Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

apertura Qui, nel mondo sotterraneo, gli uomini esistono solo in quanto lavoratori, e incontrano solo i compagni di lavoro e l'oggetto del lorro lavoro. Tutto ciò che li circonda rappresenta sofferenza o pericolo. Non scorgono nulla che non ricordi ai loro occhi il loro tragico destino. In queste tenebre, dove la luce è solo uno strumento di lavoro, si immagina che debba risvegliarsi una coscienza, più lucida che altrove, della condizione operaia, della sua forza, della sua dignità misconosciuta, della fraternità che unisce i lavoratori di fronte a ciò che trae profitto dal lavoro. Si pensa che qui debba sbocciare un cameratismo eroico, originato dalla solidarietà di fronte alla sofferenza e al rischio. C'è una sorta di grandezza nelle sofferenze di cui la miniera è teatro. E così infatti andavano le cose, almeno fino al giorno in cui il progresso della produzione non ha introdotto qualcosa di nuovo, che pare capace non solo di opprimere ancor più con nuove sofferenze ma persino di sminuire quella grandezza. Si tratta del macchinismo. Per quanto dura sia sempre stata la condizione del lavoratore, tuttavia il minatore che scagliava il suo piccone sul carbone poteva ancora agire da uomo libero. Era lui a determinare il ritmo del lavoro; lui a trionfare sulla materia mediante uno strumento conforme al suo corpo. Oggi il dramma non si gioca più tra il carbone e l'uomo, ma tra il carbone e l'aria compressa. È l'aria compressa che spinge, secondo il ritmo accelerato che le è proprio, il martello compressore contro la barriera di carbone, è lei che si ferma, e spinge di nuovo. L'uomo, costretto a prendere parte a questa lotta di forze gigantesche, ne rimane schiacciato. Aggrappato al martello compressore o alla perforatrice, scosso in tutto il suo corpo, al pari della macchina, dalle veloci vibrazioni dell'aria compressa, per tutto il tempo si limita a mantenere la macchina contro la barriera di carbone nella posizione richiesta. In precedenza lui adattava la forma e il moto dello strumento alla forma e alla durata naturale dei suoi movimenti; il piccone era per lui una sorta di membro supplementare che faceva corpo con lui, amplificando il movimento delle sue braccia. Ora è lui a far corpo con la macchina, ad agganciarsi a lei, alla stregua di un ingranaggio supplementare vibrando della sua trepidazione incessante. Questa macchina che non è modellata sulla natura umana, ma al contrario sulla natura del carbone e dell'aria compressa, e i cui movimenti seguono un ritmo profondamente estraneo al ritmo dei movimenti della vita, piega con violenza il corpo umano al suo servizio. E questa situazione, che si rivela insopportabile dopo solo cinque minuti, il minatore la deve subire per giorni e giorni, e per otto ore al giorno. Non basterà certo al minatore espropriare le Compagnie per diventare padrone della miniera. La rivoluzione politica, la rivoluzione economica saranno reali solo a condizione di essere proseguite da 8 - Simone Weil

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