Linea d'ombra - anno II - n. 5/6 - estate 1984

raccontistranieri la che non sono, meglio così. Ma preferirei morire che essere come te - la negra di un uomo bianco che si vergogna di essere nera'. Kiswana vide una scìa di luce d'oro e d'ebano seguire il corpo di sua madre che scattava su dalla sedia. Afferrata alle spalle e rigirata si trovò a fronteggiare la fissità tagliente dello sguardo irato della donna. Era tanto stordita che non poteva nemmeno protestare per il dolore procuratole dalle lunghe unghie che si sentiva conficcate nelle spalle ed era stretta così vicina al viso di sua madre che vedeva la propria immagine distorta e vacillante riflessa nelle lacrime di lei. E in quell'immobilità ascoltò il racconto che aveva sentito fin da bambina. 'Mia nonna', cominciò lentamente in un sussurro la signora Browne, 'era una Irochese puro sangue e mio nonno un nero libero che veniva da una generazione di artigiani vissuti nel Connecticut fin dalla fondazione delle colonie. E mio padre era un Bajan arrivato in questo paese come mozzo su una nave mercantile'. 'So già tutto questo', disse Kiswana cercando di trattenere il tremito delle labbra. 'Allora senti questo'. E le unghie le premettero più forte nella carne. 'Io sono viva perché ho in me il sangue di una razza orgogliosa che non ha raccattato né elemosinato e nemmeno si è mai scusata di essere quella che era. Gente che ha vissuto chiedendo a questo mondo una sola cosa - di essere libera di esistere. E io ho imparato dal sangue di questa gente che essere neri non è né bello né brutto - semplicemente è. Non significa capelli crespi o capelli lisci - semplicemente è. 'Quando hai cambiato nome mi si è spezzato il cuore. Io ti ho dato il nome di mia nonna, una donna che partorì nove figli e dette a tutti un'istruzione, che tenne a bada sei uomini bianchi col fucile quando cercarono di trascinare uno dei suoi figli in prigione per non essere stato al posto suo. Eppure tu hai avuto bisogno di andare a scovare in un dizionario africano un nome che ti facesse sentire orgogliosa. 'Quando ho riportato i miei figli a casa dall'ospedale, mio figlio color dell'ebano e mia figlia color dell'oro, ho giurato davanti a qualsiasi divinità avesse la ventura di ascoltarmi - divinità della gente di mia madre o divinità della gente di mio padre - che avrei fatto di tutto perché i miei figli fossero preparati ad affrontare questo mondo alle sue condizioni; così che nessuno potesse imbrogliarli e farli vergognare del loro aspetto o di ciò che erano - quale che fosse il loro aspetto o qualsiasi cosa fossero. E, Melanie, questo non vuol dire essere bianca, rossa o nera, questo vuol dire essere una madre'. Kiswana seguì il riflesso della sua immagine nelle due lacrime che scorrevano lungo le guance della madre finché divennero tutt'uno con la pelle bronzea. Non c'era nulla eppure c'era tanto che voleva dire, ma le parole le si ferma vano in gola ogni volta che apriva bocca. Teneva il capo abbassato e gli occhi chiusi e pensava: Oh, dio, fammi solo morire; come posso guardarla in faccia, ora?' La signora Browne le sollevò dolcemente il mento. 'E l'unica lezione che volevo che tu imparassi è di non temere di affrontare chicchessia, neppure una vecchia signora astuta come me che sa batterti nel parlare'. E sorrise e ammiccò. 'Oh . '' l' bb . ' , mamma, 10.... e a racc10 stretta. 192 - Gloria1Vaylor

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