bottega ne conosciuto le leggi.·Per prima cosa, queste leggi non esistono; al massimo si potrebbe parlare di punti di vista, di certe costanti che danno una struttura ad un genere così poco etichettal;>ile;poi, non è detto che i teorici ed i critici debbano essere gli autori stessi dei racconti, ed è naturale che i primi entrino in scena solo quando esista ormai una base, una sedimentazione di letteratura che permetta di indagare e di chiarirne lo sviluppo e le qualità. In America, a Cuba come in Messico o in Cile o in Argentina, una grande quantità di autori di racconti lavora dal principio del secolo, senza che fra loro vi sia una conoscenza approfondita, arrivando a volte a scoprirsi in maniera quasi postuma. In un simile panorama privo di sufficiente coerenza, in cui pochi conoscono a fondo il lavoro degli altri, credo sia utile parlare del racconto sorvolando sulle caratteristiche nazionali ed internazionali, perché si tratta di un genere che fra noi ha una importanza e una vitalità che crescono di giorno in giorno. Prima o poi verranno compilate le antologie definitive - come si fa nei paesi anglosassoni, per esempio - e si saprà fino a dove siamo stati capaci di arrivare. Per il momento non mi sembra inutile parlare del racconto in astratto, come genere letterario. Se riusciamo a farci un'idea convincente di questa forma di espressione letteraria, ciò potrà contribuire a stabilire una scala di valori per quell'antologia che dovrà essere fatta. C'è troppa confusione, ci sono troppi malintesi su questo terreno. Mentre gli autori di racconti portano avanti il loro lavoro, è tempo di parlare di questo lavoro in se stesso, al di là delle persone e delle nazionalità. È necessario riuscire ad avere un'idea viva di che cosa sia un racconto, e questo è sempre difficile nella misura in cui le idee tendono all'astrattezza, a devitalizzare il contenuto, mentre a sua volta la vita rifiuta angosciata il laccio che le vuole tendere la concettualizzazione per fissarla e categorizzarla. Ma se non abbiamo un'idea viva di ciò che è un racconto avremo perso tempo, perché un racconto, in ultima analisi, si muove in quel piano dell'uomo dove la vita e l'espressione scritta di quella vita disputano una battaglia fraterna, se mi è permesso il termine; e il risultato di questa battaglia è il racconto stesso, una sintesi vivente ed insieme una vita sintetizzata, qualcosa come un tremore d'acqua in un cristallo, una fugacità in una permanenza. Solo attraverso le immagini si può trasmettere questa alchimia segreta che spiega la prof onda risonanza che un grande racconto suscita fra di noi, e che spiega anche perché ci sono pochissimi racconti veramente grandi. Per far capire il carattere peculiare del racconto solitamente lo si paragona al romanzo, un genere molto più popolare e sul quale non mancano teorie. Si fa notare, per esempio, che il romanzo si svolge sulla carta, e pertanto nel tempo della lettura, senza altri limiti che l'esaurimento della materia romanzata; da parte sua, il racconto parte dalla nozione di limite, e prima di tutto di limite fisico, al punto che in Francia, quando un racconto oltrepassa le venti pagine, prende il nome di 60 - Julio Cortazar
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==