28 DISCUSSIONE/BETTIN al di sotto del 5%. A questo punto, però, dimostrata la riduzione drastica del nucleo militante si registra una apparente contraddizione. Nel resto dei giovani, cioè nel senso comune medio della popolazione giovanile, l'interesse medio per la politica non diminuisce e anzi aumenta rispetto alle precedenti indagini del '69 e del '70. Se la politica è oggi solo per pochissimi una dimensione nella quale ci si definisce e ci si realizza, per molti essa invece è una dimensione ovvia della vita quotidiana, una fra le molte in cui è possibile spendere tempo e risorse. La politica si è "laicizzata" e ha accresciuto il proprio seguito, ma ha perso quell'aura di fascino e di autorevolezza "che ne faceva un'attività diversa dalle altre, o meglio, il metro di tutte le attività". I giovani italiani d'oggi, politicamente, appaiono come sospesi tra due mondi: il mondo degli adulti e quello della generazione del !68. Gli adulti, interpreti di una tradizione radicata nella storia del nostro paese; il '68, emblema di una possibile ricerca, di un'alternativa. Se i primi, soprattutto con la ripresa delle organizzazioni cattoliche (registra a anche da quest'indagine) e con l'ampio consenso raccolto dai partiti di massa, mantengono ìm legame diretto, la generazione del '68 con le sue incertezze e l'alternarsi dei suoi modelli di riferimento, sembra aver influito soprattutto su piani non direttamente politici. Così all'onda lunga di quella stagione, alla "rivoluzione silenziosa" avviata allora, potrebbero andar ricondotti i mutamenti nei rapporti interpersonali, in un quadro di generale democratizzazione, di maggiore tolleranza (come dimostra il capitolo su Devianza e droga) e di rispetto tra i sessi (anche se in famiglia, specialmente, le ragazze continuano a venir discriminate in molti modi). S'era fatto cenno, in precedenza, alla fine di una fase storico-sociale nell'esperienza giovanile testimoniata dai dati di questa ricerca. Fin qui, tuttavia, gli elementi di rottura rispetto alla breve ma pur significativa tradizione che per comodità possiamo chiamare del '68 non risultano in effetti moltissimi (la ridotta carica militante, la "razionalizzazione" e il disincanto prevalenti nel rapporto con la scuola e il mercato del lavoro, la de-ideologizzazione). Si potrebbe, anzi, in questi riscontri leggere l'esito inevitabile e positivo di un ciclo di tensioni e disordini liberatori ma comunque destinati a ricomporsi in una sintesi, che oggi si compie in questi ragazzi. Quel che più contraddice, però, un'immagine di intima continuità tra questa e le generazioni degli "anni caldi" è il contesto di valori in cui gli intervistati inscrivono se stessi e le proprie scelte, al di là dell'approccio con scuola e lavoro e al di fuori delle loro correnti opinioni politiche. In questo senso il capitolo su lafamiglia e le amicizie (di Alessandro Cavalli) è, per così dire, il più impressionante per il capovolgimento di prospettiva che segnala. La famiglia, quella di appartenenza e quella futura da formare, si trova in cima alla scala di valori (anche se le ragazze tradiscono un disagio.maggiore). "I giovani di questa generazione non sembrano proprio aver voltato le spalle alla famiglia", scrive Cavalli. Nove ragazzi su dieci fra gli intervistati si prospettano un futuro di madri e di padri in una famiglia che vogliono di piccole dimensioni. L'immagine dei genitori è in genere molto positiva (come già, abbiamo visto, quella degli insegnanti), anche se - vien detto - non tengono il passo con i tempi. Con un drastico rovesciamento rispetto alla precedente generazione, poi, questi giovani appaiono in prevalenza piu disimpegnati dei propri genitori, più insicuri e con minori certezze. La preoccupazione costante appare quella di essere "moderni", al passo con il progresso - un progresso che si deduce essere, in sostanza, l'alternanza delle mode e l'innovazione tecnologica applicata agli oggetti di consumo, di spettacolo e di uso