Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontistranieri derla compiere i gesti di allegria che tutte le madri imparano un tantino prima, per prepararsi. La cura che aveva delle sue mani, lisciandole, perché non irritassero troppo quella carne delicatissima che avrebbe tenuto, come un groviglio, tra le sue braccia. Così andavano le cose. Ma la vita fa brutti scherzi. Probabilmente lei lo sapeva, perché l'aveva vista giocare a rimpiattino con il primo Crispin, finché non erano più riusciti a trovarsi. Era andata così. Ma d'altra parte lei poteva immaginare la morte solo come un fatto tranquillo; come un fiume che cresce palmo a palmo e sospinge l'acqua vecchia ricoprendola lentamente, senza precipitarsi come un torrente. Così lei immaginava la morte, perché più di una volta l'aveva vista da vicino. L'aveva vista anche in Crispin, il marito, e, se all'inizio non l'aveva riconosciuta, in ogni modo, quando si accorse che tutto in lui andava a pezzi, capì che era lei. Quindi sapeva benissimo che la vita gioca brutti tiri, proprio quando meno te l'aspetti. Quella mattina le venne voglia di andare al cimitero. Siccome di solito chiedeva sempre al Crispin nascituro se era d'accordo, glielo domandò: Crispin, gli disse, ti va di andarci? Ti prometto che non piangerò. Ci siederemo un momento solo a chiacchierare con tuo padre e torneremo a casa. Ci farà bene a tutti e due. Vuoi? Poi cercando di indovinare in quale posto fossero le manine del suo bambino: ti terrò sempre per mano. Così gli disse. Apri la porta per uscire; ma avvertì subito un vento gelido, acquattato al suolo, come se stesse spazzando le strade. Tornò indietro per cercare un cappotto: non voleva che lui prendesse freddo. Lo cercò tra le coperte del letto; lo cercò nell'armadio; era li in alto, in un angolo. Ma l'armadio era molto più alto di lei e dovette arrampicarsi sulla prima scansia, poi poggiò il ginocchio sulla seconda e riuscì a raggiungere il cappotto con la punta delle dita. In quell'attimo pensò che forse Crispin per quello sforzo si era svegliato e si affrettò a scendere... Sprofondò, spinta da qualcosa. Sotto di lei il pavimento era lontano, irraggiungibile... (traduzionedi Laura Gonçalez) Le foto che illustrano questo racconto sono di Juan Ru!f o. .---------~~===se= Juan Rulfo (Jalisco, Messico 1918) è autore di due soli libri: i racconti di El //ano en 1/amas (trad. it. La morte al Messico, Mondadori 1963; di prossima ripubblicazione presso Einaudi in una nuova traduzione) e il romanzo Pedro Pàramo (Feltrinelli 1960, nuova trad. Einaudi 1977). Gli Editori Riuniti hanno pubblicato, col titolo li gallo d'oro (1982), i suoi testi per film. È considerato il maggiore scrittore messicano, e - con Guimaraes Rosa, Arguedas e Borges, tra i massimi della letteratura latino-americana. Le foto che abbiamo scelto per illustrare il suo racconto - uscito solo in volumi antologici - sono dello stesso Rulfo. Juan Rulf o - 57

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