Linea d'ombra - anno II - n. 7 - dicembre 1984

ra. Per solito lo scrittore tende ad avventurarsi fra gente diversa, d'ogni 'sorta e magari d'ogni risma. È inevitabile, c~- munque, che fra le classi dominanti e quelle dominate, prefensca sempre queste ultime. Non per motivi propriamente umanitari (lo scrittore non è umanitario, caso mai è_ben ~ltr~: ~ umanista), ma per la solita fatale legge della sua vita. D1fatt1,11 dominio di una persona su un'altra, se è stato sempre iniquo, ormai è pure, definitivamente, acquisito come irreale; giacché l'uguaglianza fondamentale delle persone è acquisita nella coscienza (anche in coloro che presumono di non saperlo). E senza dubbio il vizio più grave d'irrealtà sta dalla parte del dominante. Al punto che lo scrittore talvolta ha il forte sospetto (e la speranza) che il drago stesso sia un singolo prodotto di questo vizio parziale e che i dominati possano magari allearsi a lui scrittore per affrontare il drago. Questo è il motivo per cui lo scrittore, nella pratica della vita sociale e politica, si sente sempre attirato verso i movimenti rivoluzionari o sovversivi, i quali proclamano come fine la cessazione di ogni dominio di una persona su un'altra persona. Infine, rimane che le sue compagnie più vere lo scrittore le trova poi quasi sempre fra persone di età estremamente giovane, o infantile addirittura. Soltanto loro, difatti, riconoscono e frequentano ancora la realtà. Per legge universale, e peggio che mai nel sistema, la maggioranza degli adulti sono contaminati più o meno dall'irrealtà, e quindi, ostili. A ogni modo, specie quando incomincia a farsi vecchio, e le sue gambe sono stanche, lo scrittore spesso si ritrova solo. Potrebbe anche ritirarsi in campagna, ma in fondo gli piace di più di stare in mezzo alla città, fra tutti quei disgraziati che corrono per distrarre, in qualche modo, il drago. Allora lo scrittore escedalla sua stanza, e cammina per quelle strade maledette, cacciato dal traffico e dai rumori, a momenti tentato dall'idea di andare a rinchiudersi in un ospizio di vecchi e là finire la sua vita. Ma in certi giorni fortunati, gli succede di pensare fra sé, in mezzo al traffico, a una storia o a una poesia da scrivere, e allora non sente nemmeno i rumori, e va distratto, miracolosamente, fra migliaia di automobili senza essere investito. Così, potremmo dire, scherzando, che ha superato perfino la prova dei santoni indiani, che devono rendersi capaci di pregare, come dire di ascoltare il silenzio religioso della loro intimità, in mezzo al chiasso e ai commerci del tempio. A questo punto, mi ricordo di quello che disse il maestro di poesia Umberto Saba: che in ogni poeta c'è rimast'? sempr~ 11:n bambino, il quale adesso convive con l'adulto, e si meraviglia di quello che succede all'adulto. Se ne meraviglia, ma anche, io mi permetto di aggiungere, ci si diverte. Per sua fortuna, anche in questo suo pazzo e disperato combattimento col drago, lui un poco si diverte. r,rw a infine, che razza di romanzo o di poesia dovrà ~ scrivere il Nostro per fare, come dicono i giornali, la sua lotta? La risposta è semplice: scriverà, onestamente, quello che gli pare: "Ai poeti" ancora, disse Umberto Saba, APERl'URA/MORANTE "resta da fare la poesia onesta". Però, basterebbe dire la poesia; perché, se è poesia, non può essere che onesta. Un poeta, in quanto tale, non può non essere onesto. Come dimostrato dalla storia, può essere magari brutto, deforme; può avere per conto suo i peggiori vizi: essere un ubriacone, uno malamente, come dicono a Napoli. Può essere sporco, anche puzzare. Questi sono sempre stati, e sono, affari suoi. Ma in quanto scrittore, non può venir meno a queste condizioni necessarie: l'attenzione, l'onestà e il disinteresse. E tutto il resto è letteratura. Già, a proposito, e che sorta di linguaggio dovrà adoperare? Dialetto, industria, quale koinè? quale stile, quali semantemi, quale carattere tipografico? Pr'? o contro le maiuscole? Pro o contro la punteggiatura? Ma lasciatelo scrivere come gli pare, ché tanto il primo inventore dei linguaggi è stato sempre lui! Perché adesso venire a sfruculiare un uomo con simili problemi (che interessano caso mai i glottologi, i filologi, e così via?). Qui si tratta pro o contro la bomba atomica! Contro la bomba atomica, non c'è che la realtà. E la realtà non ha bisogno di prefabbricarsi un linguaggio: parla da sola. Perfino Cristo ha detto: Non preoccupatevi di quel che direte, o di come lo direte. È la realtà che dà vita alle parole, e non il contrario. E che è la realtà? Non ci mancava altro! se uno mi fa questa domanda, è chiaro che non è mio lettore. Durante questi anni, in saggi, articoli, risposte a inchieste ecc., a costo di sembrare una maniaca, non ho fatto che parlare di questo argomento, voglio dire l'argomento, più o meno, che è anche il senso di questa conferenza. E tentavo di spiegare che cosa sia la realtà; ma purtroppo dubito di esserci riuscita, giacché questa ~ una cosa che si capisce solo quando la si prova, e quando la si prova, non si ha bisogno di spiegazioni. Una volta un novizio chiese a un vecchio sapiente orientale: "Che cos'è il Bodidarma?" (che significherebbe approssimativamente l'Assoluto, o simile). E il sapiente, pronto, gli rispose: "Il cespuglio in fondo al giardino". "E uno che capisse questa verità" domandò ancora, dubbioso, il ragazzo, "che cosa sarebbe, lui?" "Sarebbe" rispose il vecchio dandogli una botta in testa, "un leone con la pelliccia d'oro". Copyright Elsa Morante 1965, 1984 ,· ~ ' . _· . ;~."----~ Il

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