raccontistranieri - Messico Elena Poniatowska Una piccolafavola Di tanto in tanto sentivamo parlare del cinghiale e io chinavo la testa, giù verso il bosco. Vivevamo in alto in una casa sorretta da un contrafforte che la tratteneva dal cadere sul mare degli alberi, ma io li vedevo così forti che ero certa che ci avrebbero sostenuto coi loro rami in caso di crollo. Ogni giorno ad ore diverse li guardavo dalla finestra: a mezzogiorno le loro cime si espandevano tanto che i raggi del sole rimbalzavano senza entrare; di notte erano un solo albero nero minaccioso; all'alba un pallido lago che andava emergendo verde tra la nebbia. Sentivo nella mia testa la vecchia Madame Dot dire: "Il bosco è scuro", allungando la "u" di scuro in un tunnel pauroso. "Il bosco è scuuuuuuuro, molto scuuuuuuuro". Sofia che era sempre la più forte o almeno la meno morbosa, esclamava: "Non farle ·caso. È vecchia. È che non vuole che noi andiamo a raccogliere le fragole selvatiche''. Sofia aveva una predilezione speciale per quelle piccole fragole profumate che si incontravano ai piedi degli alberi. Non aspettava, se le mangiava lì sul posto, lasciando il cestino vuoto al ritorno. E ancora, mentre ci arrampicavamo per la salita, mi ordinava: "Passami il cestino, lo porto io" e se le mangiava a pugni con foglioline e tutto. Mi è sempre piaciuto mettere le mani nelle crepe; scavare. Posso rimanere ore davanti a un acquaio tirando via dal buco lo sporco, foglie, capelli impigliati, terra e sapone indurito. Man mano che vado sturandolo mi eccito, mi cresce dentro un sentimento di soddisfazione che mi riempie la bocca, penso ai generali della rivoluzione che gridavano ai loro uomini: "Batteteli, dategliele di santa ragione, fateli a pezzi, uccideteli'' e sento che sto facendo qualcosa di equivalente a quello che loro fecero, anche se non sono completamente sicura che abbiano fatto proprio la cosa giusta. Nel bosco, mentre Sofia era tutta intenta a raccogliere fragole, io accarezzavo la ruvida corteccia, affondavo le mani nella terra umida, tagliavo - cric-crac - i gambi dei funghi affascinata dalla loro resistenza; li accarezzavo a lungo col mio indice mentre la loro pelle si rizzava come le foglie di certe piante che si contraggono e si chiudono in se stesse. "Tu sempre coi tuoi veleni", mi gridava Sofia con la bocca piena. A volte, sotto un letto di foglie ammuffite, inconElenaPoniatowska - 71
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