Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

bottega "nouvelle", un genere a cavallo fra il racconto e il romanzo propriamente detto. In questo senso, il romanzo e il racconto ammettono un paragone analogico con il cinema e la fotografia, nella misura in cui un film è in principio un "ordine aperto", romanzesco, mentre una fotografia ben riuscita presuppone una stretta limitazione precedente, imposta in parte dal ridotto campo ristretto abbracciato dalla macchina fotografica e dal modo in cui il fotografo utilizza esteticamente questa limitazione. Non so se avete mai sentito parlare un fotografo professionista della sua arte; personalmente mi ha sempre sorpreso notare che per molti aspetti si esprime esattamente come potrebbe farlo uno scrittore di racconti. Fotografi della qualità di un Cartier-Bresson o di un Brassai definiscono la loro arte come un apparente paradosso: quello di ritagliare un frammento della realtà, fissando determinati limiti, ma in modo tale che quel ritaglio operi come un'esplosione che spalanchi una realtà molto più ampia, come una visione dinamica che trascende spiritualmente il campo abbracciato dalla macchina fotografica. Invece nel cinema, come nel romanzo, la cattura di una realtà più ampia e multiforme si ottiene mediante lo sviluppo di elementi parziali, accumulativi, che non escludono, ovviamente, una sintesi che fornisca il "climax" dell'opera, in una fotografia o in un racconto di grande qualità si procede in modo inverso, cioè il fotografo o lo scrittore di racconti sono obbligati a scegliere e limitare un'immagine o un avveni-:- mento che siano significativi, che non solo valgano per se stessi ma che siano capaci di operare sullo spettatore o sul lettore come una specie di apertura, di fermento che proietti l'intelligenza e la sensibilità verso un qualcosa che va molto al di là dell'aneddoto visuale o letterario contenuti nella foto o nel racconto. Uno scrittore argentino, assai appassionato di boxe, mi diceva che in quel combattimento che si ingaggia fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per K.O. È vero, nella misura in cui il romanzo accumula progressivamente i suoi effetti sul lettore, mentre un buon racconto è incisivo, incalzante, senza quartiere, fin dalle prime frasi. Ciò non va preso eccessivamente alla lettera, perché il buon autore di racconti è un pugile molto astuto, e molti dei suoi colpi iniziali possono sembrare poco efficaci mentre, in realtà, stanno già fiaccando le resistenze più solide dell'avversario. Prendete un qualunque grande racconto dove vi sia preferenza per gli elementi gratuiti, meramente decorativi. L'autore di racconti sa che non può procedere accumulativamente, che· il tempo non è suo alleato; la sua unica risorsa è di lavorare .inprofondità, verticalmente, sia verso l'alto che verso il basso dello spazio letterario. Questo, che descritto così sembra una metafora, esprime invece la parte essenziale del metodo. Il tempo del racconto e lo spazio del racconto devono essere come condensati, sottoposti ad un'alta pressione spirituale e formale per provocare quell"'apertura" a cui mi riferivo prima. BaJu/io Cortazar - 61

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