riflettere: · - Di adattarmi. Sì, è così: di adattarmi. Fece un grande sorriso che gli scopri una robusta dentatura giallastra, nei cui interstizi si potevano scoprire qua e là pezzetti di fieno. - Adattarmi, ricominciò tranquillamente. - Cos'è che ha, mormorò l'uomo. - Non avresti una sigaretta? gli chiese la donna senza occuparsi del cavallo. Ho dimenticato le mie. L'uomo le tese un pacchetto di gauloises. Ma il cavallo allungando velocemente una zampa nella fonda della sella ne tirò fuori una scatola tutta ornata di fregi rossi e dorati. La apri. Conteneva pezzi di paglia attorcigliati e intrecciati a forma di sigaro. Ne offri uno alla donna. - Deve essere schifoso, mormorò la donna.

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