corrente. Malgrado la pacificazione che, almeno in apparenza, prevale ora nei rapporti genitori-figli, in famiglia si continua a non parlare molto. Si parla più che altro di amici, di scuola o di lavoro. Il sesso rimane una sorta di tabù in metà delle famiglie e poco si parla anche di politica o di religione. Su questi piani, la "laicizzazione" non sembra aver fatto grandi progressi. In generale, ancora, i ragazzi d'oggi raggiungono una effettiva autonomia più tardi di una volta. Una delle conclusioni dell'indagine IARD riguarda proprio questa contraddizione tra un'autonomia che è formalmente possibile (cioè, oltre che legale, con la maggiore età a 18anni, anche socialmente ormai sancita) ma che viene rinviata nella sostanza. Probabilmente, una Georgia ·sarebbe oggi "stanca di essere giovane'.' per questo prolungamento a volte innaturale dell'adolescenza, per questa "immaturità" materiale (di eterni studenti, apprendisti, mille-mestieri, di eterni fidanzati, di precari nelle famiglie e nelle abitazioni) che si scontra con ambizioni opposte. Era forse più facile accettare creativamente una condizione simileper i figli della "controcultura" e degli anni caldi piuttosto che per questi ragazzi che aspirano a più tradizionali percorsi di vita. La grande contraddizione che insidia questo più moderato rapporto tra giovani e società sta forse racchiusa qui. Un potenziale conformista bruciato nelle sue velleità e nei suoi legittimi desideri, si sa, può covare inquietanti rivincite, anche più di un ribelle dichiarato. Quanto all'amicizia, il mutamento principale rispetto alle generazioni precedenti riguarda l'estensione della rete amicale e le sue finalità. Oggi prevale l'amicizia come fenomeno di gruppo (di contro a una precedente amicizia a due), in cui ciò che conta è "stare insieme", "trascorrere insieme il tempo", piuttosto che "fare qualcosa insieme". All'origine dei gruppi di amici stanno in prevalenza i "fattori di appartenenza", per esempio il fatto di frequentare la stessa scuola, o di vivere nello stesso quartiere o di frequentare gli stessi locali pubblici. Il lavoro non favorisce la formazione di gruppi, né la politica, mentre mantengono una certa importanza i gruppi sportivi (specie per i maschi) e le parrocchie e le organizzazioni cattoliche. Infine, il ritratto dei giovani italiani d'oggi, si completa con i risultati relativi al tempo libero e ai consumi. L'immagine "disimpegnata" emergente si precisa qui con le indicazioni relative alle forme d'impiego del proprio tempo in cui prevalgono gli svaghi e i divertimenti. "La gerarchia delle cose rilevanti nella vita, costruita dai giovani del nostro campione", nota A. de Lillo estensore del capitolo , "vede ai primi posti i rapporti affettivi. Il tempo libero viene trascorso soprattutto nei bar, nelle discoteche e nei cinema o, altrimenti, soprattutto nell'ascolto di musica". È significativo comunque, e può forse preludere a qualche movimento successivo, che una quota discreta di intervistati si dichiari insoddisfatta (soprattutto le ragazze) del modo in cui trascorre il proprio tempo libero, e che questa quota tenda a crescere con l'aumento dell'età. Ugelo, infine Le indagini su vasta scala, come la presente dell'IARD, che allargano molto la propria base di dati oggettivi danno sempre un'immagine di superficie del proprio oggetto d'osservazione. In particolare, in un caso come quello dell'universo giovanile si rischia di non poter connettere elementi che l'esperienza tiene invece insieme (come la voglia di divertirsi e la partecipazione politica, l'affetto e la stima per i genitori e la ricerca di forme nuove di vita per sé, il desiderio di riuscire in una carriera e la volontà di non riproporre vecchi atteggiamenti competitivi e selettivi, ecc.), elementi che l'indagine deve scomporre, magari per incrociarli poi in modo arbitrario. Probabilmente, per ottenere una più fedele fisionomia bisognerebbe inte-
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