bottega destati dalla tragedia del giovane principe danese. Il che prova che Shakespeare scriveva veramente per il popolo, nella misura in cui il suo tema era veramente significativo per chiunque - su piani _diversi, sì, ma raggiungendo un po' tutti - e che il trattamento teatrale di quel tema aveva l'intensità propria dei grandi scrittori, grazie alla quale si spezzano le barriere intellettuali apparentemente più rigide, e gli uomini si riconoscono e fraternizzano su un piano che sta al di qua o al di là della cultura. Ovviamente sarebbe ingenuo credere che ogni grande opera possa essere compresa ed ammirata dalla gente semplice; non è così e non potrebbe esserlo. Ma l'ammirazione prodotta dalle tragedie greche o da quelle di Shakespeare, l'interesse appassionato che risvegliano molti racconti e romanzi per niente facili né semplici, dovrebbe far sospettare i partigiani della cosiddetta '' arte popolare'' che la loro nozione di popolo è parziale, ingiusta e in fin dei conti pericolosa. Non si fa un favore al popolo proponendogli una letteratura assimilabile senza sforzo, passivamente, come un film di cow-boys al cinema. Invece bisogna educarlo, ma questo è, in una prima fase, compito pedagogico e non letterario. Per me è stata un'esperienza confortante vedere che a Cuba gli scrittori che io più ammiro partecipano alla Rivoluzione dando il meglio di se stessi, senza sacrificare una parte delle proprie possibilità in nome di una presunta arte popolare che non può essere utile a nessuno. Un giorno Cuba potrà contare su un corpus di racconti e di romanzi che conterranno, elaborata esteticamente, eternizzata nella dimensione atemporale dell'arte, l'impresa rivoluzionaria di oggi. Ma queste opere non saranno state scritte per obbligo, sull'onda di slogan del momento. I loro temi nasceranno quando arriverà il momento, quando lo scrittore sentirà che deve plasmarli in racconti o in romanzi o in opere teatrali o in poesie. I temi conterranno un messaggio autentico e profondo, perché non saranno stati scelti obbedendo ad un imperativo di carattere didattico o proselitista, ma per una forza irresistibile che si imporrà all'autore, e che costui, facendo appello a tutte le risorse della sua arte e della sua tecnica, senza sacrificare niente e nessuno, dovrà trasmettere al lettore come si trasmettono le cose fondamentali: da sangue a sangue, da mano a mano, da uomo a uomo. (traduzione di Alessandra Riccio) Julio Cortazar (1914-1984) è stato i.mo dei grandi nomi della letteratura argentina e internazionale, autore di romanzi di ardita sperimentazione (il più importante è li gioco del mondo, 1969 tradotto presso Einaudi), di saggi, e soprattutto di racconti, un genere nel quale è stato uno dei rari maestri contemporanei (presso Einaudi: Bestiario, le armi segrete, Ottaedro; presso Guanda: Tanto amore per Glenda, Qualcuno che passa di qui; ancora inediti in Italia: Deshoras, 1983). Né vanno dimenticate le Storie di cronopios e di fama (Einaudi) di libera e divertita polemica su due possibili modi di essere intellettuali. Lo ricordiamo traducendo questa conferenza da lui tenuta a L'Avana e pubblicata sulla rivista "Casa de las Americas" n. 15-16 (1963), in cui Cortazar propone utilissime riflessioni proprio sull'arte del racconto. 70 - Julio Cortazar
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