Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontistranieri diavolo. Non lo sapevi che il diavolo ha artigli?" "A me importa sapere perché ha ucciso Berta. u "Per il fiore". "Il fiore? Quale fiore?" "Quel fiore nero che alle donne cresce tra le gambe". Mi vide il terrore sulle labbra e mi disse dolcemente: "Sì, un piccolo fiore. A te non è ancora fiorito." Il vecchio naso di Madame Dot si fece lungo come un uncino. "È quello che ai cinghiali piace mangiare.'' ''Mangiare?'' "Sì, lo strappano via una volta per tutte". Scappai via di li correndo e corsi settimane e settimane finché ebbi ventitre anni. Il giorno del mio matrimonio fu anche il giorno del mio compleanno. Gli invitati me lo facevano notare e raddoppiavano gli auguri: "Che bello che ti sposi il giorno in cui sei nata". Mi dicevano che ero nata all'amore. La gente è furba. Per di più era domenica e a me piacciono i giovedì. Agli invitati piacciono le domeniche. Mia madre, nelle sue divagazioni, mi parlava sempre della settimana dei quattro giovedì e si inventò un segreto tutto per me, in francese, la semaine de quatre jeudi, ma io vivo in Messico, sono stata in Francia solo due volte e là sono molto esatti sui giorni, non ne perdono uno. Il giorno del mio matrimonio mi sollevòil velo di tulle per baciarmi più di una volta: "Ora avrai davvero la tua settimana di quattro giovedì". Pensavo che il velo mi sospendesse in aria e stesi con un sorriso le mie braccia avvolte di bianco. Lui attaccò dal davanti, dal suo poderoso abito da cerimonia. Lo vidi uscire dal buio verso di me, la testa bassa. Sentii un rumore di artigli. Quando fu a pochi metri da me gli notai gli occhi: brillavano rossi sotto le sopracciglia nere e folte. Sulle ampie pianure della sua fronte di pensatore scoprii i peli dritti. Come di un porcospino. Mi respirò sulla faccia avvicinando la sua bocca baffuta. lo che avevo cominciato ad accarezzare affascinata i funghi, a sentirli umidi sotto le dita, caddi all'indietro: crac, crac, crac, crac, criiiic, e quando mi abbracciò caddi giù, giu in un sentiero che scendeva alla più nera oscurità del bosco. Le mie urla dovevano avere attraversato i muri sottili dell'hotel perché la mattina dopo una vecchietta dal naso ad uncino con una scopa si avvicinò precipitosa: ''Tu devi essere la nuova sposa". · E con la stessa fretta mi offrì una tazza bianca di tè d'erbe. "Bevilo. Ti metterà a posto lo stomaco". Per poco non rovesciai il tè quando lui entrò con arroganza sui suoi artigli splendenti e nel calore del mezzogiorno di Merida d'improvviso annunciò, il pugno sul tavolo: "È meglio visitare le rovine al calar del sole''. Senza togliermi gli occhi di dosso la vecchietta insistè: ''Su, bevi il ElenaPoniatowska - 73

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