Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontiitaliani una grossa macchia sanguigna che gli devasta il viso. Egli ha voluto che io lo toccassi, e poi, il sorriso intenerito e dignitoso rivolto al figlio e alla mia mano, si è levato verso di me; le sue braccia hanno tremato come se volesse abbracciarmi; poi si è allontanato éon gli occhi lucidi. Quindi la festa, i cibi delicati, i vini, i liquori, le danze, le signore pulitissime. Che importa ora se la città si abbuia per il coprifuoco? Se le ghiande di piombo portate contro di noi dai profondi quartieri rimbombano contro le ante massicce delle finestre? Le loro fionde contro i nostri archi non avranno gioco. Potranno forse uccidere il loro tradizionale vicino, il topo di fogna. Ma contro lo scoiattolo, l'arco ci vuole, e frecce d'acciaio. Ma la mia casa è lontana da qui, attraverso molti quartieri mi tocca camminare senza altra difesa che il mio bastone di bosso. Nel centro di piazze rischiarate da un unico fanale non so se passerò indenne tra gli ansiti delle coppie che fanno all'amore nell'ombra, nè se mani nodose spingeranno con forza i miei denti contro il ferro delle fon tane pubbliche mentre mi chino a bere. Con passo veloce, facendomi trascinare dai muri contro i quali cammino rasente, irromperanno contro di me le macchie dei mattoni, le corrosioni dell'edera e della carta stampata, le grandi scritte di calce: "Morte a tutti i traditori! Al muro ... Boia ... Viva ... Fica ... Ai borghesi ... Tradimento ... " Al grido "Tradimento! Tradimento!" tutti erompono dalle case, lasciando i televisori accesi, col bicchiere di vino in mano e il tovagliolo al collo. Trovano un uomo che si trascina al suolo portando infitto sulla schiena un lungo cartoccetto multicolore confezionato con la carta di un rotocalco. Egli muore con il sorriso di una modella piantato nel dorso. Agli astanti dice di chiamarsi "Appleyard": "Strappatelo - implora - E lasciatemi morire in pace". Un uomo robusto gli svelle il dardo dalle scapole; con uno spasimo tremendo Appleyard s'inarca ericade, poi s'inarca ancora e ricade, poi, ancora, s'inarca e ricade mentre l'uomo robusto estrae dalla ferita un cartoccetto dietro l'altro e gli astanti, seguendo la scena con interesse, masticano meccanicamente il boccone di carne e cercano d'istinto un luogo ove deporre il bicchiere e Appleyard muore mille volte tra micidiali cartoccetti che scoccano senza sosta da persiane socchiuse fino a quando, giunto a casa, non mi distendo sul letto con la targa d'oro tra le mani, sulla quale un monogramma circondato da frecce esprime questo proposito: "No, le nostre pure fanciulle non ne saranno preda". Lucio Zanasi (Roma 1943) insegna in una scuola media. Questo è il suo primo racconto pubblicato. 202 - Lucio Zanasi

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==