Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

discussione Napoleone, rappresentato quas · empre con ironia feroce o con indignazione è ricalcato in realtà su Napoleone I, almeno in gran parte. Però certamente la figura di Napoleone Bonaparte n vi è del tutto estranea. Quando Andrej ferito in battaglia lo incontra per la rima volta ha questa reazione: ''Egli sapeva che quell'uomo era Napoleon , il suo eroe, ma in quel momento Napoleone gli pareva un essere così ccolo e insignificante a paragone di ciò che accadeva tra la sua anima e quell'alto cielo infinito su cui correvano le nuvole (...) il suo stesso eroe gli pareva così piccino, con quella meschina vanità e gioia della vittoria, a paragone di quell'alto cielo giusto e buono( ... ) il principe Andrej pensava alla vanità della potenza (... ) al piccolo Napoleone col suo sguardo indifferente, limitato e felice dell'infelicità altrui". Anche se scritto relativamente più tardi (1867) Guerraepace è un'indiretta polemica contro il culto e l'ammirazione per Napoleone cui in epoca romantica pochi si sottrassero. E si potrebbero qui citare tutti quelli che 'ci cascarono', anche se in modi diversi e con ravvedimenti più o meno parziali: da Goethe a Beethoven, da Fichte ed Hegel a Byron e De Musset, da Foscolo a Manzoni. Quando lo scrittore russo si prova a spiegare il successo di Napoleone elenca tutte le 'qualità' che si sono mostrate funzionali a questo successo: "l'ignoranza dei colleghi", "la debolezza degli avversari", "la mediocrità brillante e sicura di sé" (p. 1326). Una espressione quest'ultima che Trotzsky adoperò per Stalin. Anche in Tolstoj, come nella Weil, quella 'grandezza' si accompagna ad un senso di onnipotenza, di immortalità personale, proprio perché la 'forza', come abbiamo visto, trasforma e reifica anche chi la esercita: "quell'ideale di gloria e di grandezza consiste nel credere che nulla è male per la propria persona" (GP). Per trovare tracce di vera 'grandezza' in Guerrae pace dovremo cercarle in prossimità di personaggi come Platon Karataev, uomo del popolo, "personificazione di quanto c'è di russo, di buono e di rotondo", o come la principessinaMarja, mite e docile. A proposito di Karataev è stato spesso osservato che si tratto di una figura un po' artificiosa. Certo il suo amore uguale per tutti appare a noi, come probabilmente a Pierre, anche un po' inumano. Ma qui mi interessa solo indicare una direzione. Il sentimentodella realtà "La gioia altro non è che il sentimento della realtà. La tristezza non è che l'indebolimento e la scomparsa di questo sentimento" (S. Weil, Quaderni, p. 117). "(Pierre impara) nàn ·con l'intelletto, ma con tutto l'essere suo, con la sua vita, che l'uomo è creato per la felicità" (Tolstoj, Guerrae Pace). Ragionando sul tema dell'uguaglianza in Tolstoj e nella Weil abbiamo · sfiorato un altro tema presente, anche se con sensibili differenze, in entrambi: il sentimento della realtà. Abbiamo prima detto che l'uguaglianza non esiste, o almeno non si dà come verità immediata. È però possibile voler crederci, sia sulla spinta di un'esperienza personale, sia perché solo in questo modo facciamo esistere gli altri, facciamo esistere la realtà stessa, e noi dentro la realtà. Nel momento in cui l'individuo comincia a credere di trovarsi su un piano diverso da quello su cui stanno gli altri (superiore o inferiore), se nasconde agli altri e a sé il 'segreto' della propria debolezza, sublimata in fantasie titaniche o FilippoLa Porta - 23

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==