bottega smo e la buona volontà da soli non bastano, e non basta nemmeno il mestiere di scrittore da solo per scrivere racconti che fissino letterariamente (cioè, nell'ammirazione collettiva, nella memoria di un popolo) la grandezza di questa Rivoluzione in marcia. Qui più che altrove, c'è l'esigenza di una fusione totale di queste due forze, quella dell'uomo pienamente impegnato con la propria realtà nazionale e mondiale, e quella dello scrittore lucidamente sicuro del proprio mestiere. In questo senso non c'è possibilità di inganno. Per quanto vecchio, per quanto esperto sia un autore di racconti, se non ha una motivazione intrinseca, se i suoi racconti non nascono da un profondo modo di sentire, la sua opera non andrà oltre un mero esercizio estetico. Ma il contrario è ancora peggio, perché a nulla servono il fervore, la volontà di comunicare un messaggio, se mancano gli strumenti espressivi, stilistici che rendono possibile la comunicazione. In questo momento stiamo toccando il punto cruciale della questione. Io credo, e lo dico dopo aver pesato lungamente tutti gli elementi che entrano in gioco, che scrivere per una rivoluzione, che scrivere dall'interno di una rivoluzione, che scrivere rivoluzionariamente non significa, come molti credono, scrivere necessariamente della rivoluzione stessa. Giocando con le parole, Emmanuel Carballo diceva qualche giorno fa che qui a Cuba sarebbe più rivoluzionario scrivere racconti fantastici che racconti su temi rivoluzionari. Ovviamente la frase è esagerata, ma esprime un'impazienza assai rivelatrice. Da parte mia, credo che lo scrittore rivoluzionario sia colui che fonde indissolubilmente la coscienza del suo libero impegno individuale e collettivo con quell'altra sovrana libertà culturale che deriva dal pieno dominio del proprio mestiere. Se questo scrittore, responsabile e lucido, decide di scrivere letteratura fantastica, o psicologica, o rivolta al passato, il suo è un atto di libertà nella rivoluzione, e perciò è anche un atto rivoluzionario anche se i suoi racconti non si occupano delle forme individuali o collettive adottate dalla rivoluzione. Contrariamente alla limitata idea di molti che confondono la letteratura con la pedagogia, la letteratura con l'insegnamento, la letteratura con l'indottrinamento ideologico, uno scrittore rivoluzionario ha tutto il diritto di rivolgersi ad un lettore molto più complesso, molto più esigente in materia spirituale di quel che immaginano gli scrittori e i critici improvvisati dalle circostanze e convinti che il loro mondo personale sia l'unico mondo esistente, che le preoccupazioni del momento siano le uniche preoccupazioni valide. Ripetiamo, applicandola a quel che ci circonda a Cuba, la frase di Amleto a Orazio: "Ci sono molte più cose in cielo e in terra di quel che immagina la tua filosofia ... '' E pensiamo che uno scrittore non può essere giudicato solo per il tema dei suoi racconti o dei suoi romanzi, ma per la sua presenza viva nel seno della comunità, per il fatto che il totale impegno della sua persona è una garanzia 68 - Julio Cortazar
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