Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

na di compensare''. Per tutta la prima partedel libro, che ci offre un nitido e realistico spaccato sociale - il mondo dell'editoriae della cultura milanese (ma Milanoè, in exemplum, l'Italia d'oggi) -Fabriziosi muove incerto, tra compromessie frustrazioni, alla ricerca di un proprioposto, di una rivincita. E in effetti finisce per ottenerla. Casualmente, infatti,scova le tracce di uno sconosciuto capolavoro di un dimenticato scrittore austriaco, Das Haus am Mondsee (cioè la casasul lago della luna, appunto) di taleFritz Oberhofer, e dopo una tenace ricercane recupera una copia e ne pubblica la versione italiana. Il successo è clamoroso e, sull'onda, Fabrizio viene incaricato di scrivere una biografia di 0berhofer che ottiene analogo successo. A questopunto, i giochi potrebbero esserefatti, Fabrizio potrebbe aver trovato la propriarivincita. Chi potrebbe negargli il titolo ambìto di "germanista"? Come nonconsiderarlo un uomo di successo? Il romanzopoteva finire qui, salvo che per unpaio di questioni. La prima delle quali riguarda un imbroglio di Fabrizio che, trovatosi alle prese con un misterioso amoredi Fritz, l'ultima delle varie donne amate dall'austriaco, e non riuscendo a raccoglierne alcuna notizia, passa senz'altro a inventarsela di sana pianta. Nascecosì Maria Lettner, il cui ritratto è tanto credibile e ben costruito, da farne benpresto un vero e proprio "mito" letterario, un'eroina che oscura lo stesso 0berhofer. Inizia da questo punto la parte più singolaredel romanzo, in cui la precisione realistica dei ritratti e degli sfondi si apre a nuove suggestioni. Un possibile, più tradizionale, sviluppo del racconto avrebbe potuto condurre allo smascheramento del trucco, e alla rovinadi Fabrizio, oppure il romanzo sarebbepotuto procedere sul filo della lotta di Fabrizio per rafforzare la propria montatura. Ma nulla di ciò accade. Fabriziotenta anzi di distruggere la propria creatura. Quell'esistenza fasulla, "lettediscussione raria", eppure creduta da tutti reale, quel successo di un fantasma, gli provocano un rigetto totale. Vorrebbe rivelare la finzione ma, in un vero colpo di scena, entra nella vicenda la terza donna - dopo Fulvia e l'immaginaria Maria. È Petra, che si dichiara nipote di Maria Lettner e in possesso di alcune lettere di Oberhofer a Maria. Ma le sorprese non finiscono qui, per Fabrizio: un illustre germanista attacca la sua biografia di Oberhofer per dimostrare che proprio Maria Lettner e non l'austriaco, mediocre autore di alcuni romanzetti, ha scritto Das Haus am Mondsee! L'intreccio romanzesco avrebbe qui ampio materiale per il gioco dei colpi teatrali, degli imprevisti. La Duranti, però, non vi indugia e il piano del racconto si sposta progressivamente in un'altra dimensione. Come Fabrizio giunto all'apice del successo si ritrae, così il racconto giunto al culmine del clima si distacca dalla trama. Questa continua a scorrere, ma in sottofondo. Fabrizio è a casa di Petra, sul Lago della luna in Austria, sedotto e imprigionato dal fascino spettrale di questa donna. I fatti relativi alla sua biografia di Oberhofer avvengono in lontananza. È tutto il mondo nel quale è vissuto fino ad allora che gli diventa sempre più lontano ed estraneo. Man mano che Fabrizio se ne ritrae, anche la vicenda perde consistenza - o meglio assume la consistenza effimera di un sogno. Sembra di assistere a una dissolvenza, con il passaggio di una dimensione nell'altra. Un passaggio che Francesca Duranti controlla con sicurezza. Talune precedenti incertezze relative al ritratto di Fabrizio scompaiono e possiamo seguire l'evoluzione del personaggio, il cui percorso interiore - per la chiarezza descritta - ci risulta perfettamente comprensibile. Ma è l'insieme della narrazione, la sua qualità, a fornirci la chiave per non considerare "forzata" la conclusione. Il racconto diviene, nel suo esito, metafora, parabola, pur senza sganciarsi completamente dal suo fondo realistico. L'avversione di Fabrizio per la sua GianfrancoBettin - 215

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