bottega inconfutabile della verità e della necessità della sua opera, per quanto estranea essa possa sembrare alle circostanze del momento. Non per il fatto di non essere accessibile a tutti un'opera è estranea alla rivolu21one. Al contrario, costituisce la prova che esiste un vasto settore di lettori potenziali che, in un certo senso, sono molto più lontani dello scrittore dalle mete finali della rivoluzione, da quelle mete di cultura, di libertà, di pieno godimento della condizione umana che i cubani si sono poste con ammirata sorpresa di tutti coloro che li amano e li comprendono. Quanto più in alto mirano gli scrittori che sono nati per questo, tanto più alte saranno le mete finali del popolo a cui appartengono. Attenzione alla facile demagogia di esigere una letteratura accessibile a tutti! Molti di coloro che la sostengono non hanno altra ragione per farlo che la loro evidente incapacità di comprendere una letteratura di portata maggiore. Chiedono clamorosamente temi popolari, senza sospettare che molte volte il lettore, anche il più semplice, saprà distinguere istintivamente fra un racconto popolare scritto male e un racconto più difficile e complesso che però lo obblighi ad uscire per un momento dal suo piccolo mondo circostante e gli mostri un'altra cosa, una qualsiasi, ma un'altra cosa, qualcosa di diverso. Non ha senso parlare di temi popolari e basta. I racconti su temi popolari saranno buoni solo se rispondono, come qualsiasi altro racconto, a questa esigente e difficile meccanica interna che abbiamo cercato di illustrare nella prima parte di questa conferenza. Parecchi anni fa ebbi la prova di quanto affermo in Argentina, in un circolo di gente di campagna a cui partecipavano alcuni scrittori. Qualcuno lesse un racconto basato su un episodio della nostra guerra d'indipendenza, scritto con deliberata semplicità per metterlo, come diceva l'autore, "alla portata del contadino". Il racconto fu ascoltato con cortesia, ma era evidente che non era penetrato a fondo. Poi uno di noi lesse La zampa di scimmia il racconto giustamente famoso di W.W. Jacobs. L'interesse, l'emozione, lo spavento ed infine l'entusiasmo furono straordinari. Ricordo che passammo il resto della notte parlando di stregoneria, di fatture, di vendette diaboliche. E sono sicuro che il racconto di Jacobs è ancora vivo nel ricordo di quei "gauchos" analfabeti, mentre il racconto intenzionalmente popolare, fabbricato per loro, con il suo vocabolario, le sue apparenti possibilità intellettuali ed i suoi interessi patriottici, deve esser caduto nell'oblio insieme allo scrittore che l'aveva fabbricato. Io ho visto l'emozione che fra la gente semplice produce una rappresentazione dell'Amleto, un'opera fra le più fini e difficili, e che continua ad essere oggetto di studi eruditi e di infinite controversie. Certamente quella gente non può comprendere molte cose che appassionano gli specialisti del teatro elisabettiano. Ma che importa? Quello che importa è l'emozione, la meraviglia, il trasporto Julio Cortazar - 69
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