bottega Domandea EliasCanetti a cura di Uerald Stieg e Raphael Sorin Elias Canetti, potrebbe, per cominciare, parlarci dei suoi legami con la Francia? I miei legami personali con la Francia rimandano a quelli che sono esistiticon mio fratello minore. Egli venne in Francia ancora ragazzo, vi rimase e si fece francese; era medico e batteriologo, e lavorò all'Jstituto Pasteur dall'inizio della carriera fino alla morte. Era diventato così francese, nello spirito e nell'aspetto, da incarnare per me l'essenza dellaFrancia! Quando venivo a Parigi, ci venivo per lui e alloggiavo da lui. Era una creatura estremamente colta, non c'era nulla di cui non si potesseparlare insieme: i libri gli erano familiari quanto a me, anche se erano il mio mestiere e non il suo, un mestiere che peraltro l'occupava molto. Durante la sua ultima malattia decisi di raccontare per lui la nostra infanzia, forse nella speranza di poterlo aiutare a guarire. Ho avuto appena il tempo di parlargliene. Il titolo è La lingua salvata! Disgraziatamente non ho potuto mostrargliene neppure le prime righe, è morto prima. Il libro è dedicato a lui e non sarebbe stato scritto senza di lui. Questo fratello più giovane incarnava per me la Francia, ma soprattutto è stato l'essere più importante, per quanto riguarda gli uomini, della mia esistenza. Dopo la sua morte vengo a Parigi molto più raramente. Era un essere sul quale ebbi molta influenza quando era ragazzo, prima che si trasferisse in Francia, e al quale per così dire ho fatto da padre. Questo è forse un modo un po' di concepire i propri legami con un paese, ma in questo particolare caso fu in realtà un elemento decisivo. Ha avuto contatti con scrittori francesi contemporanei? Il fatto che non sia accaduto dipende da quanto le ho già detto. Quando venivo a Parigi, il mio tempo era quasi esclusivamente dedicato a mio fratello. Non ho cercato di incontrare scrittori francesi semplicemente perché non ne avrei avuto il tempo. Questo legame fraterno non mi ha permesso di avere una vita totalmente indipendente. Per esempio, ignoravo del tutto che Raymond Queneau, che personalmente non conoscevo affatto, si fosse dato molto da fare per la pubblicazione di Autodafé in Francia, che apparve nel '49 col tiElias Canetti - 43
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