Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

32 Foucault, Lacan, Lévi-Strauss e Barthes in un disegno di Maurice Henry pubblicato da "La Quinzaine Litéraire". imprevedibile, quel che attraversa l'ascolto, quel che nasce da un ascolto stordito. L'appunto si separa dal sapere come modello (cosa da copiare); è scrittura, non memoria; sta dal lato della produzione e non della rappresentazione. Pratiche Immaginiamo - o richiamiamo - tre pratiche di educazione. La prima pratica, è l'insegnamento. Un sapere (anteriore) è trasmesso nel discorso orale o scritto, preso nel fluire degli enunciati (libri, manuali, corsi). La seconda pratica, è l'apprendistato. Il "maestro"~enza nessuna connotazione di autorità, il riferimento sarebbe piuttosto quello orien le), il maestro, dunque, lavora per se stesso davanti ali' apprendista; non parla, o Imeno non tiene discorsi; le sue espressioni sono puramente deittiche: "qui, egli dice, faccio questo per evitare quello .... " Una competenza è trasmessa silenziosamente, viene montato uno spettacolo (quello di un fare), in cui l'apprendista, scavalcando la balaustra, si introduce un po' alla volta. La terza pratica è l'accudimento. Quando il bambino impara a camminare, la madre non discorre e non dimostra; non insegna a camminare né glielo rappresenta (non cammina davanti al bambino): ma sostiene, incoraggia, chiama (indietreggia e chiama): incita e protegge: il bambino desidera la madre e la madre desidera i passi del bambino. Nel seminario (e ne è la definizione), ogni insegnamento è bloccato: nessun sapere viene trasmesso (ma un sapere può essere creato), non si tiene nessun discorso (ma è un testo alla ricerca di sé): l'insegnamento è disatteso. O qualcuno lavora, ricerca, produce, mette insieme e scrive davanti agli altri; oppure tutti si incitano, si interpellano, fanno circolare l'oggetto da produrre, i passaggi da compiere, che passano cosi di mano in mano, sospesi al filo del desiderio, come l'anello nel gioco dell'anello. La catena Ai due punti estremi della metafora, due immagini della catena: una, aborrita, rimanda alla catena in fabbrica, l'altra, voluttuosa, rimanda alla figura sadiana, alla corona del piacere. Nella catena alienata, gli oggetti si trasformano (un motore d'auto), i soggetti si ripetono; la ripetizione del soggetto (la sua reiterazione) è il prezzo della merce. Nella catena (di godimento, di sapere), l'oggetto è indifferente, ma i soggetti trascorrono. Questo sarebbe, pressapoco, il movimento del seminario: passare da una catena all'altra. Lungo la prima catena (classica, istituzionale), il sapere si costituisce, s'accresce, prende la forma di una specializzazione, di una merce, cioè, mentre i soggetti perseverano, ciascuno al proprio posto (al posto d'origine, della propria capacità, della propria fatica); ma lungo l'altra catena, l'oggetto (il tema, l'argomento) indiretto, o nullo, o mancato, comunque nella deriva del sapere, non è il fine di nessuna caccia, di nessun mercato: non funzionale, perverso, è solo lanciato; gettato afondo perduto; lungo la sua progressiva dispersione, i soggetti fanno circolare i desideri (cosi come nel gioco dell'anello, l'intento è quello di far passare l'anello, ma il fine è di toccarsi le mani). Lo spazio del seminario può essere regolato (un gioco lo è sempre), ma non ha regolamenti; nessuno sovrintende agli altri, nessuno è là per sorvegliare, far conti, o accumulare; ognuno, a turno, può diventare maestro di cerimonie; il solo impulso è quello iniziale; c'è solo una figura di partenza, il cui ruolo - e non è che un gesto - è di lanciare l'anello in circolo. Poi, la metafora del gioco dell'anello non è piu esatta; perché non si tratta piu di una catena, ma di un ordine di ramificazioni, di un albero di desideri: catena estesa, sparpagliata che Freud ha descritto: "Le scene ... non formano delle semplici file come in una collana di perle, ma degli insiemi che si ramificano come alberi genealogici... ". Il sapere, la morte Il seminario è implicato nei rapporti del sapere col corpo. Quando si dice che bisogna mettere in comune il sapere, questo fronte è disposto anche contro la morte. Tutti per tutti: che il seminario sia quel luogo in cui la posta del sapere è ripartita, in cui il mio corpo non è costretto a ricominciare ogni volta il sapere che è appena morto in un altro corpo (da studente, il solo professore che ho amato e ammirato è stato l'ellenista Paul Mazon; quando è morto, non ho smesso di rimpiangere che tutto il sapere della lingua greca sparisse con lui e che un altro corpo dovesse ricominciare l'interminabile percorso della grammatica, a partire dalla coniugazione di deiknumi). Il sapere, come il godimento, muore con ogni corpo.

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