discussione "Linea d'Ombra" mi piace, ma che ci sarebbe bisogno di ben altro, e che per questo altro fate ancora, sia pure dal vostro piccolo, troppo poco. Sono arrivato al dunque, anche se ce n'è voluta. Tu potrai dirmi che mi capisci, e forse che condividi il mio sfogo almeno in parte, ma anch~: che c'entra questo con "Linea d'Ombra", con la letteratura? C'entra, c'entra, o almeno dovrebbe entrarci! State facendo una rivista in un luogo e in un periodo precisi, vi differenziate dagli altri, "interveqite", avete uno strumento che a qualcosa serve ma che potrebbe servire molto di più. Intanto, per cominciare, la parola "letterato" non ha in Italia un senso molto simpatico: il tipo di animale che definisce non è certo peggiore di quelli di altre specie, ma neanche migliore. Implica anch'essa narcisismo, e vanagloria, petulanza, maniacalità, menare il can per l'aia, superfluità. Tutte cose che non vi appartengono e non vi si addicono. Meglio usare, a seconda dei casi, le parole "poeta" (con pudore e di rado) e "intellettuale". Beninteso, "poeti" nel senso in cui la Morante (a proposito, ricordi la poesia dei Felici Pochi e degli Infelici Molti? mai stata più attuale, secondo me) distingueva i "poeti" dai "poetessi"; e "intellettuali" nel senso originario di gente che sa usare del dono dell'intelletto (se ce l'ha) e svilupparlo a fini non solo privati. Voi, mi pare evidente, amate molto i "poeti", e fate benissimo a rispettarli, pubblicarli, farli conoscere e amare. Ma siete soprattutto degli "intellettuali", e in quanto tali avete (abbiamo, se posso aggiungermi al numero) qualche responsabilità riguardo all'uso dell'intelletto - e della pagina scritta, cioè della rivista. Non potete limitarvi a diffondere i testi degli autori che vi piacciono, morti o vivi, italiani o stranieri, e ad accludervi delle glosse. Bene Orwell, bene Machado, bene tanti altri, ma... e voi? Perché non dovreste, pur senza credervi all'altezza di quelli, cercare di applicare i loro metodi, di condivi222 - SaverioEsposito dere certe loro tensioni? Cercar di riflettere anche voi su ciò che succede attorno, non solo di "letterario", e di dire la vostra quantomeno a partire dalle cose che conoscete meglio - libri e film, poesia e narrativa, musica e arte, e magari anche antropologia e sociologia? Visto che amate definirvi "non addetti ai lavori", cos'è che vi frena? Tra :.• '' addetti ai lavori'', un retore accademico importante ma di scarsissima sensibilità poetica anche se la letteratura è il suo mestiere, rimproverava una volta a un retore contorto e savonaroliano, che di sensibilità però ne aveva, di non tacere abbastanza, dicendogli pressappoco: ''com'è possibile che non ti si secchi la lingua di fronte agli indicibili orrori del mondo?" Retorica, appunto (per la verità, anche quella dello straparlante: degli esperti in orrori del mondo diffido più che del papa). Parlare si può e si deve - e peraltro la rivista la fate, no?, quindi parlate! Più difficile è "parlar bene", dire cose sensate, ragionate, e in modi comprensibili, che possano stimolare confronti e approfondimenti, e risvegliare (se ne ha) la sensibilità e l'intelligenza del lettore. Cercare di non mentire, di essere onesti nei confronti degli oggetti del discorso. Comportarsi da "dilettanti" pur cercando di essere, oggetto per oggetto, "specialisti". E visto che le opere che vi piacciono, che ci piacciono, sono poi quelle al cui godimento (io non ho niente contro le "consolazioni" dell'arte), al cui apprezzamento delle intrinseche qualità letterarie si unisce sempre qualcosa d'altro - chiamiamolo come vogliamo, di volta in volta: un interesse di tipo conoscitivo, sociologico, antropologico, ideologico, morale, religioso, formale, ''cerebrale'', che comunque trova nell'opera non solo il godimento estetico (senza quest' "altro" non esisterebbe godimento dell'opera, e non esistono mai, io penso, opere davvero "chiuse") - perché non esplicitare questo altro, non discuterne, non derivarne riflessioni anche "altre"? Beninteso, riportandole al no-
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==